The consumer and retail industry has proofed to experience a stable and positive growth over the last years, but at the same time the increasing and globalized competition has made necessary a consolidation in order to achieve synergies and economies of scale. 2017 has been one of the most significant year in terms of Retail and Consumer Sector M&A, followed by an also strong beginning of 2018; the M&A operations are constantly increasing all around the world with the Italian landscape not just following the trend but actually playing an active role essentially from a target side. Italy, a country with a struggling economy, seems to have a pretty dynamic outlook also for the following years in particular due to three main factors: - Attractiveness of Made in Italy products - Family owned business struggling to find a way to manage succession - Need of internationalization for some brand that the current ownership is not able to pursue But are those companies well-evaluated or are we discounting our consumer industrial patrimony to foreign groups? In order to answer this question a pool of relevant transaction from 2010 to 2016 has been analyzed in terms of their valuation, compared the market multiple assessed with comparable transaction and then ¿adjusted¿ with a consideration of their Income statement and Balance Sheet, specifically looking up to the EBITDA margin and Financial Leverage. All the data, when not public were taken from Online database such as Amadeus and Merger Market. The outcome of the analysis has been quite surprising showing that Italian companies' EV/EBITDA is quite far from market multiple either positively or negatively: large bidder (>10B revenues) are overpaying Italian brands, while smaller bidder (<10B revenues) companies' valuation tends to underpay if compared with market multiples. According to different experts of the valuation methods, specifically working in the Private Equity industry, the logic behind the generous offer of bigger groups is in the belief that, once acquired, these companies can take advantage of synergies and stronger bargaining power of the new ownership resulting in a reduction of costs. While, on the other hand smaller groups prefers to be more cautious in the valuation following more market multiple and paying more attention to leverage.
Il settore dei beni di consumo, negli ultimi anni, ha attraversato un periodo di crescita stabile e sostenuta, in particolare per quanto riguarda la vendita al dettaglio. Questo è avvenuto in un contesto di crescita e globalizzazione della concorrenza che hanno imposto processi di consolidamento delle aziende al fine di ottenere i vantaggi e le sinergie provenienti dall'economia di scala. Nel 2017 e nel primo semestre del 2018, si sono registrate importanti fusioni e acquisizioni di aziende, soprattuttio per le M&A nei settori Retail e Consumer Goods. Attualmente, le operazioni di M&A sono in costante aumento in tutto il mondo e vedono il panorama industriale italiano svolgere un ruolo primario, principalmente dal punto di vista di target. Nonostante il rallentamento strutturale dell'economia italiana, per i prossimi anni gli analisti formulano previsioni molto ottimiste per le operazioni M&A di aziende italiane, basandosi su tre fattori principali: - Attrattività dei prodotti Made in Italy. - Necessità delle imprese familiari di risolvere il nodo della successione - Necessità di internazionalizzazione per alcuni marchi che l'attuale proprietà non è in grado di intraprendere. L'opinione pubblica e i politici, spesso su sollecitazione dei media, paventano la svendita del patrimonio industriale italiano a gruppi stranieri, temendo un danno per la nostra economia. Si pone l'obiettivo di approfondire il fenomeno e valutare se il passaggio in mani straniere sia avvenuto sulla base di valutazioni eque oppure sottostimate. Per rispondere a questa domanda, si è selezionato un pool di transazioni rilevanti dal 2010 al 2016. I casi studio sono stati analizzati comparando le valutazioni delle cifre di vendita con i multipli di mercato di transazioni analoghe. Inoltre, si è posta particolare attenzione ai dati del Conto economico e dello Stato Patrimoniale, analizzando il margine operativo lordo e l'indebitamento finanziario. I dati societari, quando non pubblici, sono stati ricavati da Database online come Amadeus e Merger Market. Il risultato dell'analisi ha evidenziato una discrasia valutativa: l'EV / EBITDA delle aziende italiane è piuttosto lontano dai multipli di mercato sia positivamente che negativamente. Infatti, i grandi ¿bidder¿ (> 10 miliardi di ricavi) tendono a sopravvalutare i marchi italiani, mentre le valutazioni di ¿bidder¿ più piccoli (<10 miliardi di ricavi) tendono ad essere più caute rispetto ai multipli del mercato. L'opinione prevalente tra gli esperti dei metodi di valutazione, in particolare nel settore del Private Equity, è che le offerte eccessivamente generose da parte dei grandi gruppi stranieri si basi sulla convinzione che le aziende dall'acquisizione possano ottenere sinergie e riduzione dei costi. In opposto, la sottovalutazione da parte dei gruppi più piccoli deriva dall'atteggiamento prudente nella stima che presta maggiore attenzione all'uso della leva finanziaria.
