Chronic hepatitis of dysmetabolic or viral aetiology has been associated with a worse prognosis in patients who had severe acute respiratory coronavirus-2 (SARS-CoV-2) infection. Our aim was to investigate the association between SARS-CoV-2 infection-related factors and the severity of liver damage in patients with chronic hepatopathy of different aetiologies (chronic C/B virus hepatitis [CHC, CHB], non-alcoholic hepatic steatosis [NAFLD]). Forty-two patients with chronic hepatopathy of different aetiology were recruited (CHC, N=12; CHB, N=15; NAFLD, N=15; median age, 56 years; male gender, 59%). Angiotensin-converting enzyme 2 (ACE2) and transmembrane serine protease 2 (TMPRSS2) were evaluated in plasma samples of all patients by ELISA and in the liver tissue of a subgroup of 15 patients by Western blot. A total of 13 patients (31%) experienced SARS-CoV-2: 2/15 (15%) CHB, 5/12 (39%) CHC and 6/15 (46%) NAFLD. Higher circulating levels of ACE2 were found in subjects with NAFLD (p = 0.002) compared to patients with chronic viral hepatopathy. In the subgroup of patients with NAFLD, the hepatic expression of ACE2 was higher in subjects affected by SARS-CoV-2 than in those who did not develop it (3.24 ± 1.49 vs. 1.49 ± 1.32, p = 0.032). Bycontrast, hepatic expression of TMPRSS2 was significantly lower in patients with symptomatic COVID-19 disease as compared to their counterparts (p = 0.004). Finally, the protein levels of ACE2 and TMPRSS2 in the liver were lower in patients with a higher degree of necroinflammation (p = 0.064 and p = 0.008, respectively) and negatively correlated with liver fat percentage (r = -0.51, p = 0.05 and r = -0.61, p = 0.019, respectively). In conclusion, the preliminary results of this pilot study indicate that patients who express higher level of ACE2 in their liver are more susceptible to SARS-CoV-2 infection, supporting the role of ACE2 has an anti-inflammatory due to its involvement in the RAS system. A larger population and further studies are needed to understand why only one subgroup of patients with pre-existing liver disease progresses to a worse prognosis following COVID-19 disease.

L'epatite cronica ad eziologia dismetabolica o virale si associa ad una peggiore prognosi nei pazienti che hanno avuto l'infezione acuta grave da coronavirus respiratorio-2 (SARS-CoV-2). Il nostro obbiettivo è stato quello di studiare l’associazione tra fattori legati all’infezione da virus SARS-CoV-2 con la severità del danno epatico in pazienti con epatopatia cronica di diversa eziologia (epatite cronica da virus C/B [CHC, CHB], steatosi epatica non alcolica [NAFLD]). Sono stati reclutati 42 pazienti con epatopatia cronica di diversa eziologia (CHC, N=12; CHB, N=15; NAFLD, N=15; età mediana, 56 anni; sesso maschile, 59%). L' enzima di conversione dell’angiotensina 2 (ACE2) e la proteasi serinica di transmembrana 2 (TMPRSS2) sono stati quantificati in campioni di plasma di tutti i pazienti mediante ELISA e nel tessuto epatico di un sottogruppo di 15 pazienti mediante Western blot. Complessivamente, 13 pazienti (31%) hanno contratto l’infezione da SARS-CoV-2: 2/15 (15%) CHB, 5/12 (39%) CHC e 6/15 (46%) NAFLD. Rispetto ai pazienti con epatopatia cronica virale, nei soggetti con NAFLD sono stati riscontrati livelli circolanti di ACE2 più elevati (p = 0.002). Nel sottogruppo di pazienti con NAFLD, l'espressione epatica di ACE2 è risultata più elevata nei soggetti che hanno contratto l’infezione da SARS-CoV-2 rispetto a coloro che non l’hanno sviluppato (3.24 ± 1.49 vs. 1.49 ± 1.32, p = 0.032). Al contrario, l’espressione epatica di TMPRSS2 è risultata significativamente più bassa nei pazienti che hanno avuto una malattia da COVID-19 sintomatica rispetto alla controparte (p = 0.004). Infine, i livelli proteici di ACE2 e TMPRSS2 nel fegato sono risultati più bassi nei pazienti con un grado di necro-infiammazione più alto (p = 0.064 e p = 0.008, rispettivamente) e sono risultati inversamente correlati con la percentuale di grasso epatico (r = -0.51, p = 0.05 e r = -0.61, p = 0.019, rispettivamente). In conclusione, i risultati preliminari di questo studio pilota indicano che i pazienti che esprimono più ACE2 a livello epatico sono più suscettibili all’infezione da SARS-CoV-2 ed avvalorano la tesi per cui ACE2 avrebbe una funzione anti-infiammatoria dovuta al suo ruolo nel sistema RAS. Una popolazione più ampia ed ulteriori studi sono necessari per comprendere i motivi per cui un solo sottogruppo di pazienti con malattie epatiche preesistenti progredisce ad una prognosi peggiore a seguito della malattia COVID-19.

