Il lupo (Canis lupus), al pari degli altri grandi carnivori, è una specie ¿focale¿ a livello conservazionistico, poiché trovandosi all'apice della catena trofica, implica la tutela di ogni livello sottostante. L'importanza della sua conservazione è dovuta al suo ruolo nel mantenimento e nella funzionalità degli ecosistemi naturali, infatti contribuisce a regolare l'intera cascata trofica, influenzando perfino i più piccoli predatori. Per questo motivo, è di grande interesse lo studio della dieta del predatore, utile per pianificare correttamente la conservazione della specie, poiché la predazione a carico del bestiame e degli ungulati selvatici entra in competizione con l'attività zootecnica e venatoria, innescando un aspro conflitto con l'uomo, che culmina spesso con abbattimenti illegali. La presenza del lupo è stata studiata in Valle Po, una valle delle Alpi Occidentali (CN), tramite metodi non invasivi. Questi metodi, quali l'utilizzo di foto-trappole e il rilevamento dei segni di presenza, come escrementi, impronte e resti di alimentazione, lungo percorsi standardizzati sono indicati per lo studio di quelle specie considerate elusive. Lo scopo della ricerca è stato quello di stimare la distribuzione del lupo e delle sue principali potenziali prede (ungulati selvatici) e di valutare la loro sovrapposizione spaziale, oltre a studiare la dieta del lupo. Nel periodo tra aprile 2016 e marzo 2017 sono stati raccolti 100 segni presenza del lupo, di cui 52 escrementi, e 389 segni di presenza di ungulati selvatici: il cervo (Cervus elaphus), il capriolo (Capreolus capreolus), il cingiale (Sus scrofa), il camoscio (Rupricapra rupricapra) e lo stambecco (Capra ibex). La stima dell'areale del predatore e degli ungulati selvatici ha mostrato una sovrapposizione medio-alta con ciascuna specie, e ciò indica che non vi è una segregazione spaziale tra le prede e il predatore e, quindi, vi è un'alta probabilità d'incontro. L' analisi degli escrementi di lupo ha evidenziato che il consumo degli ungulati selvatici è stato maggiore rispetto al consumo di bestiame, con un preferenza per il cervo. Le altre specie consumate sono state il capriolo e, in misura molto minore, il cinghiale e il camoscio. Il consumo di bestiame è stato maggiore durante la stagione calda, coincidente con il periodo di pascolo in alpeggio, e ciò è dovuto probabilmente al fatto che il bestiame è spesso lasciato incustodito. In conclusione, i risultati hanno dimostrato una consumazione elevata nei confronti degli ungulati selvatici, con una preferenza per il cervo, a differenza dei risultati presentati in altri studi sugli Appennini italiani.

Ecologia del lupo (Canis lupus) in un settore delle Alpi Occidentali e interazioni con la comunità degli ungulati selvatici

CARRERA, GLORIA
2015/2016

Abstract

Il lupo (Canis lupus), al pari degli altri grandi carnivori, è una specie ¿focale¿ a livello conservazionistico, poiché trovandosi all'apice della catena trofica, implica la tutela di ogni livello sottostante. L'importanza della sua conservazione è dovuta al suo ruolo nel mantenimento e nella funzionalità degli ecosistemi naturali, infatti contribuisce a regolare l'intera cascata trofica, influenzando perfino i più piccoli predatori. Per questo motivo, è di grande interesse lo studio della dieta del predatore, utile per pianificare correttamente la conservazione della specie, poiché la predazione a carico del bestiame e degli ungulati selvatici entra in competizione con l'attività zootecnica e venatoria, innescando un aspro conflitto con l'uomo, che culmina spesso con abbattimenti illegali. La presenza del lupo è stata studiata in Valle Po, una valle delle Alpi Occidentali (CN), tramite metodi non invasivi. Questi metodi, quali l'utilizzo di foto-trappole e il rilevamento dei segni di presenza, come escrementi, impronte e resti di alimentazione, lungo percorsi standardizzati sono indicati per lo studio di quelle specie considerate elusive. Lo scopo della ricerca è stato quello di stimare la distribuzione del lupo e delle sue principali potenziali prede (ungulati selvatici) e di valutare la loro sovrapposizione spaziale, oltre a studiare la dieta del lupo. Nel periodo tra aprile 2016 e marzo 2017 sono stati raccolti 100 segni presenza del lupo, di cui 52 escrementi, e 389 segni di presenza di ungulati selvatici: il cervo (Cervus elaphus), il capriolo (Capreolus capreolus), il cingiale (Sus scrofa), il camoscio (Rupricapra rupricapra) e lo stambecco (Capra ibex). La stima dell'areale del predatore e degli ungulati selvatici ha mostrato una sovrapposizione medio-alta con ciascuna specie, e ciò indica che non vi è una segregazione spaziale tra le prede e il predatore e, quindi, vi è un'alta probabilità d'incontro. L' analisi degli escrementi di lupo ha evidenziato che il consumo degli ungulati selvatici è stato maggiore rispetto al consumo di bestiame, con un preferenza per il cervo. Le altre specie consumate sono state il capriolo e, in misura molto minore, il cinghiale e il camoscio. Il consumo di bestiame è stato maggiore durante la stagione calda, coincidente con il periodo di pascolo in alpeggio, e ciò è dovuto probabilmente al fatto che il bestiame è spesso lasciato incustodito. In conclusione, i risultati hanno dimostrato una consumazione elevata nei confronti degli ungulati selvatici, con una preferenza per il cervo, a differenza dei risultati presentati in altri studi sugli Appennini italiani.
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