The individual is living years characterized by a deep crisis, immersed in a ¿liquid¿ society that, instead of providing change and growth, led to loneliness and emptiness; and where it is not easy to find grip, care or assistance. Our daily reality is imbued with deep discomfort. The increasing importance assumed by technology in daily life and the related consequences highlight the ¿fragility¿ of the contemporary human being, his need and at the same time his fear of both the encounter and the relationship, his need to pass the space-time boundaries and to play infinite roles in different worlds. What is virtual seems less risky than what is real. The TV progressively entered into our homes, occupying more and more important spaces, until conditioning and regulating family relations. It often plays the role of ¿babysitter¿ in front of ¿young spectators/viewers¿, staring as in a trance for many hours every day. But the child, to achieve a proper psychosocial development, needs the encounter with an attentive and responsive caregiver, who tries connecting to his/her emotional status. In this way, a ¿dance¿ originates, characterized by rhythm and cycles of tuning and detuning helping the child to learn how to relate both to good and evil, coping with the anxiety of the problematic situation trusting the other, bearing frustration. When failure happens in the caregiver's reply, the child's strategy reacting to the traumatic event is dissociation. So, he/she can take shelter from painful emotions. But if such attitude becomes usual, there is the risk of isolation until the loss of contact to reality, favoring compulsive activities and different forms of pathological dependence. In the daily and relevant encounter of the child with the screen, unfortunately it is missed the relationship with a caregiver able to connect and to send back meaning to the child's emotional status. The question arises, if some technological dependences might have been originated by a deficit in the parental care, a carelessness trauma, even mild, and if such trauma may have spread its negative effects to the following generations too by means of the intergenerational transmission until, in the most serious cases, undermining the relevance of caring itself. Very often the virtual world replaced human relationships. The new technologies allow having many identities and parallel lives, many selves. It is in any case impossible to link the different identities, and people constantly look for retirement and dissociation. The most recent discoveries in the field of Artificial Intelligence, and in particular the development of autonomous devices that might become totally independent from the human development and able to manage themselves, raise further questions that should be managed as soon as possible. Technology should not be demonized, but it is appropriate to develop more advanced knowledge to identify the necessary strategies that could recover the ¿human¿ side of relations containing the discomfort.
L'individuo sta vivendo anni caratterizzati da profonda crisi, immerso in una società "liquida" che anzichè portare cambiamento e crescita ha portato solitudine e vuoto; in essa non è facile trovare appigli, nè cura, nè soccorso. La realtà quotidiana è intrisa di un profondo malessere. La crescente importanza assunta dalla tecnologia nella quotidianità e i conseguenti effetti mettono in luce le "fragilità" dell'uomo contemporaneo, il bisogno e contemporaneamente il terrore dell'incontro e della relazione, la necessità di superare i confini spazio-tempo e di assumere ruoli infiniti in mondi diversi. Il virtuale appare meno rischioso della realtà. La TV è entrata progressivamente nelle case andando ad occupare spazi sempre più importanti sino a condizionare e regolare le relazioni famigliari. Essa assume molte volte la funzione di "baby sitter" dinanzi a "piccoli spettatori/fruitori" che guardano con occhi e sguardo immobilizzati, come in uno stato di trance, per molte ore al giorno. Il bambino, per raggiungere un sano sviluppo psicosociale, ha invece la necessità di un incontro con un caregiver attento e responsivo che cerca di sintonizzarsi con i suoi stati affettivi. Si crea così una "danza" caratterizzata da ritmicità e da cicli di sintonizzazione e desintonizzazione grazie ai quali il bambino impara a rapportarsi sia al buono che al cattivo, a sostenere l'ansia della situazione problematica nella fiducia dell'altro, a sopportare la frustrazione. Quando si verifica un fallimento nella risposta del caregiver la strategia di risposta del bambino al vissuto traumatico è la dissociazione. In tal modo può mettersi al riparo da emozioni dolorose. Quando però tale atteggiamento diventa abituale si corre il rischio di isolamento fino alla perdita del contatto con la realtà favorendo attività compulsive e varie forme di dipendenza patologica. Nell'incontro quotidiano e rilevante del bambino con lo schermo manca purtroppo il rapporto con un "caregiver" in grado di sintonizzarsi con lui e di rinviare significati ai suoi stati affettivi. Ci si chiede se all'origine delle dipendenze tecnologiche possa esserci un deficit nelle cure genitoriali, un trauma da trascuratezza anche di lieve entità, e se tale trauma possa aver esplicato i suoi effetti negativi anche sulle generazioni successive mediante la trasmissione intergenerazionale sino a, nei casi più gravi, minare il senso stesso dell'accudimento. Il virtuale ha soppiantato molto spesso la relazione umana. Con le nuove tecnologie è possibile avere molte identità e vite parallele, altri Sé. E' però impossibile collegare le diverse identità e si ricorre costantemente al ritiro, alla dissociazione. I recenti progressi nel campo della Intelligenza Artificiale, e in particolare lo sviluppo di strumenti autonomi che potrebbero diventare totalmente indipendenti dallo sviluppo umano e in grado di autogestirsi, pongono ulteriori interrogativi da affrontare al più presto. Non è corretto demonizzare la tecnologia ma è opportuno sviluppare ulteriore conoscenza per individuare le strategie necessarie a recuperare "l'umano" nelle relazioni e contenere il malessere.
