This thesis contains an Italian translation of a Hindī text entitled Jñāna aur Bhakti ("Knowledge and Devotion") written by Svāmī Karapātrī. He lived in the 20th century and was a monk of the Śaṅkarian order who spent most of his life in Benares. His teachings stem from his fidelity to the original philosophy of Advaita Vedānta synthesized with subsequent devotional tendencies. In fact, his text deals with a question that became fundamental in a soteriological perspective: in order to attain liberation, which path is better between knowledge and devotion? In the preliminary introduction the thought of Advaita Vedānta is briefly reviewed, in order to enable the comprehension of the translated text. First, the focus is on its original founder, Śaṅkara (7th-8th century), representing the pure cognitive path. Subsequently, through the figure of Madhusūdana Sarasvatī (16th century), it is shown how the language of this philosophical system has been changed with the spread of the devotional way. Finally, through the translation of Svāmī Karapātrī's paper, there is the will to show how an exponent of Advaita Vedānta can offer, in our days, a harmonious interpretation of knowledge and devotion. Furthermore, it may be argued that Svāmī Karapātrī can embody the continuation of this tradition inaugurated by Śaṅkara and vivified in the teachings of later masters including Madhusūdana Sarasvatī. The intent is to show how the metaphysical truth has found different expressions in form, but not in content, in the history of Advaita Vedānta, from Śaṅkara to the present day.
In questa tesi si è tradotto in italiano uno scritto in hindī intitolato Jñāna aur Bhakti ("Conoscenza e Devozione") di Svāmī Karapātrī. Vissuto nel XX secolo, egli fu un monaco dell'ordine śaṅkariano che trascorse gran parte della sua vita a Benares. I suoi insegnamenti nascono dalla sua fedeltà alla filosofia originaria dell'Advaita Vedānta, sintetizzata con le successive tendenze devozionali. Il suo testo risponde infatti a un quesito che divenne fondamentale in prospettiva soteriologica: ai fini di attingere la liberazione, quale via è migliore tra la conoscenza e la devozione? Nell'introduzione iniziale, precedente e propedeutica alla comprensione del testo tradotto, si ripercorre brevemente il pensiero dell'Advaita Vedānta. Dapprima ci si focalizza sul suo fondatore originario, Śaṅkara (VII-VIII secolo), rappresentante del puro sentiero conoscitivo. Di seguito, attraverso la figura di Madhusūdana Sarasvatī (XVI secolo), si mostra come si sia modificato il linguaggio di questo stesso sistema filosofico, con la diffusione della via devozionale. Infine, tramite la traduzione dello scritto di Svāmī Karapātrī, si intende mostrare come un esponente dell'Advaita Vedānta possa offrire, ai giorni nostri, un'interpretazione armoniosa di conoscenza e devozione. Si avanza infatti l'ipotesi che Svāmī Karapātrī possa incarnare il proseguo di tale tradizione, inaugurata da Śaṅkara e vivificata negli insegnamenti di maestri successivi tra cui Madhusūdana Sarasvatī. L'intento è di mostrare come la verità metafisica abbia trovato espressioni diverse nella forma, ma non nel contenuto, nella storia dell'Advaita Vedānta, da Śaṅkara fino ai tempi nostri.
Conoscenza o devozione? La risposta di Svāmī Karapātrī
CAVALLO, ALICE
2016/2017
Abstract
In questa tesi si è tradotto in italiano uno scritto in hindī intitolato Jñāna aur Bhakti ("Conoscenza e Devozione") di Svāmī Karapātrī. Vissuto nel XX secolo, egli fu un monaco dell'ordine śaṅkariano che trascorse gran parte della sua vita a Benares. I suoi insegnamenti nascono dalla sua fedeltà alla filosofia originaria dell'Advaita Vedānta, sintetizzata con le successive tendenze devozionali. Il suo testo risponde infatti a un quesito che divenne fondamentale in prospettiva soteriologica: ai fini di attingere la liberazione, quale via è migliore tra la conoscenza e la devozione? Nell'introduzione iniziale, precedente e propedeutica alla comprensione del testo tradotto, si ripercorre brevemente il pensiero dell'Advaita Vedānta. Dapprima ci si focalizza sul suo fondatore originario, Śaṅkara (VII-VIII secolo), rappresentante del puro sentiero conoscitivo. Di seguito, attraverso la figura di Madhusūdana Sarasvatī (XVI secolo), si mostra come si sia modificato il linguaggio di questo stesso sistema filosofico, con la diffusione della via devozionale. Infine, tramite la traduzione dello scritto di Svāmī Karapātrī, si intende mostrare come un esponente dell'Advaita Vedānta possa offrire, ai giorni nostri, un'interpretazione armoniosa di conoscenza e devozione. Si avanza infatti l'ipotesi che Svāmī Karapātrī possa incarnare il proseguo di tale tradizione, inaugurata da Śaṅkara e vivificata negli insegnamenti di maestri successivi tra cui Madhusūdana Sarasvatī. L'intento è di mostrare come la verità metafisica abbia trovato espressioni diverse nella forma, ma non nel contenuto, nella storia dell'Advaita Vedānta, da Śaṅkara fino ai tempi nostri.File | Dimensione | Formato | |
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