Studio del potenziale impatto delle malattie epatiche croniche a diversa eziologia sull’esito di COVID-19 tramite valutazione del recettore di SARS-CoV-2

AGOSTINI, GRETA
2021/2022

Abstract

L'epatite cronica ad eziologia dismetabolica o virale si associa ad una peggiore prognosi nei pazienti che hanno avuto l'infezione acuta grave da coronavirus respiratorio-2 (SARS-CoV-2). Il nostro obbiettivo è stato quello di studiare l’associazione tra fattori legati all’infezione da virus SARS-CoV-2 con la severità del danno epatico in pazienti con epatopatia cronica di diversa eziologia (epatite cronica da virus C/B [CHC, CHB], steatosi epatica non alcolica [NAFLD]). Sono stati reclutati 42 pazienti con epatopatia cronica di diversa eziologia (CHC, N=12; CHB, N=15; NAFLD, N=15; età mediana, 56 anni; sesso maschile, 59%). L' enzima di conversione dell’angiotensina 2 (ACE2) e la proteasi serinica di transmembrana 2 (TMPRSS2) sono stati quantificati in campioni di plasma di tutti i pazienti mediante ELISA e nel tessuto epatico di un sottogruppo di 15 pazienti mediante Western blot. Complessivamente, 13 pazienti (31%) hanno contratto l’infezione da SARS-CoV-2: 2/15 (15%) CHB, 5/12 (39%) CHC e 6/15 (46%) NAFLD. Rispetto ai pazienti con epatopatia cronica virale, nei soggetti con NAFLD sono stati riscontrati livelli circolanti di ACE2 più elevati (p = 0.002). Nel sottogruppo di pazienti con NAFLD, l'espressione epatica di ACE2 è risultata più elevata nei soggetti che hanno contratto l’infezione da SARS-CoV-2 rispetto a coloro che non l’hanno sviluppato (3.24 ± 1.49 vs. 1.49 ± 1.32, p = 0.032). Al contrario, l’espressione epatica di TMPRSS2 è risultata significativamente più bassa nei pazienti che hanno avuto una malattia da COVID-19 sintomatica rispetto alla controparte (p = 0.004). Infine, i livelli proteici di ACE2 e TMPRSS2 nel fegato sono risultati più bassi nei pazienti con un grado di necro-infiammazione più alto (p = 0.064 e p = 0.008, rispettivamente) e sono risultati inversamente correlati con la percentuale di grasso epatico (r = -0.51, p = 0.05 e r = -0.61, p = 0.019, rispettivamente). In conclusione, i risultati preliminari di questo studio pilota indicano che i pazienti che esprimono più ACE2 a livello epatico sono più suscettibili all’infezione da SARS-CoV-2 ed avvalorano la tesi per cui ACE2 avrebbe una funzione anti-infiammatoria dovuta al suo ruolo nel sistema RAS. Una popolazione più ampia ed ulteriori studi sono necessari per comprendere i motivi per cui un solo sottogruppo di pazienti con malattie epatiche preesistenti progredisce ad una prognosi peggiore a seguito della malattia COVID-19.
A study of the potential impact of chronic liver diseases of different etiology on the outcome of COVID-19 by assessment of the SARS-CoV-2 receptor
Chronic hepatitis of dysmetabolic or viral aetiology has been associated with a worse prognosis in patients who had severe acute respiratory coronavirus-2 (SARS-CoV-2) infection. Our aim was to investigate the association between SARS-CoV-2 infection-related factors and the severity of liver damage in patients with chronic hepatopathy of different aetiologies (chronic C/B virus hepatitis [CHC, CHB], non-alcoholic hepatic steatosis [NAFLD]). Forty-two patients with chronic hepatopathy of different aetiology were recruited (CHC, N=12; CHB, N=15; NAFLD, N=15; median age, 56 years; male gender, 59%). Angiotensin-converting enzyme 2 (ACE2) and transmembrane serine protease 2 (TMPRSS2) were evaluated in plasma samples of all patients by ELISA and in the liver tissue of a subgroup of 15 patients by Western blot. A total of 13 patients (31%) experienced SARS-CoV-2: 2/15 (15%) CHB, 5/12 (39%) CHC and 6/15 (46%) NAFLD. Higher circulating levels of ACE2 were found in subjects with NAFLD (p = 0.002) compared to patients with chronic viral hepatopathy. In the subgroup of patients with NAFLD, the hepatic expression of ACE2 was higher in subjects affected by SARS-CoV-2 than in those who did not develop it (3.24 ± 1.49 vs. 1.49 ± 1.32, p = 0.032). Bycontrast, hepatic expression of TMPRSS2 was significantly lower in patients with symptomatic COVID-19 disease as compared to their counterparts (p = 0.004). Finally, the protein levels of ACE2 and TMPRSS2 in the liver were lower in patients with a higher degree of necroinflammation (p = 0.064 and p = 0.008, respectively) and negatively correlated with liver fat percentage (r = -0.51, p = 0.05 and r = -0.61, p = 0.019, respectively). In conclusion, the preliminary results of this pilot study indicate that patients who express higher level of ACE2 in their liver are more susceptible to SARS-CoV-2 infection, supporting the role of ACE2 has an anti-inflammatory due to its involvement in the RAS system. A larger population and further studies are needed to understand why only one subgroup of patients with pre-existing liver disease progresses to a worse prognosis following COVID-19 disease.
MOROTTI, ALESSANDRO
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