Il presente studio esplora la possibilità di considerare la voce nella cinematografia occidentale postmoderna attraverso il suo rapporto con le immagini cui essa è sovrapposta: di fronte alla varietà di studi che si concentrano sul fuoricampo trascurando il ruolo della voce in campo, l’intento di questo lavoro è quindi quello di ricondurre la voce cinematografica al suo corpo. Ampliando la teoria dell’acusmetro di Chion in maniera tale da consentire ad essa di abbracciare anche le più comuni manifestazioni del fuori campo, si evidenzia il valore pragmatico rappresentato dalla voce sovrapposta ad un’immagine che non coincide con quella del suo emittente. Proponendo inoltre un’alternativa alla deleuziana interpretazione contrappuntistica di visivo e sonoro, si evidenzia come la voce cinematografica tenda ad abitare qualsiasi immagine cui essa viene sovrapposta secondo un meccanismo associativo che caratterizza l’audiovideo come un’unità indissolubile. Applicando infine le teorie della voce di Adriana Cavarero al linguaggio filmico, si mostra come la produzione vocale nell’ambito cinematografico si manifesti secondo i medesimi valori relazionali e identificativi proposti dall’autrice. La voce in campo appare al termine di questo percorso presentare un valore patemico che sfugge al fuoricampo e che la riqualifica invece come manifestazione fondamentale nel linguaggio cinematografico contemporaneo in quanto condizione di possibilità del fuoricampo.
L’immagine-voce: significati della voce nel cinema postmoderno
LANA, PIETRO
2021/2022
Abstract
Il presente studio esplora la possibilità di considerare la voce nella cinematografia occidentale postmoderna attraverso il suo rapporto con le immagini cui essa è sovrapposta: di fronte alla varietà di studi che si concentrano sul fuoricampo trascurando il ruolo della voce in campo, l’intento di questo lavoro è quindi quello di ricondurre la voce cinematografica al suo corpo. Ampliando la teoria dell’acusmetro di Chion in maniera tale da consentire ad essa di abbracciare anche le più comuni manifestazioni del fuori campo, si evidenzia il valore pragmatico rappresentato dalla voce sovrapposta ad un’immagine che non coincide con quella del suo emittente. Proponendo inoltre un’alternativa alla deleuziana interpretazione contrappuntistica di visivo e sonoro, si evidenzia come la voce cinematografica tenda ad abitare qualsiasi immagine cui essa viene sovrapposta secondo un meccanismo associativo che caratterizza l’audiovideo come un’unità indissolubile. Applicando infine le teorie della voce di Adriana Cavarero al linguaggio filmico, si mostra come la produzione vocale nell’ambito cinematografico si manifesti secondo i medesimi valori relazionali e identificativi proposti dall’autrice. La voce in campo appare al termine di questo percorso presentare un valore patemico che sfugge al fuoricampo e che la riqualifica invece come manifestazione fondamentale nel linguaggio cinematografico contemporaneo in quanto condizione di possibilità del fuoricampo.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/52509