La presente tesi ha lo scopo di analizzare il fenomeno dell'emigrazione altamente qualificata, tema sempre più sensibile e di crescente importanza anche nel dibattito italiano. Con il concetto del brain drain o ¿fuga di cervelli¿, creato nel 1963 dalla Royal Society, si definisce dunque il fenomeno di abbandono di un Paese a favore di un altro, economicamente più sviluppato, da parte di persone altamente qualificate, in cerca di condizioni professionali e di vita migliori. Il presente elaborato si pone dunque l'obiettivo di effettuare in primis una rassegna critica della letteratura legata al fenomeno, analizzandone origine, tipologie, cause e conseguenze, politiche adottate e adottabili, nonché la dimensione reale di tali flussi. Vi sarà inoltre un focus sulla situazione in Italia e, in seguito, attraverso la somministrazione di un questionario e con il supporto di strumenti statistici quali RExcel e Factominer, sarà effettuata un'analisi sulle motivazioni principali per espatriare, sulle difficoltà riscontrate all'estero e sui problemi ritenuti maggiormente rilevanti del nostro Paese. Le spinte motivazionali maggiormente determinanti sono risultate essere quelle di natura economica, legate alla situazione del mercato del lavoro, come la maggior facilità nel ricercare un lavoro, il miglior livello salariale, i criteri di selezione più meritocratici e le maggiori possibilità di fare carriera. Non si riscontrano invece particolari difficoltà nell'esperienza estera, probabilmente grazie all'elevata qualifica posseduta dal campione, che aiuta i soggetti a far fronte a potenziali problemi come lingua e adempimenti burocratici. La difficoltà più rilevante risulta così essere la ricerca di un appartamento, un aspetto dunque maggiormente legato al Paese di destinazione che alle caratteristiche del campione. Per quanto riguarda invece i problemi dell'Italia che hanno influenzato le scelte di migrazione, tutti quelli relativi al mondo del lavoro e legati alla situazione economica italiana (l'incertezza del posto di lavoro, la scarsa possibilità di ottenere avanzamenti di carriera, i criteri di selezione delle risorse umane poco meritocratici, le strutture di supporto disponibili e il livello salariale) sono risultati molto influenti e ritenuti determinanti. La prima analisi ha confermato il legame tra spinta motivazionale e influenza delle problematiche italiane; inoltre, è emerso che i soggetti spinti da motivazioni maggiori e con un'opinione negativa molto influente del nostro Paese, sono anche quelli meno propensi ad un possibile ritorno. La seconda analisi ha confermato le relazioni tra le molteplici difficoltà riscontrate dai soggetti all'estero, la rete sociale creata, il tempo necessario per l'integrazione e il possibile ritorno. Chi ha riscontrato minori difficoltà è riuscito ad integrarsi in poco tempo, a formare una rete sociale composta da gente locale (sintomo di forte integrazione), e dunque non ha intenzione di far ritorno. La terza ed ultima analisi dimostra come modalità indicanti il Paese di destinazione migliore rispetto all'Italia nei diversi ambiti, siano correlate alle ipotesi sul futuro che prevedono una sicura o probabile permanenza all'estero. Infine, indagando sulla propensione al rientro del campione, è emerso come la maggior parte di esso non voglia tornare in Italia; tuttavia se si propone la garanzia che i problemi strutturali siano risolti, oltre la metà del campione si dichiara propenso ad un rientro immediato.

L'emigrazione qualificata: un'analisi delle cause e della situazione del Brain Drain in Italia

PINO, PAOLO
2015/2016

Abstract

La presente tesi ha lo scopo di analizzare il fenomeno dell'emigrazione altamente qualificata, tema sempre più sensibile e di crescente importanza anche nel dibattito italiano. Con il concetto del brain drain o ¿fuga di cervelli¿, creato nel 1963 dalla Royal Society, si definisce dunque il fenomeno di abbandono di un Paese a favore di un altro, economicamente più sviluppato, da parte di persone altamente qualificate, in cerca di condizioni professionali e di vita migliori. Il presente elaborato si pone dunque l'obiettivo di effettuare in primis una rassegna critica della letteratura legata al fenomeno, analizzandone origine, tipologie, cause e conseguenze, politiche adottate e adottabili, nonché la dimensione reale di tali flussi. Vi sarà inoltre un focus sulla situazione in Italia e, in seguito, attraverso la somministrazione di un questionario e con il supporto di strumenti statistici quali RExcel e Factominer, sarà effettuata un'analisi sulle motivazioni principali per espatriare, sulle difficoltà riscontrate all'estero e sui problemi ritenuti maggiormente rilevanti del nostro Paese. Le spinte motivazionali maggiormente determinanti sono risultate essere quelle di natura economica, legate alla situazione del mercato del lavoro, come la maggior facilità nel ricercare un lavoro, il miglior livello salariale, i criteri di selezione più meritocratici e le maggiori possibilità di fare carriera. Non si riscontrano invece particolari difficoltà nell'esperienza estera, probabilmente grazie all'elevata qualifica posseduta dal campione, che aiuta i soggetti a far fronte a potenziali problemi come lingua e adempimenti burocratici. La difficoltà più rilevante risulta così essere la ricerca di un appartamento, un aspetto dunque maggiormente legato al Paese di destinazione che alle caratteristiche del campione. Per quanto riguarda invece i problemi dell'Italia che hanno influenzato le scelte di migrazione, tutti quelli relativi al mondo del lavoro e legati alla situazione economica italiana (l'incertezza del posto di lavoro, la scarsa possibilità di ottenere avanzamenti di carriera, i criteri di selezione delle risorse umane poco meritocratici, le strutture di supporto disponibili e il livello salariale) sono risultati molto influenti e ritenuti determinanti. La prima analisi ha confermato il legame tra spinta motivazionale e influenza delle problematiche italiane; inoltre, è emerso che i soggetti spinti da motivazioni maggiori e con un'opinione negativa molto influente del nostro Paese, sono anche quelli meno propensi ad un possibile ritorno. La seconda analisi ha confermato le relazioni tra le molteplici difficoltà riscontrate dai soggetti all'estero, la rete sociale creata, il tempo necessario per l'integrazione e il possibile ritorno. Chi ha riscontrato minori difficoltà è riuscito ad integrarsi in poco tempo, a formare una rete sociale composta da gente locale (sintomo di forte integrazione), e dunque non ha intenzione di far ritorno. La terza ed ultima analisi dimostra come modalità indicanti il Paese di destinazione migliore rispetto all'Italia nei diversi ambiti, siano correlate alle ipotesi sul futuro che prevedono una sicura o probabile permanenza all'estero. Infine, indagando sulla propensione al rientro del campione, è emerso come la maggior parte di esso non voglia tornare in Italia; tuttavia se si propone la garanzia che i problemi strutturali siano risolti, oltre la metà del campione si dichiara propenso ad un rientro immediato.
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