Il progetto di ricerca di questa tesi è maturato in risposta all’esigenza di provare ad attraversare e comprendere in maniera più approfondita l’universo culturale legato all’ “hip-hop”, dal momento che questo ha raggiunto una diffusione a livello planetario capace di coinvolgere i giovani abitanti delle città di quasi tutto il mondo. In tempi recenti anche in Italia la pratica del rap, e in particolare quella della “trap”, ha attraversato una fase di espansione in termini di divulgazione e distribuzione, tanto che sono stati classificati come dischi trap oltre la metà dei trentotto dischi hip hop presenti nella classifica Fimi (Federazione Industria Musicale Italiana) del 2019, dedicata ai cento album più venduti nella penisola. Tuttavia, l’aumento quantitativo registrato sia in termini di fruizione che di produzione fotografa solo parzialmente l’esplosione del fenomeno. Infatti, solo una piccola parte dell’enorme produzione musicale trap in Italia raggiunge il successo in termini commerciali e la popolarità, mentre una grossa mole di canzoni e videoclip distribuite attraverso il mondo dei social e le piattaforme musicali che offrono lo streaming, come YouTube e Spotify, resta ai margini e raggiunge per lo più un pubblico ristretto e locale. Oltre all’ambizione al successo, spesso considerato come una potenziale via di fuga dalla condizione di marginalità, queste produzioni mettono in scena le contraddizioni che attraversano alcuni quartieri periferici e popolari delle città post-industriali. Inoltre, in alcune di queste zone si formano delle “crew” (termine di derivazione anglofona che indica un gruppo di persone che collabora allo stesso progetto artistico) che mostrano un particolare radicamento nel quartiere di cui ne raccontano le vicende, come a Barriera di Milano. Assumendo la musica rap come una forma di testimonianza, non mediata, elaborata dei giovani delle classi subordinate per narrare le vicende dei contesti urbani post-industriali, ho provato a tracciare spunti di riflessione per intraprendere una ricerca che si interroghi sul ruolo che esercitano alcune pratiche culturali nella produzione dell’ambiente e del territorio (inteso non solamente come infrastruttura fisica ma come un sistema complesso a partire dal quale si sviluppano e prendono forma le relazioni sociali). Per comprendere meglio il fenomeno sono partito da alcune considerazioni circa il contesto socioeconomico che può essere considerato il padre dell’hip-hop: Il tardo capitalismo post-fordista e le formazioni spaziali ad esso associato. Il primo capitolo ruota attorno all’analisi delle principali trasformazioni che hanno investito lo spazio urbano negli ultimi decenni (con un focus specifico dedicato alla città di Torino), e ad intraprendere una riflessione circa il rapporto tra periferia, marginalità e la scena musicale hip-hop e in tempi più recenti della “trap; nel secondo capitolo invece l’attenzione sarà rivolta all’hip-hop in generale, delineandone brevemente la storia e definendone alcune caratteristiche centrali, che nelle pagine successive impiegherò come strumenti analitici. La terza e conclusiva parte invece sarà dedicata ai giovani artisti di Barriera di Milano, al loro rapporto con il quartiere e le istituzioni, in particolare quella poliziesca e carceraria. Il materiale utilizzato in questa parte sarà composto dai testi delle canzoni, da immagini tratte dai videoclip e altro materiale raccolto attraverso il mondo dei social e comunque reso disponibile in rete direttamente dai protagonisti. Per concludere ritengo che la musica rap e la trap possano essere considerati dei canali e delle modalità di espressione che hanno restituito voce a molti soggetti altrimenti relegati al silenzio dei margini urbani; ed è a partire da questi racconti che prende forma un'altra città.
«Corso Giulio c'est la haine» Una riflessione geografica sul rapporto tra musica trap e territorio a Barriera di Milano
PANZUTO, FEDERICO
2021/2022
Abstract
Il progetto di ricerca di questa tesi è maturato in risposta all’esigenza di provare ad attraversare e comprendere in maniera più approfondita l’universo culturale legato all’ “hip-hop”, dal momento che questo ha raggiunto una diffusione a livello planetario capace di coinvolgere i giovani abitanti delle città di quasi tutto il mondo. In tempi recenti anche in Italia la pratica del rap, e in particolare quella della “trap”, ha attraversato una fase di espansione in termini di divulgazione e distribuzione, tanto che sono stati classificati come dischi trap oltre la metà dei trentotto dischi hip hop presenti nella classifica Fimi (Federazione Industria Musicale Italiana) del 2019, dedicata ai cento album più venduti nella penisola. Tuttavia, l’aumento quantitativo registrato sia in termini di fruizione che di produzione fotografa solo parzialmente l’esplosione del fenomeno. Infatti, solo una piccola parte dell’enorme produzione musicale trap in Italia raggiunge il successo in termini commerciali e la popolarità, mentre una grossa mole di canzoni e videoclip distribuite attraverso il mondo dei social e le piattaforme musicali che offrono lo streaming, come YouTube e Spotify, resta ai margini e raggiunge per lo più un pubblico ristretto e locale. Oltre all’ambizione al successo, spesso considerato come una potenziale via di fuga dalla condizione di marginalità, queste produzioni mettono in scena le contraddizioni che attraversano alcuni quartieri periferici e popolari delle città post-industriali. Inoltre, in alcune di queste zone si formano delle “crew” (termine di derivazione anglofona che indica un gruppo di persone che collabora allo stesso progetto artistico) che mostrano un particolare radicamento nel quartiere di cui ne raccontano le vicende, come a Barriera di Milano. Assumendo la musica rap come una forma di testimonianza, non mediata, elaborata dei giovani delle classi subordinate per narrare le vicende dei contesti urbani post-industriali, ho provato a tracciare spunti di riflessione per intraprendere una ricerca che si interroghi sul ruolo che esercitano alcune pratiche culturali nella produzione dell’ambiente e del territorio (inteso non solamente come infrastruttura fisica ma come un sistema complesso a partire dal quale si sviluppano e prendono forma le relazioni sociali). Per comprendere meglio il fenomeno sono partito da alcune considerazioni circa il contesto socioeconomico che può essere considerato il padre dell’hip-hop: Il tardo capitalismo post-fordista e le formazioni spaziali ad esso associato. Il primo capitolo ruota attorno all’analisi delle principali trasformazioni che hanno investito lo spazio urbano negli ultimi decenni (con un focus specifico dedicato alla città di Torino), e ad intraprendere una riflessione circa il rapporto tra periferia, marginalità e la scena musicale hip-hop e in tempi più recenti della “trap; nel secondo capitolo invece l’attenzione sarà rivolta all’hip-hop in generale, delineandone brevemente la storia e definendone alcune caratteristiche centrali, che nelle pagine successive impiegherò come strumenti analitici. La terza e conclusiva parte invece sarà dedicata ai giovani artisti di Barriera di Milano, al loro rapporto con il quartiere e le istituzioni, in particolare quella poliziesca e carceraria. Il materiale utilizzato in questa parte sarà composto dai testi delle canzoni, da immagini tratte dai videoclip e altro materiale raccolto attraverso il mondo dei social e comunque reso disponibile in rete direttamente dai protagonisti. Per concludere ritengo che la musica rap e la trap possano essere considerati dei canali e delle modalità di espressione che hanno restituito voce a molti soggetti altrimenti relegati al silenzio dei margini urbani; ed è a partire da questi racconti che prende forma un'altra città.File | Dimensione | Formato | |
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