The research work carried out in this thesis, titled From Donald Trump's 'America first' to Joe Biden's 'Unite for a better America': analysis of two opposing visions of the world gendarme' offers a clear view of the United States as a hegemonic nation, the cradle of democracy that has always been an exception in the history of mankind, considering itself the bearer of a 'manifest destiny' assigned to it by God. Despite this arduous task, the history of US foreign policy prior to the two World Wars seems to be non-existent in terms of great statesmen, universities and the media. The introduction to the genesis of American foreign policy goes through an analysis of the four schools of thought theorised by Walter Mead and how they continue to influence the choices made by successive presidents. Internal polarisation and bipartisanship between Democrats and Republicans create a split in the vision of the US electoral system anchored in the constitution, between those who consider it confusing and obsolete, and those who see it as the very essence of democracy. Donald Trump's victory in 2016, and consequently his diplomacy, is often seen as a 'break' with that of his predecessor Obama. Isolationism, protocol breaks, fake news, outspokenness, threats to enemies and allies, excessive use of social media and impeachment are only a fraction of what the Trump presidency has been. On the other hand, the former president has often been accused of promoting a xenophobic or racist view of a country that in history has always seen itself as a defender of democracy to the point of justifying entering the First World War in the name of these ideals. Donald Trump's apparent closeness to the extreme right and a series of outrageous statements have led many Americans to feel hatred towards him. His ambiguous foreign policy, unilateralism and nationalism bring him closer to the Jacksonian school, and his withdrawal from the Trans-Pacific Partnership (TPP), the Paris climate agreement, the Iran nuclear deal and the decision to reverse the policy of rapprochement with Cuba are the most perfect illustrations of this ambiguity. These choices have been intensified by a desire to completely abandon the legacy of his predecessor. Was the handling of the Covid-19 pandemic the cause of Donald Trump's defeat? He proved more than once that he was not a president equal to dealing with such a crisis, starting with his scepticism about the very existence of the covid-19 virus, in parallel with the staggering increase in the number of infections and the death toll of around four hundred thousand Americans. Trump continued to refuse to wear a mask, to organise meetings without respecting the most basic health regulations. This attitude perhaps contributed to the victory of Democrat Joe Biden, who immediately gave the image of a man close to the people, prudent, empathetic, attentive to all the recommendations of scientists. In spite of this, an arduous task awaits him, namely the handling of the health crisis, unemployment, the police debacles against young African-Americans, the death of George Flyod and Black Lives Matter, not to mention foreign policy issues, the most recent the hasty withdrawal from Afghanistan, and in 2022 the war in Ukraine.