Fusioni ad acquisizioni nel settore dei consumer good e retail: le aziende italiane vendute a gruppi stranieri sono vendute ad un giusto prezzo?
CLEMENTE, GUIDO
2017/2018
Abstract
Il settore dei beni di consumo, negli ultimi anni, ha attraversato un periodo di crescita stabile e sostenuta, in particolare per quanto riguarda la vendita al dettaglio. Questo è avvenuto in un contesto di crescita e globalizzazione della concorrenza che hanno imposto processi di consolidamento delle aziende al fine di ottenere i vantaggi e le sinergie provenienti dall'economia di scala. Nel 2017 e nel primo semestre del 2018, si sono registrate importanti fusioni e acquisizioni di aziende, soprattuttio per le M&A nei settori Retail e Consumer Goods. Attualmente, le operazioni di M&A sono in costante aumento in tutto il mondo e vedono il panorama industriale italiano svolgere un ruolo primario, principalmente dal punto di vista di target. Nonostante il rallentamento strutturale dell'economia italiana, per i prossimi anni gli analisti formulano previsioni molto ottimiste per le operazioni M&A di aziende italiane, basandosi su tre fattori principali: - Attrattività dei prodotti Made in Italy. - Necessità delle imprese familiari di risolvere il nodo della successione - Necessità di internazionalizzazione per alcuni marchi che l'attuale proprietà non è in grado di intraprendere. L'opinione pubblica e i politici, spesso su sollecitazione dei media, paventano la svendita del patrimonio industriale italiano a gruppi stranieri, temendo un danno per la nostra economia. Si pone l'obiettivo di approfondire il fenomeno e valutare se il passaggio in mani straniere sia avvenuto sulla base di valutazioni eque oppure sottostimate. Per rispondere a questa domanda, si è selezionato un pool di transazioni rilevanti dal 2010 al 2016. I casi studio sono stati analizzati comparando le valutazioni delle cifre di vendita con i multipli di mercato di transazioni analoghe. Inoltre, si è posta particolare attenzione ai dati del Conto economico e dello Stato Patrimoniale, analizzando il margine operativo lordo e l'indebitamento finanziario. I dati societari, quando non pubblici, sono stati ricavati da Database online come Amadeus e Merger Market. Il risultato dell'analisi ha evidenziato una discrasia valutativa: l'EV / EBITDA delle aziende italiane è piuttosto lontano dai multipli di mercato sia positivamente che negativamente. Infatti, i grandi ¿bidder¿ (> 10 miliardi di ricavi) tendono a sopravvalutare i marchi italiani, mentre le valutazioni di ¿bidder¿ più piccoli (<10 miliardi di ricavi) tendono ad essere più caute rispetto ai multipli del mercato. L'opinione prevalente tra gli esperti dei metodi di valutazione, in particolare nel settore del Private Equity, è che le offerte eccessivamente generose da parte dei grandi gruppi stranieri si basi sulla convinzione che le aziende dall'acquisizione possano ottenere sinergie e riduzione dei costi. In opposto, la sottovalutazione da parte dei gruppi più piccoli deriva dall'atteggiamento prudente nella stima che presta maggiore attenzione all'uso della leva finanziaria.File | Dimensione | Formato | |
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