Las migraciones de las mujeres a finales del siglo XIX y del XX representaron un fenómeno muy interesante, aunque los estudiosos y literatos no lo han estudiado en profundidad. Sólo en los últimos años se han podido apreciar trabajos e investigaciones que han colocado como eje principal el de releer la experiencia migratoria desde el punto de vista femenino, dado el papel activo de las mujeres, tanto en el país de origen como en la migración, particularmente hacia el llamado Nuevo Mundo. La cuestión de género, como lente a través de la cual leer el proceso migratorio, se aborda como categoría interpretativa para llenar un vacío que ha relegado la historia de las mujeres a un territorio sumergido, marginal, apenas visible. No es casualidad que durante mucho tiempo las mujeres emigrantes (en nuestro análisis hablaremos de Argentina) hayan sido víctimas de un estigma, normalmente incapacitadas para entrar activamente en la cultura y el tejido social de la sociedad de acogida. Sólo a partir de finales de los años setenta, gracias al progresivo aumento de los estudios de género sobre las migraciones que tuvieron lugar entre los siglos XIX y XX, es posible introducir nuevas claves de interpretación del papel desempeñado por las mujeres en los procesos migratorios, y se empieza a hablar de "literatura migratoria", una categoría interpretativa ya ineludible. La experiencia migratoria representó un paso fundamental para que las mujeres construyeran una nueva identidad femenina, capaz de proporcionar la necesaria emancipación tanto desde el punto de vista personal y social como respecto al destino ineludible prefigurado por la cultura de origen. La carga vital y propositiva de las mujeres que aparecen en las obras de Laura Pariani, Syria Poletti, Renata Mambelli, Clementina Sandra Ammendola y Mariangela Sedda nos mostrará cómo fue o no posible hibridar la cultura de origen con la de Argentina y viceversa, incluso en ausencia parcial o total de figuras masculinas de referencia. Se pondrá de manifiesto la crisis de una cultura machista dominante, que relegaba a las mujeres a un papel pasivo y subordinado, tanto en la vida estrictamente familiar como en el tejido social en el que estaban inmersas. Si bien el papel marginal conferido a las mujeres puede haber contribuido a generar dolor e inseguridad, al mismo tiempo ha permitido diseñar estrategias de resiliencia entre ellas, facilitando vías de solidaridad dentro de las comunidades migrantes, estableciendo redes de alianzas entre las distintas unidades familiares, basadas en la reciprocidad de la ayuda e indispensables para sobrevivir en contextos liminales.
Le migrazioni femminili a cavallo tra Otto e Novecento hanno rappresentato un fenomeno molto interessante, sebbene poco approfondito da studiosi e letterati. Solo negli ultimi anni si sono potute apprezzare opere e ricerche che hanno posto, come focus principale, quello di rileggere l’esperienza migratoria dal punto di vista femminile, visto il ruolo attivo esercitato dalle donne, sia nel paese d'origine, sia nella migrazione, in particolare verso il cosiddetto Nuovo mondo. La questione di genere, come lente attraverso cui leggere il processo migratorio, viene affrontata come categoria interpretativa per colmare un vuoto che ha relegato la storia delle donne in un territorio sommerso, marginale, poco visibile . Non a caso per moltissimo tempo le emigrate (nella nostra analisi parleremo dell’Argentina) furono vittime di uno stigma, rese di solito incapaci di entrare in maniera attiva nella cultura e nel tessuto sociale della società ospitante. Solo a partire dalla fine degli anni Settanta, grazie ad un progressivo aumento degli studi di genere sulle migrazioni avvenute fra il XIX secolo e il XX secolo, è stato possibile introdurre nuove chiavi di lettura rispetto al ruolo giocato dalle donne nei processi migratori e si comincia a parlare di “letteratura della migrazione”, categoria interpretativa ormai imprescindibile . L’esperienza migratoria ha rappresentato per le donne un passaggio fondamentale per costruire una nuova identità femminile, in grado di fornire la necessaria emancipazione sia dal punto di vista personale, sia da quello sociale ed anche rispetto al destino ineluttabile prefigurato dalla cultura d’origine. La carica vitale e propositiva delle donne che compaiono nelle opere di Laura Pariani, Syria Poletti, Renata Mambelli, Clementina Sandra Ammendola e Mariangela Sedda ci mostreranno come sia stato possibile o meno ibridare la cultura d’origine con quella dell’Argentina e viceversa, anche in assenza, parziale o totale, di figure maschili di riferimento. Emergerà evidente la crisi di una cultura maschilista dominante, che ha relegato le donne ad un ruolo passivo, subalterno, sia nel vissuto strettamente familiare sia nel tessuto sociale in cui erano immerse. Se da una parte il ruolo marginale conferito alle donne può aver contribuito a generare dolore e insicurezza, allo stesso tempo ha permesso di approntare strategie di resilienza tra le stesse, agevolando percorsi di solidarietà all’interno delle comunità migranti, instaurando reti di alleanze fra i diversi nuclei familiari, fondate sulla reciprocità dell’aiuto ed indispensabili per sopravvivere nei contesti liminari.