Il lavoro di ricerca svolto in questa tesi, dal titolo Da "America first" di Donald Trump a "Unite for a better America" di Joe Biden: analisi di due visioni contrapposte del gendarme del mondo" offre una chiara visione degli Stati Uniti in quanto nazione egemonica, culla della democrazia che da sempre rappresenta un’eccezione nella storia dell’umanità, considerandosi portatrice di un “destino manifesto” assegnatogli da Dio. Nonostante questo arduo compito, la storia della politica estera statunitense prima delle due Guerre mondiali sembra non esistere sia per quanto riguarda i grandi statisti, le università e i media. L’introduzione alla genesi della politica estera americana passa attraverso un’analisi delle quattro scuole di pensiero teorizzate da Walter Mead e su come queste continuino ad influenzare le scelte prese dai diversi presidenti che si sono susseguiti. Polarizzazione interna e bipartitismo tra democratici e repubblicani creano una spaccatura nella visione del sistema elettorale statunitense ancorato nella costituzione, tra chi lo ritiene confusionario e obsoleto, e chi lo vede come l’essenza stessa della democrazia. La vittoria di Donald Trump nel 2016, e conseguentemente la sua diplomazia è spesso vista come una "rottura" con quella del suo predecessore Obama. Isolazionismo, rotture di protocollo, fake news, schiettezza, minacce a nemici e alleati, uso eccessivo dei social media e l’impeachment sono solo una minima parte di quella che è stata la presidenza Trump. D'altra parte, l'ex presidente è stato spesso accusato di promuovere una visione xenofoba o razzista di un paese che nella storia si è sempre visto come difensore della democrazia al punto di giustificare l'ingresso nella Prima guerra mondiale a nome di questi ideali. L'apparente vicinanza di Donald Trump all'estrema destra e una serie di dichiarazioni oltraggiose hanno portato molti americani a provare odio nei suoi confronti. La sua politica estera ambigua, il suo unilateralismo e nazionalismo lo avvicinano alla scuola jacksoniana e il ritiro dal Partenariato Trans-Pacifico (TPP), l'accordo sul clima di Parigi, l'accordo sul nucleare iraniano e la decisione di invertire la politica di riavvicinamento con Cuba sono le illustrazioni più perfette di questa ambiguità. Queste scelte sono state intensificate dal desiderio di abbandonare del tutto l'eredità del suo predecessore. La gestione della pandemia da Covid-19 è stata la causa della sconfitta di Donald Trump? Dimostratosi più di una volta di non essere un presidente all’altezza di affrontare una tale crisi, partendo dallo scetticismo sull’esistenza stessa del virus covid-19, parallelamente all’aumento vertiginoso dei contagi e al numero di decessi pari a circa quattro cento mila americani. Trump ha continuato a rifiutare di indossare la mascherina, ad organizzare meeting senza rispettare le più basilari norme sanitaria. Quest’atteggiamento ha forse contribuito alla vittoria del democratico Joe Biden, che da subito ha dato l'immagine di un uomo vicino al popolo, prudente, empatico, attento a tutte le raccomandazioni degli scienziati. Nonostante ciò, ad aspettarlo, un arduo compito, ovvero la gestione della crisi sanitaria, della disoccupazione, delle debacle poliziesche nei confronti dei giovani afroamericani, la morte di George Flyod e il Black Lives Matter, senza parlare delle questioni in politica estera, la più recente il precipitoso ritiro dall'Afghanistan, e nel 2022 la guerra in Ucraina.

Da “America first” di Donald Trump a “Unite for a better America” di Joe Biden: analisi di due visioni contrapposte del gendarme del mondo.

