Con il presente lavoro si cerca di indagare, attraverso una ricerca etnografica sul campo, una particolare rappresentazione culturale della “natura” in un luogo che si situa ai margini di quella che è stata definita l’ontologia occidentale naturalistica. L’idea è quella di costruire, tramite l’osservazione e la partecipazione a determinate relazioni che trascendono l’uomo e l’umano, una “nuova” cassetta degli attrezzi per comprendere, almeno in parte, un certo tipo di epistemologia del non-umano che si colloca in interstizi più o meno nascosti del “nostro” mondo e dei suoi impliciti culturali. La ricerca etnografica si fa qui multispecie, interessata ad esplorare tanto l’umano quanto il non-umano – nelle sue differenti accezioni – che popolano la montagna; concentrandosi sulle interdipendenze e sulla prossimità e reciprocità di questi soggetti, si cercano così di alternare riflessioni più teoriche e antropologiche a momenti di immersione etnografica – multisensoriale (Van Aken) - nel campo. Il lavoro si svolge in un luogo particolare per chi scrive che apre la possibilità a numerose visite e ripetute entrate ed uscite dal campo; in questo modo, si cerca di donare una prospettiva temporale allo studio osservando l’alternarsi di attori e la continua mutazione d’intensità nella loro vicinanza con il trascorrere delle stagioni. Grande spazio trova, qui, la riflessione sul ritorno di nuovi abitanti (di nuovo, umani e non) e la trasformazione che questo porta nelle rappresentazioni della “natura”, o meglio delle nature, mai univoche e pertanto non necessariamente prive di conflitti, insieme alle più o meno nuove pratiche date da questo vivere insieme nella montagna. La spinta alla base di questo studio nasce dalla crescente complessità nel rappresentare e comprendere oggi e a casa nostra il fenomeno che spesso ci troviamo a chiamare, in una definizione tanto ampia quanto vuota, cambiamento climatico e dall’inevitabile necessità, che esso porta con sé, di ripensare le categorie che forgiano società e modi di stare al mondo. Il bisogno di tornare terrestri e riconoscersi parte di un assemblaggio che supera l’umano si mostra in modo particolare, agli occhi di chi scrive, in questo spazio montano della Valle Po e può portarci ad una riflessione più ampia sulle categorie e sulle reti di nature e culture in una prospettiva dell’abitare (alla Ingold) questi territori.

Un bosco più che umano. Etnografia multispecifica ai margini dell'Occidente.

PONZI, CHIARA
2021/2022

Abstract

Con il presente lavoro si cerca di indagare, attraverso una ricerca etnografica sul campo, una particolare rappresentazione culturale della “natura” in un luogo che si situa ai margini di quella che è stata definita l’ontologia occidentale naturalistica. L’idea è quella di costruire, tramite l’osservazione e la partecipazione a determinate relazioni che trascendono l’uomo e l’umano, una “nuova” cassetta degli attrezzi per comprendere, almeno in parte, un certo tipo di epistemologia del non-umano che si colloca in interstizi più o meno nascosti del “nostro” mondo e dei suoi impliciti culturali. La ricerca etnografica si fa qui multispecie, interessata ad esplorare tanto l’umano quanto il non-umano – nelle sue differenti accezioni – che popolano la montagna; concentrandosi sulle interdipendenze e sulla prossimità e reciprocità di questi soggetti, si cercano così di alternare riflessioni più teoriche e antropologiche a momenti di immersione etnografica – multisensoriale (Van Aken) - nel campo. Il lavoro si svolge in un luogo particolare per chi scrive che apre la possibilità a numerose visite e ripetute entrate ed uscite dal campo; in questo modo, si cerca di donare una prospettiva temporale allo studio osservando l’alternarsi di attori e la continua mutazione d’intensità nella loro vicinanza con il trascorrere delle stagioni. Grande spazio trova, qui, la riflessione sul ritorno di nuovi abitanti (di nuovo, umani e non) e la trasformazione che questo porta nelle rappresentazioni della “natura”, o meglio delle nature, mai univoche e pertanto non necessariamente prive di conflitti, insieme alle più o meno nuove pratiche date da questo vivere insieme nella montagna. La spinta alla base di questo studio nasce dalla crescente complessità nel rappresentare e comprendere oggi e a casa nostra il fenomeno che spesso ci troviamo a chiamare, in una definizione tanto ampia quanto vuota, cambiamento climatico e dall’inevitabile necessità, che esso porta con sé, di ripensare le categorie che forgiano società e modi di stare al mondo. Il bisogno di tornare terrestri e riconoscersi parte di un assemblaggio che supera l’umano si mostra in modo particolare, agli occhi di chi scrive, in questo spazio montano della Valle Po e può portarci ad una riflessione più ampia sulle categorie e sulle reti di nature e culture in una prospettiva dell’abitare (alla Ingold) questi territori.
ITA
IMPORT DA TESIONLINE
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
812428_chiaraponzi_unboscopicheumano.pdf

non disponibili

Tipologia: Altro materiale allegato
Dimensione 8.37 MB
Formato Adobe PDF
8.37 MB Adobe PDF

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/52563