Abuso tecnologico e trascuratezza. Una ipotesi di trasmissione intergenerazionale
LODIGIANI, MARIA ROSA
2016/2017
Abstract
L'individuo sta vivendo anni caratterizzati da profonda crisi, immerso in una società "liquida" che anzichè portare cambiamento e crescita ha portato solitudine e vuoto; in essa non è facile trovare appigli, nè cura, nè soccorso. La realtà quotidiana è intrisa di un profondo malessere. La crescente importanza assunta dalla tecnologia nella quotidianità e i conseguenti effetti mettono in luce le "fragilità" dell'uomo contemporaneo, il bisogno e contemporaneamente il terrore dell'incontro e della relazione, la necessità di superare i confini spazio-tempo e di assumere ruoli infiniti in mondi diversi. Il virtuale appare meno rischioso della realtà. La TV è entrata progressivamente nelle case andando ad occupare spazi sempre più importanti sino a condizionare e regolare le relazioni famigliari. Essa assume molte volte la funzione di "baby sitter" dinanzi a "piccoli spettatori/fruitori" che guardano con occhi e sguardo immobilizzati, come in uno stato di trance, per molte ore al giorno. Il bambino, per raggiungere un sano sviluppo psicosociale, ha invece la necessità di un incontro con un caregiver attento e responsivo che cerca di sintonizzarsi con i suoi stati affettivi. Si crea così una "danza" caratterizzata da ritmicità e da cicli di sintonizzazione e desintonizzazione grazie ai quali il bambino impara a rapportarsi sia al buono che al cattivo, a sostenere l'ansia della situazione problematica nella fiducia dell'altro, a sopportare la frustrazione. Quando si verifica un fallimento nella risposta del caregiver la strategia di risposta del bambino al vissuto traumatico è la dissociazione. In tal modo può mettersi al riparo da emozioni dolorose. Quando però tale atteggiamento diventa abituale si corre il rischio di isolamento fino alla perdita del contatto con la realtà favorendo attività compulsive e varie forme di dipendenza patologica. Nell'incontro quotidiano e rilevante del bambino con lo schermo manca purtroppo il rapporto con un "caregiver" in grado di sintonizzarsi con lui e di rinviare significati ai suoi stati affettivi. Ci si chiede se all'origine delle dipendenze tecnologiche possa esserci un deficit nelle cure genitoriali, un trauma da trascuratezza anche di lieve entità, e se tale trauma possa aver esplicato i suoi effetti negativi anche sulle generazioni successive mediante la trasmissione intergenerazionale sino a, nei casi più gravi, minare il senso stesso dell'accudimento. Il virtuale ha soppiantato molto spesso la relazione umana. Con le nuove tecnologie è possibile avere molte identità e vite parallele, altri Sé. E' però impossibile collegare le diverse identità e si ricorre costantemente al ritiro, alla dissociazione. I recenti progressi nel campo della Intelligenza Artificiale, e in particolare lo sviluppo di strumenti autonomi che potrebbero diventare totalmente indipendenti dallo sviluppo umano e in grado di autogestirsi, pongono ulteriori interrogativi da affrontare al più presto. Non è corretto demonizzare la tecnologia ma è opportuno sviluppare ulteriore conoscenza per individuare le strategie necessarie a recuperare "l'umano" nelle relazioni e contenere il malessere.| File | Dimensione | Formato | |
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