NINTCHEU NINTCHEU, WINNIE
2021/2022

Abstract

Il lavoro di ricerca svolto in questa tesi, dal titolo Da "America first" di Donald Trump a "Unite for a better America" di Joe Biden: analisi di due visioni contrapposte del gendarme del mondo" offre una chiara visione degli Stati Uniti in quanto nazione egemonica, culla della democrazia che da sempre rappresenta un’eccezione nella storia dell’umanità, considerandosi portatrice di un “destino manifesto” assegnatogli da Dio. Nonostante questo arduo compito, la storia della politica estera statunitense prima delle due Guerre mondiali sembra non esistere sia per quanto riguarda i grandi statisti, le università e i media. L’introduzione alla genesi della politica estera americana passa attraverso un’analisi delle quattro scuole di pensiero teorizzate da Walter Mead e su come queste continuino ad influenzare le scelte prese dai diversi presidenti che si sono susseguiti. Polarizzazione interna e bipartitismo tra democratici e repubblicani creano una spaccatura nella visione del sistema elettorale statunitense ancorato nella costituzione, tra chi lo ritiene confusionario e obsoleto, e chi lo vede come l’essenza stessa della democrazia. La vittoria di Donald Trump nel 2016, e conseguentemente la sua diplomazia è spesso vista come una "rottura" con quella del suo predecessore Obama. Isolazionismo, rotture di protocollo, fake news, schiettezza, minacce a nemici e alleati, uso eccessivo dei social media e l’impeachment sono solo una minima parte di quella che è stata la presidenza Trump. D'altra parte, l'ex presidente è stato spesso accusato di promuovere una visione xenofoba o razzista di un paese che nella storia si è sempre visto come difensore della democrazia al punto di giustificare l'ingresso nella Prima guerra mondiale a nome di questi ideali. L'apparente vicinanza di Donald Trump all'estrema destra e una serie di dichiarazioni oltraggiose hanno portato molti americani a provare odio nei suoi confronti. La sua politica estera ambigua, il suo unilateralismo e nazionalismo lo avvicinano alla scuola jacksoniana e il ritiro dal Partenariato Trans-Pacifico (TPP), l'accordo sul clima di Parigi, l'accordo sul nucleare iraniano e la decisione di invertire la politica di riavvicinamento con Cuba sono le illustrazioni più perfette di questa ambiguità. Queste scelte sono state intensificate dal desiderio di abbandonare del tutto l'eredità del suo predecessore. La gestione della pandemia da Covid-19 è stata la causa della sconfitta di Donald Trump? Dimostratosi più di una volta di non essere un presidente all’altezza di affrontare una tale crisi, partendo dallo scetticismo sull’esistenza stessa del virus covid-19, parallelamente all’aumento vertiginoso dei contagi e al numero di decessi pari a circa quattro cento mila americani. Trump ha continuato a rifiutare di indossare la mascherina, ad organizzare meeting senza rispettare le più basilari norme sanitaria. Quest’atteggiamento ha forse contribuito alla vittoria del democratico Joe Biden, che da subito ha dato l'immagine di un uomo vicino al popolo, prudente, empatico, attento a tutte le raccomandazioni degli scienziati. Nonostante ciò, ad aspettarlo, un arduo compito, ovvero la gestione della crisi sanitaria, della disoccupazione, delle debacle poliziesche nei confronti dei giovani afroamericani, la morte di George Flyod e il Black Lives Matter, senza parlare delle questioni in politica estera, la più recente il precipitoso ritiro dall'Afghanistan, e nel 2022 la guerra in Ucraina.
ITA
The research work carried out in this thesis, titled From Donald Trump's 'America first' to Joe Biden's 'Unite for a better America': analysis of two opposing visions of the world gendarme' offers a clear view of the United States as a hegemonic nation, the cradle of democracy that has always been an exception in the history of mankind, considering itself the bearer of a 'manifest destiny' assigned to it by God. Despite this arduous task, the history of US foreign policy prior to the two World Wars seems to be non-existent in terms of great statesmen, universities and the media. The introduction to the genesis of American foreign policy goes through an analysis of the four schools of thought theorised by Walter Mead and how they continue to influence the choices made by successive presidents. Internal polarisation and bipartisanship between Democrats and Republicans create a split in the vision of the US electoral system anchored in the constitution, between those who consider it confusing and obsolete, and those who see it as the very essence of democracy. Donald Trump's victory in 2016, and consequently his diplomacy, is often seen as a 'break' with that of his predecessor Obama. Isolationism, protocol breaks, fake news, outspokenness, threats to enemies and allies, excessive use of social media and impeachment are only a fraction of what the Trump presidency has been. On the other hand, the former president has often been accused of promoting a xenophobic or racist view of a country that in history has always seen itself as a defender of democracy to the point of justifying entering the First World War in the name of these ideals. Donald Trump's apparent closeness to the extreme right and a series of outrageous statements have led many Americans to feel hatred towards him. His ambiguous foreign policy, unilateralism and nationalism bring him closer to the Jacksonian school, and his withdrawal from the Trans-Pacific Partnership (TPP), the Paris climate agreement, the Iran nuclear deal and the decision to reverse the policy of rapprochement with Cuba are the most perfect illustrations of this ambiguity. These choices have been intensified by a desire to completely abandon the legacy of his predecessor. Was the handling of the Covid-19 pandemic the cause of Donald Trump's defeat? He proved more than once that he was not a president equal to dealing with such a crisis, starting with his scepticism about the very existence of the covid-19 virus, in parallel with the staggering increase in the number of infections and the death toll of around four hundred thousand Americans. Trump continued to refuse to wear a mask, to organise meetings without respecting the most basic health regulations. This attitude perhaps contributed to the victory of Democrat Joe Biden, who immediately gave the image of a man close to the people, prudent, empathetic, attentive to all the recommendations of scientists. In spite of this, an arduous task awaits him, namely the handling of the health crisis, unemployment, the police debacles against young African-Americans, the death of George Flyod and Black Lives Matter, not to mention foreign policy issues, the most recent the hasty withdrawal from Afghanistan, and in 2022 the war in Ukraine.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/52561