Scritture migranti: viaggio nella letteratura italo-argentina tra femminismo letterario ed emancipazione
LICARI, NUMINATO
2021/2022
Abstract
Le migrazioni femminili a cavallo tra Otto e Novecento hanno rappresentato un fenomeno molto interessante, sebbene poco approfondito da studiosi e letterati. Solo negli ultimi anni si sono potute apprezzare opere e ricerche che hanno posto, come focus principale, quello di rileggere l’esperienza migratoria dal punto di vista femminile, visto il ruolo attivo esercitato dalle donne, sia nel paese d'origine, sia nella migrazione, in particolare verso il cosiddetto Nuovo mondo. La questione di genere, come lente attraverso cui leggere il processo migratorio, viene affrontata come categoria interpretativa per colmare un vuoto che ha relegato la storia delle donne in un territorio sommerso, marginale, poco visibile . Non a caso per moltissimo tempo le emigrate (nella nostra analisi parleremo dell’Argentina) furono vittime di uno stigma, rese di solito incapaci di entrare in maniera attiva nella cultura e nel tessuto sociale della società ospitante. Solo a partire dalla fine degli anni Settanta, grazie ad un progressivo aumento degli studi di genere sulle migrazioni avvenute fra il XIX secolo e il XX secolo, è stato possibile introdurre nuove chiavi di lettura rispetto al ruolo giocato dalle donne nei processi migratori e si comincia a parlare di “letteratura della migrazione”, categoria interpretativa ormai imprescindibile . L’esperienza migratoria ha rappresentato per le donne un passaggio fondamentale per costruire una nuova identità femminile, in grado di fornire la necessaria emancipazione sia dal punto di vista personale, sia da quello sociale ed anche rispetto al destino ineluttabile prefigurato dalla cultura d’origine. La carica vitale e propositiva delle donne che compaiono nelle opere di Laura Pariani, Syria Poletti, Renata Mambelli, Clementina Sandra Ammendola e Mariangela Sedda ci mostreranno come sia stato possibile o meno ibridare la cultura d’origine con quella dell’Argentina e viceversa, anche in assenza, parziale o totale, di figure maschili di riferimento. Emergerà evidente la crisi di una cultura maschilista dominante, che ha relegato le donne ad un ruolo passivo, subalterno, sia nel vissuto strettamente familiare sia nel tessuto sociale in cui erano immerse. Se da una parte il ruolo marginale conferito alle donne può aver contribuito a generare dolore e insicurezza, allo stesso tempo ha permesso di approntare strategie di resilienza tra le stesse, agevolando percorsi di solidarietà all’interno delle comunità migranti, instaurando reti di alleanze fra i diversi nuclei familiari, fondate sulla reciprocità dell’aiuto ed indispensabili per sopravvivere nei contesti liminari.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/53022