Frailty has been recognized as a clinical syndrome resulting from aging with a decrease of both psychological and physical reserves of the body. Frailty and Parkinson's Disease (PD) are distinct clinical entities with different underlying physiopathology. However, they share a preference for older people and for the appearance of physical vulnerability. In fact, frailty may be mistaken for a inadequate therapeutic control of PD, and vice versa, patients suffering from PD may be erroneously considered as frail. Through the administration of specific tests for neurological, neuropsychological, mood and frailty assessment to an experimental sample composed by 31 patients with idiopathic PD, presenting motor fluctuations and treated with L-DOPA, the aim was to evaluate the suitability of frailty concept applied to non-motor symptoms of PD and provide knowledge about the link between frailty and cognitive deterioration. Results suggested that patients affected by PD considered more frail show a worse motor condition and vice versa, as well as deficits in executive functions and selective attention. In conclusion, PD does not ensure a diagnosis of frailty and the presence of frailty in patients with PD may have prognostic and therapeutic implications. Therefore it is necessary to focus on frailty syndrome in PD and encourage further investigations on clinical, neuropsychological and physiopathologic bonds connected to these diseases.

La fragilità è stata riconosciuta come una sindrome clinica risultante dall'invecchiamento associato con un decremento delle riserve psicologiche e fisiche del corpo. La fragilità e la malattia di Parkinson (PD) sono entità clinicamente distinte con una diversa fisiopatologia sottostante. Tuttavia essi condividono una predilezione per gli anziani e la comparsa di vulnerabilità fisica. In effetti, la fragilità può essere confusa con uno scarso controllo terapeutico del PD, e, viceversa, i malati di Parkinson possono essere erroneamente considerati fragili. Tramite l'applicazione di test specifici per la valutazione neurologica, neuropsicologica, dell'umore e della fragilità ad un campione sperimentale di 31 pazienti con PD ideopatico in trattamento con levodopa e che presentano fluttuazioni motorie, si è voluto valutare e chiarire l'adeguatezza del costrutto della fragilità applicato ai sintomi non motori della malattia di Parkinson e fornire informazioni riguardo il rapporto tra fragilità e decadimento cognitivo. Dai risultati è emerso che individui con malattia di Parkinson classificati come più fragili mostrano una condizione motoria peggiore e viceversa, oltre che deficit nelle funzioni esecutive e di attenzione selettiva. Si conclude che il PD non assicura una diagnosi della fragilità e che un'identificazione della fragilità nei soggetti con PD può avere implicazioni prognostiche e terapeutiche. Pertanto si sottolinea la necessità di concentrarsi sulla sindrome da fragilità nel PD e incoraggiare ulteriori indagini future sui legami clinici, neuropsicologici e fisiopatologici connessi a questi disturbi.

Fragilità nella malattia di Parkinson. Uno studio esplorativo.

DIMATTEO, SERENA
2017/2018

Abstract

La fragilità è stata riconosciuta come una sindrome clinica risultante dall'invecchiamento associato con un decremento delle riserve psicologiche e fisiche del corpo. La fragilità e la malattia di Parkinson (PD) sono entità clinicamente distinte con una diversa fisiopatologia sottostante. Tuttavia essi condividono una predilezione per gli anziani e la comparsa di vulnerabilità fisica. In effetti, la fragilità può essere confusa con uno scarso controllo terapeutico del PD, e, viceversa, i malati di Parkinson possono essere erroneamente considerati fragili. Tramite l'applicazione di test specifici per la valutazione neurologica, neuropsicologica, dell'umore e della fragilità ad un campione sperimentale di 31 pazienti con PD ideopatico in trattamento con levodopa e che presentano fluttuazioni motorie, si è voluto valutare e chiarire l'adeguatezza del costrutto della fragilità applicato ai sintomi non motori della malattia di Parkinson e fornire informazioni riguardo il rapporto tra fragilità e decadimento cognitivo. Dai risultati è emerso che individui con malattia di Parkinson classificati come più fragili mostrano una condizione motoria peggiore e viceversa, oltre che deficit nelle funzioni esecutive e di attenzione selettiva. Si conclude che il PD non assicura una diagnosi della fragilità e che un'identificazione della fragilità nei soggetti con PD può avere implicazioni prognostiche e terapeutiche. Pertanto si sottolinea la necessità di concentrarsi sulla sindrome da fragilità nel PD e incoraggiare ulteriori indagini future sui legami clinici, neuropsicologici e fisiopatologici connessi a questi disturbi.
ITA
Frailty has been recognized as a clinical syndrome resulting from aging with a decrease of both psychological and physical reserves of the body. Frailty and Parkinson's Disease (PD) are distinct clinical entities with different underlying physiopathology. However, they share a preference for older people and for the appearance of physical vulnerability. In fact, frailty may be mistaken for a inadequate therapeutic control of PD, and vice versa, patients suffering from PD may be erroneously considered as frail. Through the administration of specific tests for neurological, neuropsychological, mood and frailty assessment to an experimental sample composed by 31 patients with idiopathic PD, presenting motor fluctuations and treated with L-DOPA, the aim was to evaluate the suitability of frailty concept applied to non-motor symptoms of PD and provide knowledge about the link between frailty and cognitive deterioration. Results suggested that patients affected by PD considered more frail show a worse motor condition and vice versa, as well as deficits in executive functions and selective attention. In conclusion, PD does not ensure a diagnosis of frailty and the presence of frailty in patients with PD may have prognostic and therapeutic implications. Therefore it is necessary to focus on frailty syndrome in PD and encourage further investigations on clinical, neuropsychological and physiopathologic bonds connected to these diseases.
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