William James (1890) ha affermato che “ognuno sa cosa sia l’attenzione”, quello che però risulta difficile da concettualizzare per chiunque è ciò che non possiamo percepire consapevolmente. La ricerca nel campo dell’attenzione e della percezione ha scoperto l’esistenza di una spiccata influenza di componenti attenzionali, visive ed emotive che non giungono alla coscienza e hanno effetto senza risultare percepibili dall’individuo. Condizioni cliniche come Neglect o Blindsight derivanti da lesioni cerebrali alle are parietali e occipitali, mettono in evidenza senza l’utilizzo di artefatti sperimentali, come il funzionamento della visione inconsapevole possa essere determinante per la funzionalità della percezione visiva anche se fuori dalla coscienza. Questo elaborato intende esplorare in particolare il funzionamento dell’attenzione inconsapevole (bottom-up) nel campo della visione. Dopo un inquadramento della letteratura presente sul tema della visione umana e dell’attenzione, si valuta l’impatto della presentazione di alcuni stimoli visivi, validati sperimentalmente come pericolosi, sull’attivazione del sistema nervoso autonomo (SNA) di soggetti sperimentali sani. Si vuole verificare, quindi, la rilevazione inconsapevole di un pericolo utilizzando una metodologia sperimentale, la continuous flash suppression (CFS), che permette di presentare stimoli visivi senza che chi li visiona sia in grado di riconoscerne consapevolmente le caratteristiche. Questa, unita alla misurazione dell’ attività elettrodermica della pelle (EDA), permette di ricreare, in laboratorio e su soggetti sani, condizioni di percezione visiva assimilabili a quelle che esperiscono i pazienti con blindsight. Approfondendo dunque il funzionamento dei processi attentivi inconsapevoli in questo contesto, si presume di giungere a una migliore comprensione di quella che è la distribuzione attenzionale visiva bottom-up, per fondare una base teorica utile a studi futuri.

Risposta autonomica a stimoli pericolosi in condizione di consapevolezza e incosapevolezza

UBERTAZZI, ENRICO
2021/2022

Abstract

William James (1890) ha affermato che “ognuno sa cosa sia l’attenzione”, quello che però risulta difficile da concettualizzare per chiunque è ciò che non possiamo percepire consapevolmente. La ricerca nel campo dell’attenzione e della percezione ha scoperto l’esistenza di una spiccata influenza di componenti attenzionali, visive ed emotive che non giungono alla coscienza e hanno effetto senza risultare percepibili dall’individuo. Condizioni cliniche come Neglect o Blindsight derivanti da lesioni cerebrali alle are parietali e occipitali, mettono in evidenza senza l’utilizzo di artefatti sperimentali, come il funzionamento della visione inconsapevole possa essere determinante per la funzionalità della percezione visiva anche se fuori dalla coscienza. Questo elaborato intende esplorare in particolare il funzionamento dell’attenzione inconsapevole (bottom-up) nel campo della visione. Dopo un inquadramento della letteratura presente sul tema della visione umana e dell’attenzione, si valuta l’impatto della presentazione di alcuni stimoli visivi, validati sperimentalmente come pericolosi, sull’attivazione del sistema nervoso autonomo (SNA) di soggetti sperimentali sani. Si vuole verificare, quindi, la rilevazione inconsapevole di un pericolo utilizzando una metodologia sperimentale, la continuous flash suppression (CFS), che permette di presentare stimoli visivi senza che chi li visiona sia in grado di riconoscerne consapevolmente le caratteristiche. Questa, unita alla misurazione dell’ attività elettrodermica della pelle (EDA), permette di ricreare, in laboratorio e su soggetti sani, condizioni di percezione visiva assimilabili a quelle che esperiscono i pazienti con blindsight. Approfondendo dunque il funzionamento dei processi attentivi inconsapevoli in questo contesto, si presume di giungere a una migliore comprensione di quella che è la distribuzione attenzionale visiva bottom-up, per fondare una base teorica utile a studi futuri.
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