Questo lavoro indaga la mostra Combattimento per un'immagine. Fotografi e pittori curata nel 1973 da da Luigi Carluccio e Daniela Palazzoli presso la Galleria Civica d'Arte Moderna di Torino. Lungo il percorso di lettura critica della rassegna, si sono analizzati elementi di carattere diverso: il ruolo delle gallerie private, il problema dei finanziamenti, i feedback da parte del pubblico e della critica. Per comprendere pienamente il senso dell'esposizione in oggetto, è necessario avere presente quanto la ricerca artistica stesse investigando in quel volgere di anni e fino a che punto si fosse indirizzato l'operare degli artisti che vi avevano partecipato. Per mantenersi sull'obiettivo, il primo capitolo offre una breve riflessione sul mutamento determinato dalla fotografia nel campo delle arti visive tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, per poi addentrarsi nell'analisi dei principali promotori della mostra: la GAM di Torino, l'Associazione degli Amici Torinesi dell'Arte Contemporanea e i curatori, Luigi Carluccio e Daniela Palazzoli. Dall'osservazione dei vari enti coinvolti nella realizzazione dell'evento espositivo, è stato rilevato l'importante ruolo del privato, che ha significato una prima apertura nei confronti del linguaggio fotografico (legato per lo più alle ricerche di Arte Povera) nella realtà torinese di quegli anni, come pure l'eterogeneità di approccio dei due curatori. Nel secondo capitolo si è tentato di ricostruire il panorama delle esperienze, sia storiografiche che espositive, che hanno preceduto Combattimento per un'immagine. Attraverso il focus sulla letteratura specialistica dedicata al rapporto tra arte e fotografia, si è constatato che il tema era già stato affrontato in modo consistente all'estero, mentre non risultano precedenti contributi in ambito italiano. Sono stati poi considerati i due testi che mostrano dei legami più profondi con Combattimento per un'immagine: il volume Art and Photography di Aaron Scharf pubblicato a Londra nel 1968 e l'esposizione Malerei nach Fotografie. Von der camera obscura bis zu Pop Art, curata da H. D. Hoffman allo Stadmuseum di Monaco nel 1970. Nelle seconda parte del capitolo si è affrontata un'analisi del titolo della mostra, che ha sollevato non pochi nodi problematici, e del catalogo. Nel terzo capitolo si è sviluppato un percorso di ricerca ripercorrendo le varie fasi di costruzione della mostra, dalla preparazione, alla progettazione, per concludere con l'allestimento delle sale. L'ultima parte della ricerca è dedicata alla fortuna della mostra. Si è rilevato sia il successo suscitato da Combattimento per un'immagine a livello mondiale, ricostruito attraverso recensioni italiane ed estere ed articoli di giornale, e confermato dalle proposte di un suo trasferimento sia in Giappone che negli Stati Uniti, sia l'eco polemica scatenata. L'analisi della ricaduta critica dell'esposizione fa emergere una serie di giudizi contrastanti, ma non è solo questo ciò che è importante, piuttosto è proprio tale contraddittorietà che ribadisce il valore della mostra: conta il suo permanere a livello di suggerimento e come insinuazione vitale di interrogativi relativi alla ricerca artistica contemporanea.

"Combattimento per un'immagine". Una mostra di pittura e fotografia alla GAM di Torino nel 1973

RATINI, NOEL
2016/2017

Abstract

Questo lavoro indaga la mostra Combattimento per un'immagine. Fotografi e pittori curata nel 1973 da da Luigi Carluccio e Daniela Palazzoli presso la Galleria Civica d'Arte Moderna di Torino. Lungo il percorso di lettura critica della rassegna, si sono analizzati elementi di carattere diverso: il ruolo delle gallerie private, il problema dei finanziamenti, i feedback da parte del pubblico e della critica. Per comprendere pienamente il senso dell'esposizione in oggetto, è necessario avere presente quanto la ricerca artistica stesse investigando in quel volgere di anni e fino a che punto si fosse indirizzato l'operare degli artisti che vi avevano partecipato. Per mantenersi sull'obiettivo, il primo capitolo offre una breve riflessione sul mutamento determinato dalla fotografia nel campo delle arti visive tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, per poi addentrarsi nell'analisi dei principali promotori della mostra: la GAM di Torino, l'Associazione degli Amici Torinesi dell'Arte Contemporanea e i curatori, Luigi Carluccio e Daniela Palazzoli. Dall'osservazione dei vari enti coinvolti nella realizzazione dell'evento espositivo, è stato rilevato l'importante ruolo del privato, che ha significato una prima apertura nei confronti del linguaggio fotografico (legato per lo più alle ricerche di Arte Povera) nella realtà torinese di quegli anni, come pure l'eterogeneità di approccio dei due curatori. Nel secondo capitolo si è tentato di ricostruire il panorama delle esperienze, sia storiografiche che espositive, che hanno preceduto Combattimento per un'immagine. Attraverso il focus sulla letteratura specialistica dedicata al rapporto tra arte e fotografia, si è constatato che il tema era già stato affrontato in modo consistente all'estero, mentre non risultano precedenti contributi in ambito italiano. Sono stati poi considerati i due testi che mostrano dei legami più profondi con Combattimento per un'immagine: il volume Art and Photography di Aaron Scharf pubblicato a Londra nel 1968 e l'esposizione Malerei nach Fotografie. Von der camera obscura bis zu Pop Art, curata da H. D. Hoffman allo Stadmuseum di Monaco nel 1970. Nelle seconda parte del capitolo si è affrontata un'analisi del titolo della mostra, che ha sollevato non pochi nodi problematici, e del catalogo. Nel terzo capitolo si è sviluppato un percorso di ricerca ripercorrendo le varie fasi di costruzione della mostra, dalla preparazione, alla progettazione, per concludere con l'allestimento delle sale. L'ultima parte della ricerca è dedicata alla fortuna della mostra. Si è rilevato sia il successo suscitato da Combattimento per un'immagine a livello mondiale, ricostruito attraverso recensioni italiane ed estere ed articoli di giornale, e confermato dalle proposte di un suo trasferimento sia in Giappone che negli Stati Uniti, sia l'eco polemica scatenata. L'analisi della ricaduta critica dell'esposizione fa emergere una serie di giudizi contrastanti, ma non è solo questo ciò che è importante, piuttosto è proprio tale contraddittorietà che ribadisce il valore della mostra: conta il suo permanere a livello di suggerimento e come insinuazione vitale di interrogativi relativi alla ricerca artistica contemporanea.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/53450