Obiettivo del presente lavoro è stato quello di standardizzare le procedure di prelievo post mortem e di conservazione del contenuto ruminale per lo studio della digeribilità in vitro degli alimenti zootecnici. Nella messa a punto della metodica si è anche cercato di individuare il periodo massimo di conservazione del liquido ruminale, ovvero il tempo oltre il quale i valori di digeribilità non sono da ritenersi attendibili. L'efficacia delle procedure di prelievo, conservazione ed utilizzo del contenuto ruminale è stata valutata effettuando 5 incubazioni su 7 alimenti (crusca, fieno, mais, polpe di bietola, paglia, soia e unifeed) della durata complessiva di 48 ore ciascuna. Il contenuto ruminale utilizzato è stato prelevato, al momento della macellazione, da singoli animali provenienti da un unico allevamento ed alimentati con la stessa dieta. La digeribilità è stata misurata dopo un tempo di attesa di 30, 90, 180 e 300 minuti dal prelievo al macello. All'inizio e alla fine di ogni incubazione sono stati misurati il pH e la temperatura del liquido ruminale. Per le analisi di laboratorio sono stati utilizzati: (i) un digestore Ankom DaisyII Incubator, che consente di stimare la digeribilità apparente (DMD) degli alimenti; (ii) un Ankom200 Fiber Analyzer, che idrolizza i residui indegradati e permette di stimare la digeribilità reale (IVTD) degli alimenti analizzati. Le procedure di prelievo, conservazione ed utilizzo del contenuto ruminale prevedevano alcune fasi che sono state riassunte in una scheda tecnica. Durante lo svolgimento delle prova sono state individuate alcune criticità che hanno portato alla modifica di alcuni passaggi previsti dalla procedura iniziale. I valori relativi alla DMD e IVTD sono stati analizzati usando due modelli statistici differenti: univariato e multivariato a misure ripetute tenendo separati i vari alimenti. Dalla valutazione complessiva dei risultati è emerso che esiste un'interazione fra tempo di conservazione e incubazione, data da un effetto animale e operatore. Fanno eccezione la crusca e le polpe di bietola, dove l'assenza di interazione fra i due fattori, fa presumere che questi alimenti risentano meno delle caratteristiche dell'inoculo e quindi possano fornire un dato di digeribilità più stabile. Considerando i tempi di conservazione il liquido ruminale sembrerebbe mantenere la sua attività fino a 5 ore dal prelievo. I valori di digeribilità ottenuti a 30 minuti si riscontrano ancora dopo 300 minuti, tuttavia esistono delle differenze nei due tempi intermedi, difficilmente spiegabili se non con un'influenza di carattere operativo. Molta variabilità si è riscontrata nelle varie incubazioni. Nonostante la sperimentazione sia stata appositamente condotta su animali di stessa provenienza e dieta, al fine di contenere il più possibile la variabilità del donatore e si sia seguito un protocollo operativo, il metodo si è dimostrato poco riproducibile. L'effetto animale è inevitabilmente presente, anche quando le condizioni sono controllate; si potrebbe tuttavia migliorare ulteriormente l'effetto operatore. Il protocollo operativo messo a punto in questa tesi rappresenta un punto di partenza da cui affinare ulteriormente la tecnica di prelievo del liquido ruminale da animali macellati, in modo da rendere la metodica di prelievo, conservazione e utilizzo degli inoculi per l'analisi in vitro più precisa e ripetibile.
Standardizzazione delle procedure di prelievo per le analisi della digeribilità in vitro
COLLERIO, LUCREZIA CARLA
2015/2016
Abstract
Obiettivo del presente lavoro è stato quello di standardizzare le procedure di prelievo post mortem e di conservazione del contenuto ruminale per lo studio della digeribilità in vitro degli alimenti zootecnici. Nella messa a punto della metodica si è anche cercato di individuare il periodo massimo di conservazione del liquido ruminale, ovvero il tempo oltre il quale i valori di digeribilità non sono da ritenersi attendibili. L'efficacia delle procedure di prelievo, conservazione ed utilizzo del contenuto ruminale è stata valutata effettuando 5 incubazioni su 7 alimenti (crusca, fieno, mais, polpe di bietola, paglia, soia e unifeed) della durata complessiva di 48 ore ciascuna. Il contenuto ruminale utilizzato è stato prelevato, al momento della macellazione, da singoli animali provenienti da un unico allevamento ed alimentati con la stessa dieta. La digeribilità è stata misurata dopo un tempo di attesa di 30, 90, 180 e 300 minuti dal prelievo al macello. All'inizio e alla fine di ogni incubazione sono stati misurati il pH e la temperatura del liquido ruminale. Per le analisi di laboratorio sono stati utilizzati: (i) un digestore Ankom DaisyII Incubator, che consente di stimare la digeribilità apparente (DMD) degli alimenti; (ii) un Ankom200 Fiber Analyzer, che idrolizza i residui indegradati e permette di stimare la digeribilità reale (IVTD) degli alimenti analizzati. Le procedure di prelievo, conservazione ed utilizzo del contenuto ruminale prevedevano alcune fasi che sono state riassunte in una scheda tecnica. Durante lo svolgimento delle prova sono state individuate alcune criticità che hanno portato alla modifica di alcuni passaggi previsti dalla procedura iniziale. I valori relativi alla DMD e IVTD sono stati analizzati usando due modelli statistici differenti: univariato e multivariato a misure ripetute tenendo separati i vari alimenti. Dalla valutazione complessiva dei risultati è emerso che esiste un'interazione fra tempo di conservazione e incubazione, data da un effetto animale e operatore. Fanno eccezione la crusca e le polpe di bietola, dove l'assenza di interazione fra i due fattori, fa presumere che questi alimenti risentano meno delle caratteristiche dell'inoculo e quindi possano fornire un dato di digeribilità più stabile. Considerando i tempi di conservazione il liquido ruminale sembrerebbe mantenere la sua attività fino a 5 ore dal prelievo. I valori di digeribilità ottenuti a 30 minuti si riscontrano ancora dopo 300 minuti, tuttavia esistono delle differenze nei due tempi intermedi, difficilmente spiegabili se non con un'influenza di carattere operativo. Molta variabilità si è riscontrata nelle varie incubazioni. Nonostante la sperimentazione sia stata appositamente condotta su animali di stessa provenienza e dieta, al fine di contenere il più possibile la variabilità del donatore e si sia seguito un protocollo operativo, il metodo si è dimostrato poco riproducibile. L'effetto animale è inevitabilmente presente, anche quando le condizioni sono controllate; si potrebbe tuttavia migliorare ulteriormente l'effetto operatore. Il protocollo operativo messo a punto in questa tesi rappresenta un punto di partenza da cui affinare ulteriormente la tecnica di prelievo del liquido ruminale da animali macellati, in modo da rendere la metodica di prelievo, conservazione e utilizzo degli inoculi per l'analisi in vitro più precisa e ripetibile.File | Dimensione | Formato | |
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