The thesis is divided into two lines, which correspond to its two chapters. In the first, individual migration paths from the southern regions are analyzed through the relational networks in which they are inserted. Turin, in contrast to a well-established image, has offered to the southern immigrants of the "boom" a certain type of life and a certain type of work, which correspond not to a working class united by the same destiny, but to a southern working class which involves reasoning about a different social citizenship offered by the new context to immigrants. Reasoning on the networks where individual individuals have actually moved means trying to think of paths not centered on the backwardness-modernity binomial but rather focusing on relational networks more or less segregated in their own regional group; relational networks are crucial not only in terms of individual social mobility but also in the minor or greater possibility of staying in Turin. That is why I tried to investigate the relational networks in which these immigrants are involved to understand the reason for their stay more than the reasons and choice of their arrival in the neighborhood and in the city. In the second chapter, attention is shifted from individuals to spaces. Through the oral stories contained in the first chapter I try to reconstruct the memory of some of the neighborhood's spaces: ¿la casa a ringhiera¿ with strong pre-modern features; and the road often seen as a sort of social extension of one's home. In the second chapter beyond the oral sources are used statistical sources (Servizio Longitudinale Torinese by the Asl To-3) that help map a part of the neighborhood Barriera di Milano, with a high concentration of crumbling houses and high immigration rate. First from the inner one from the south now that extra- Community; a moving, passage and pivot area for other places.

La tesi analizza Torino e l'immigrazione interna dal dopoguerra ad oggi in un quartiere, Barriera di Milano. La tesi si divide in due filoni, che corrispondono ai suoi due capitoli. Nel primo vengono analizzati percorsi migratori singoli provenienti dalle regioni meridionali attraverso le reti relazionali in cui sono inseriti. Torino, al contrario di un immagine ben consolidata, ha offerto agli immigrati meridionali del ¿boom¿ un determinato tipo di vita e un determinato tipo di lavoro, che corrispondono non tanto ad una classe operaia unita da uno stesso destino, ma a una classe operaia meridionale che comporta un ragionamento su una diversa cittadinanza sociale offerta dal nuovo contesto agli immigrati. Ragionare sulle reti in cui i singoli individui si sono concretamente mossi vuol dire provare a ragionare su percorsi non incentrati sul binomio arretratezza-modernità, bensì incentrati in delle reti relazionali più o meno segregate nel proprio gruppo regionale; sono le reti relazionali a essere determinanti non soltanto per quanto riguarda la mobilità sociale individuale ma anche nella minore o maggiore possibilità di poter rimanere a Torino. Per questo si è cercato di indagare le reti relazionali in cui questi immigrati sono inseriti per capire il motivo della loro permanenza più che le ragioni e la scelta del loro arrivo nel quartiere e in città. Nel secondo capitolo l'attenzione si sposta dagli individui agli spazi. Attraverso delle storie orali contenute anche nel primo capitolo cerco di ricostruire la memoria di alcuni spazi del quartiere: la casa a ringhiera con forti caratteristiche pre-moderne; e la strada vista sovente come una sorta di prolungamento sociale della propria abitazione. Nel secondo capitolo oltre le fonti orali vengono usate delle fonti statistiche (grazie al fondamentale aiuto dato dal Servizio Longitudinale Torinese a cura dell'Asl To-2) che aiutano a mappare una parte del quartiere Barriera di Milano ad alta concentrazione di case fatiscenti, ad alto tasso di immigrazione prima quella interna dal meridione oggi quella extracomunitaria; una zona mobile, di passaggio e di perno per altri luoghi. L' insistenza su spazi, luoghi e relazioni in una tesi storica può forse meravigliare; il motivo di questo duplice interesse (luoghi e persone) è dovuto al fatto che spesso quando si parla di immigrazione il polo moderno, il nostro, viene meno; incarnato prima dal ¿boom economico¿ ora dal superiore tenore di vita. Un immagine che vede l'immigrazione interna che incarna il mito del lavoro contrapposta a un'immigrazione esterna portatrice di degrado e povertà. Ragionare invece per relazioni e per luoghi ha permesso invece di tenere in considerazione la città, gli spazi e le reti che concretamente gli accolgono. Un altro aspetto decisamente abbandonato è stata la ricerca di individui sotto o affatto ¿integrati¿ dal punto di vista culturale; al contrario gli si è interpretati come attori che perseguono delle strategie e delle scelte in relazione agli spazi in cui si muovono.

