Questo lavoro nasce sulla scorta della mia tesi triennale (2015), sul passaggio, nell'italiano attuale, di "piuttosto che" da termine con semantica preferenziale a giuntore di opzioni complanari. Questo corrisponde in realtà a un particolare tipo di relazione alternativa, con la creazione di una lista di opzioni non esaurita dai referenti espressi, ma ampliabile con nuove opzioni e corrispondente al concetto di categoria ad hoc (Mauri 2014). Tale lista si crea spesso in contesti di non-reale/non-fattuale, terreno fertile per la creazione di mondi possibili secondo un'indefinitezza limitata alla necessità comunicativa. Questo particolare tipo di disgiunzione, che definii aperta, mi aveva portato a pensare che l'apertura potesse essere una categoria rilevante per le relazioni alternative rispetto a quelle della logica tradizionale, come dimostrai sui latini aut e uel. In conclusione alla tesi avevo proposto l'estensibilità del concetto di apertura come discrimine oltre il solo caso isolato del piuttosto che italiano. La successiva scoperta di tali termini e criteri in Dixon (1972) e Dixon e Aikhenvald (2009) è stata il supporto definitivo alla coltivabilità di una (ri)proposta di tali categorie. Mantenendo quindi l'italiano (e il latino) come centro focale, ho voluto approfondire la panoramica su una categoria all'apparenza piuttosto sfuggente come lo è l'apertura attraverso l'esemplificazione su alcune lingue naturali che possiedono differenti oggetti disgiuntivi non intercambiabili. Il capitolo 1 è dedicato a una rassegna delle principali conclusioni e tipologizzazioni recenti e a una presentazione dell'idea di openness e di categorie ad hoc, per un inquadramento generale del framework. Il capitolo 2 riporta casi particolarmente esemplificativi, a livello interlinguistico, di lingue non geneticamente imparentate, con più disgiuntori, sulle quali si cercano riscontri di un comportamento degli operatori alternativi secondo il criterio aperto/chiuso. Il terzo capitolo comprende una serie di osservazioni teoriche su alcuni fatti peculiari a livello semantico, una disposizione dei tipi di giuntori secondo un modello qualitativo di tipo scalare e una parte dedicata alle principali aree semantiche con cui le differenti disgiuntività si pongono in relazione; queste aree, unite al modello scalare, costituiranno infine una mappa semantica bidimensionale. Nel capitolo 4 la dimensione della disgiuntività è posta in rapporto alla polarità negativa: si osserva il comportamento dei (dis)giuntori sotto la scope della negazione, individuando alcuni tratti discriminanti e si mettono a confronto disgiuntività aperta e chiusa sotto la negazione collocandole in una rappresentazione che tenga conto anche della dimensione dell'illocutività interrogativa. Infine, tornando idealmente al punto di partenza, un'ultima parte punta di nuovo la lente sull'italiano attuale, commentandone il comportamento di disgiunzione e negazione poste in rapporto, anche da un punto di vista contrastivo interlinguistico. In Appendice sono riportate le mappe semantiche, secondo lo schema elaborato nel capitolo 3, relative ai termini giuntivi delle lingue prese in esame.

Al di là della dicotomia inclusivo/esclusivo: le relazioni alternative in italiano e oltre

GHIGLIONE, PAOLO
2016/2017

Abstract

Questo lavoro nasce sulla scorta della mia tesi triennale (2015), sul passaggio, nell'italiano attuale, di "piuttosto che" da termine con semantica preferenziale a giuntore di opzioni complanari. Questo corrisponde in realtà a un particolare tipo di relazione alternativa, con la creazione di una lista di opzioni non esaurita dai referenti espressi, ma ampliabile con nuove opzioni e corrispondente al concetto di categoria ad hoc (Mauri 2014). Tale lista si crea spesso in contesti di non-reale/non-fattuale, terreno fertile per la creazione di mondi possibili secondo un'indefinitezza limitata alla necessità comunicativa. Questo particolare tipo di disgiunzione, che definii aperta, mi aveva portato a pensare che l'apertura potesse essere una categoria rilevante per le relazioni alternative rispetto a quelle della logica tradizionale, come dimostrai sui latini aut e uel. In conclusione alla tesi avevo proposto l'estensibilità del concetto di apertura come discrimine oltre il solo caso isolato del piuttosto che italiano. La successiva scoperta di tali termini e criteri in Dixon (1972) e Dixon e Aikhenvald (2009) è stata il supporto definitivo alla coltivabilità di una (ri)proposta di tali categorie. Mantenendo quindi l'italiano (e il latino) come centro focale, ho voluto approfondire la panoramica su una categoria all'apparenza piuttosto sfuggente come lo è l'apertura attraverso l'esemplificazione su alcune lingue naturali che possiedono differenti oggetti disgiuntivi non intercambiabili. Il capitolo 1 è dedicato a una rassegna delle principali conclusioni e tipologizzazioni recenti e a una presentazione dell'idea di openness e di categorie ad hoc, per un inquadramento generale del framework. Il capitolo 2 riporta casi particolarmente esemplificativi, a livello interlinguistico, di lingue non geneticamente imparentate, con più disgiuntori, sulle quali si cercano riscontri di un comportamento degli operatori alternativi secondo il criterio aperto/chiuso. Il terzo capitolo comprende una serie di osservazioni teoriche su alcuni fatti peculiari a livello semantico, una disposizione dei tipi di giuntori secondo un modello qualitativo di tipo scalare e una parte dedicata alle principali aree semantiche con cui le differenti disgiuntività si pongono in relazione; queste aree, unite al modello scalare, costituiranno infine una mappa semantica bidimensionale. Nel capitolo 4 la dimensione della disgiuntività è posta in rapporto alla polarità negativa: si osserva il comportamento dei (dis)giuntori sotto la scope della negazione, individuando alcuni tratti discriminanti e si mettono a confronto disgiuntività aperta e chiusa sotto la negazione collocandole in una rappresentazione che tenga conto anche della dimensione dell'illocutività interrogativa. Infine, tornando idealmente al punto di partenza, un'ultima parte punta di nuovo la lente sull'italiano attuale, commentandone il comportamento di disgiunzione e negazione poste in rapporto, anche da un punto di vista contrastivo interlinguistico. In Appendice sono riportate le mappe semantiche, secondo lo schema elaborato nel capitolo 3, relative ai termini giuntivi delle lingue prese in esame.
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