La coltura del castagno (Castanea sativa Miller) da secoli caratterizza numerosi paesaggi montani e pedemontani italiani: ha un'antica e consolidata tradizione nel nostro Paese, tanto che molti autori parlano di ¿civiltà del castagno¿ riferendosi ai momenti in cui l'albero diventa protagonista di innumerevoli utilizzi, dalla vita quotidiana al settore agroforestale. Fino ai primi decenni del secolo scorso, l'Italia deteneva il primato europeo nella produzione di castagne. Successivamente, a causa del fenomeno dello spopolamento delle montagne, del diffondersi del mal dell'inchiostro, della comparsa del cancro corticale e del cinipide galligeno, si è assistito ad un decremento nelle produzioni.L'ultima fase storica attraversata dalla specie, quella attuale, delinea la riscoperta della coltura sia come castagneto da frutto, sia come castagneto ceduo e, in generale, di una valorizzazione complessiva della polifunzionalità del castagno nel paesaggio agroforestale italiano. Tale situazione è legata anche all'introduzione di ibridi euro-giapponesi (Castanea sativa x C. crenata), in grado di resistere maggiormente alle problematiche sanitarie sopracitate. In particolare, la castanicoltura da frutto si trova in una situazione di rilancio, che valorizza le aree a vocate alla coltura e le migliori cultivar al fine di innalzare lo standard qualitativo delle produzioni. A supporto di questo rinnovato interesse è indispensabile una moderna attività vivaistica. L'obiettivo della presente tesi di laurea è scaturito dall'esigenza di ridurre i tempi di accrescimento in vivaio e dei portinnesti clonali, cosi da soddisfare le richieste del mercato produttivo, in forte crescita. Inoltre sono state realizzate prove di micropropagazione atte alla radicazione di espianti di castagno, per mettere a punto un protocollo che possa portare ad alte percentuali di radicazione. Tale protocollo è stato definito, sebbene i risultati numerici della radicazione siano ancora preliminari. Nello specifico, la ricerca sull'allevamento dei portinnesti clonali da talea ha interessato l'utilizzo di 120 barbatelle dell'ibrido eurogiapponese Marsol (C. sativa x C. crenata). Le barbatelle sono state suddivise in sei tesi, differenti per substrato di coltivazione e/o trattamenti. In particolare sono stati studiati ed esaminati gli effetti dell'utilizzo di componenti diverse come la pomice, la fibra di cocco e prodotti biostimolanti, oltre che della classica torba acida. I dati di altezza, diametro e numero foglie, elaborati statisticamente con ANOVA e test di Tukey., hanno permesso di affermare che l'utilizzo di un substrato piuttosto che di un altro ha influenzato significativamente l'accrescimento in altezza ed in diametro oltre che il numero di foglie emesse. Il substrato più adatto alla coltivazione di portinnesti di castagno, tra quelli studiati, è quello a base di torba acida, ammendante semplice non compostato e concime minerale. I substrati contenenti pomice o fibra di cocco sono risultati i meno adatti. I prodotti biostimolanti non sembrano aver avuto effetto sull'accrescimento. La prova è da ritenersi positiva in quanto ha permesso di individuare un substrato potenzialmente valido per l'accrescimento più rapido dei portainnesti di castagno. Ulteriori conferme e integrazioni potranno derivare da sperimentazioni che prevedano l'osservazione di un numero più elevato di piante, tesi e tempi di sperimentazione più ampi.

Allevamento di portinnesti clonali di Castanea sativa x C. crenata: risposta ai diversi substrati di coltivazione

SAGGESE, VALENTINA
2016/2017

Abstract

La coltura del castagno (Castanea sativa Miller) da secoli caratterizza numerosi paesaggi montani e pedemontani italiani: ha un'antica e consolidata tradizione nel nostro Paese, tanto che molti autori parlano di ¿civiltà del castagno¿ riferendosi ai momenti in cui l'albero diventa protagonista di innumerevoli utilizzi, dalla vita quotidiana al settore agroforestale. Fino ai primi decenni del secolo scorso, l'Italia deteneva il primato europeo nella produzione di castagne. Successivamente, a causa del fenomeno dello spopolamento delle montagne, del diffondersi del mal dell'inchiostro, della comparsa del cancro corticale e del cinipide galligeno, si è assistito ad un decremento nelle produzioni.L'ultima fase storica attraversata dalla specie, quella attuale, delinea la riscoperta della coltura sia come castagneto da frutto, sia come castagneto ceduo e, in generale, di una valorizzazione complessiva della polifunzionalità del castagno nel paesaggio agroforestale italiano. Tale situazione è legata anche all'introduzione di ibridi euro-giapponesi (Castanea sativa x C. crenata), in grado di resistere maggiormente alle problematiche sanitarie sopracitate. In particolare, la castanicoltura da frutto si trova in una situazione di rilancio, che valorizza le aree a vocate alla coltura e le migliori cultivar al fine di innalzare lo standard qualitativo delle produzioni. A supporto di questo rinnovato interesse è indispensabile una moderna attività vivaistica. L'obiettivo della presente tesi di laurea è scaturito dall'esigenza di ridurre i tempi di accrescimento in vivaio e dei portinnesti clonali, cosi da soddisfare le richieste del mercato produttivo, in forte crescita. Inoltre sono state realizzate prove di micropropagazione atte alla radicazione di espianti di castagno, per mettere a punto un protocollo che possa portare ad alte percentuali di radicazione. Tale protocollo è stato definito, sebbene i risultati numerici della radicazione siano ancora preliminari. Nello specifico, la ricerca sull'allevamento dei portinnesti clonali da talea ha interessato l'utilizzo di 120 barbatelle dell'ibrido eurogiapponese Marsol (C. sativa x C. crenata). Le barbatelle sono state suddivise in sei tesi, differenti per substrato di coltivazione e/o trattamenti. In particolare sono stati studiati ed esaminati gli effetti dell'utilizzo di componenti diverse come la pomice, la fibra di cocco e prodotti biostimolanti, oltre che della classica torba acida. I dati di altezza, diametro e numero foglie, elaborati statisticamente con ANOVA e test di Tukey., hanno permesso di affermare che l'utilizzo di un substrato piuttosto che di un altro ha influenzato significativamente l'accrescimento in altezza ed in diametro oltre che il numero di foglie emesse. Il substrato più adatto alla coltivazione di portinnesti di castagno, tra quelli studiati, è quello a base di torba acida, ammendante semplice non compostato e concime minerale. I substrati contenenti pomice o fibra di cocco sono risultati i meno adatti. I prodotti biostimolanti non sembrano aver avuto effetto sull'accrescimento. La prova è da ritenersi positiva in quanto ha permesso di individuare un substrato potenzialmente valido per l'accrescimento più rapido dei portainnesti di castagno. Ulteriori conferme e integrazioni potranno derivare da sperimentazioni che prevedano l'osservazione di un numero più elevato di piante, tesi e tempi di sperimentazione più ampi.
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