Il filo rosso, spazi e percorsi sociali in una Barriera operaia

SAVANT-AIRA, DANIELE
2016/2017

Abstract

La tesi analizza Torino e l'immigrazione interna dal dopoguerra ad oggi in un quartiere, Barriera di Milano. La tesi si divide in due filoni, che corrispondono ai suoi due capitoli. Nel primo vengono analizzati percorsi migratori singoli provenienti dalle regioni meridionali attraverso le reti relazionali in cui sono inseriti. Torino, al contrario di un immagine ben consolidata, ha offerto agli immigrati meridionali del ¿boom¿ un determinato tipo di vita e un determinato tipo di lavoro, che corrispondono non tanto ad una classe operaia unita da uno stesso destino, ma a una classe operaia meridionale che comporta un ragionamento su una diversa cittadinanza sociale offerta dal nuovo contesto agli immigrati. Ragionare sulle reti in cui i singoli individui si sono concretamente mossi vuol dire provare a ragionare su percorsi non incentrati sul binomio arretratezza-modernità, bensì incentrati in delle reti relazionali più o meno segregate nel proprio gruppo regionale; sono le reti relazionali a essere determinanti non soltanto per quanto riguarda la mobilità sociale individuale ma anche nella minore o maggiore possibilità di poter rimanere a Torino. Per questo si è cercato di indagare le reti relazionali in cui questi immigrati sono inseriti per capire il motivo della loro permanenza più che le ragioni e la scelta del loro arrivo nel quartiere e in città. Nel secondo capitolo l'attenzione si sposta dagli individui agli spazi. Attraverso delle storie orali contenute anche nel primo capitolo cerco di ricostruire la memoria di alcuni spazi del quartiere: la casa a ringhiera con forti caratteristiche pre-moderne; e la strada vista sovente come una sorta di prolungamento sociale della propria abitazione. Nel secondo capitolo oltre le fonti orali vengono usate delle fonti statistiche (grazie al fondamentale aiuto dato dal Servizio Longitudinale Torinese a cura dell'Asl To-2) che aiutano a mappare una parte del quartiere Barriera di Milano ad alta concentrazione di case fatiscenti, ad alto tasso di immigrazione prima quella interna dal meridione oggi quella extracomunitaria; una zona mobile, di passaggio e di perno per altri luoghi. L' insistenza su spazi, luoghi e relazioni in una tesi storica può forse meravigliare; il motivo di questo duplice interesse (luoghi e persone) è dovuto al fatto che spesso quando si parla di immigrazione il polo moderno, il nostro, viene meno; incarnato prima dal ¿boom economico¿ ora dal superiore tenore di vita. Un immagine che vede l'immigrazione interna che incarna il mito del lavoro contrapposta a un'immigrazione esterna portatrice di degrado e povertà. Ragionare invece per relazioni e per luoghi ha permesso invece di tenere in considerazione la città, gli spazi e le reti che concretamente gli accolgono. Un altro aspetto decisamente abbandonato è stata la ricerca di individui sotto o affatto ¿integrati¿ dal punto di vista culturale; al contrario gli si è interpretati come attori che perseguono delle strategie e delle scelte in relazione agli spazi in cui si muovono.
ITA
The thesis is divided into two lines, which correspond to its two chapters. In the first, individual migration paths from the southern regions are analyzed through the relational networks in which they are inserted. Turin, in contrast to a well-established image, has offered to the southern immigrants of the "boom" a certain type of life and a certain type of work, which correspond not to a working class united by the same destiny, but to a southern working class which involves reasoning about a different social citizenship offered by the new context to immigrants. Reasoning on the networks where individual individuals have actually moved means trying to think of paths not centered on the backwardness-modernity binomial but rather focusing on relational networks more or less segregated in their own regional group; relational networks are crucial not only in terms of individual social mobility but also in the minor or greater possibility of staying in Turin. That is why I tried to investigate the relational networks in which these immigrants are involved to understand the reason for their stay more than the reasons and choice of their arrival in the neighborhood and in the city. In the second chapter, attention is shifted from individuals to spaces. Through the oral stories contained in the first chapter I try to reconstruct the memory of some of the neighborhood's spaces: ¿la casa a ringhiera¿ with strong pre-modern features; and the road often seen as a sort of social extension of one's home. In the second chapter beyond the oral sources are used statistical sources (Servizio Longitudinale Torinese by the Asl To-3) that help map a part of the neighborhood Barriera di Milano, with a high concentration of crumbling houses and high immigration rate. First from the inner one from the south now that extra- Community; a moving, passage and pivot area for other places.
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