The aim of this study is to explore and analyze the “grey area” of eating disorders (ED). This was achieved by using an autoethnographic approach, specifically using interviews and the personal history of the author and interviewees. By employing this approach, the study brings out aspects that are often left in the background when it comes to ED. The first chapter focuses on the two principal aspects in the study of eating disorders: the body and health. These two dimensions are treated and analyzed through a sociological perspective that considers the meanings that the body and its health assume based on the context in which they are located and how they are involved in society, through norms and values. The second chapter is dedicated to the exposition of autoethnography as a research technique, making particular reference to its history and general characteristics. Furthermore, the autoethnographic approach used in this specific research is also illustrated. Finally, the third chapter contains a methodological insight into the conduct of research, a focus on the medicalization process that led to the definition of ED and the presentation of the results of the empirical research. By adopting the analytical subdivision of Twaddle's disease (1994) as a starting point, the study analyses the multidimensionality of ED, investigating the close and often conflicting relationship between (1) biomedical interpretation and standards adopted by the figure of the doctor; (2) labeling of the patient by society, with its subsequent influence from a personal and social point of view and (3) subjective, culturally and socially mediated experience of the patient in relation to his/her malaise. Furthermore, through a perspective focused on the concepts of continuum and spectrum, the study presents a critical analysis of the dichotomous interpretation often used in medical language and in common discourse and underlines the complexity and the interpenetration between dimensions and aspects generally represented in a relationship of mutual exclusion. By using back talk research method, the study compares the findings of the interviews and reflects on the relationship between clinical judgement, the official one and socially accepted as universal and neutral, and value judgement, the personal and subjective one, often considered irrational and charged with emotion, regarding the experience of the disease and the relationship with the medical dimension. Finally, the construction of a typology has made it possible to highlight the relationship between external perception and self-perception, emphasizing how the two types of evaluation can match or be in contrast.
Il presente testo si pone l’obiettivo di esplorare e analizzare l’area grigia dei disturbi del comportamento alimentare (DCA). Attraverso un approccio autoetnografico, sono state condotte delle interviste e l’unione e l’analisi della storia personale della sottoscritta e quelle delle persone intervistare ha permesso di far emergere quegli aspetti che spesso sono lasciati in secondo piano quando si parla di disturbi del comportamento alimentare. Il primo capitolo si concentra su due aspetti centrali nello studio dei disturbi del comportamento alimentare: il corpo e la salute. Queste due dimensioni sono trattate e analizzate attraverso una prospettiva sociologica che tiene conto dei significati che il corpo e la sua salute assumono in base al contesto nel quale si collocano e di come essi vengono coinvolti nella società, attraverso norme e valori. Il secondo capitolo è dedicato all’esposizione dell’autoetnografia come tecnica di ricerca, facendo in particolare riferimento alla sua storia e alle sue caratteristiche generali. Inoltre, si illustra anche l’approccio autoetnografico adoperato in questa ricerca specifica. Infine, il terzo capitolo racchiude un approfondimento metodologico sulla conduzione della ricerca, un focus sul processo di medicalizzazione che ha portato alla definizione di DCA e l’esposizione dei risultati della ricerca empirica condotta. Adottando come punto di partenza la suddivisione analitica della malattia di Twaddle (1994), è stato possibile analizzare e osservare la multidimensionalità dei disturbi del comportamento alimentare, andando a indagare il rapporto stretto e a tratti conflittuale tra (1) interpretazione biomedica e standard adottati dalla figura del medico; (2) etichettamento di malato da parte della società, con sua successiva influenza dal punto di vista personale e sociale e (3) esperienza soggettiva, culturalmente e socialmente mediata, del malato in relazione al proprio malessere. Inoltre, attraverso una prospettiva incentrata sui concetti di continuum e spettro, è illustrata una analisi critica all’interpretazione dicotomica spesso adoperata nel linguaggio medico e nel discorso comune, per sottolineare la maggiore complessità e la compenetrazione tra dimensioni e aspetti in genere rappresentati in un rapporto di reciproca esclusione. Grazie all’utilizzo del metodo di ricerca del backtalk, è stato possibile anche confrontarsi con le persone precedentemente intervistare e riflettere sul rapporto tra giudizio clinico, quello ufficiale e socialmente accettato come universale e neutro, e giudizio di valore, quello personale e soggettivo ritenuto spesso irrazionale e carico di emotività, in merito all’esperienza della malattia e del rapporto con la dimensione medica. Infine, la costruzione di una tipologia ha permesso di mettere in risalto il rapporto tra percezione esterna e auto-percezione, sottolineando come i due tipi di valutazione possano combaciare o essere in contrasto.
Il medico come imprenditore morale: un’autoetnografia per esplorare l’area grigia dei disturbi alimentari
MINETTO, GIULIA
2021/2022
Abstract
Il presente testo si pone l’obiettivo di esplorare e analizzare l’area grigia dei disturbi del comportamento alimentare (DCA). Attraverso un approccio autoetnografico, sono state condotte delle interviste e l’unione e l’analisi della storia personale della sottoscritta e quelle delle persone intervistare ha permesso di far emergere quegli aspetti che spesso sono lasciati in secondo piano quando si parla di disturbi del comportamento alimentare. Il primo capitolo si concentra su due aspetti centrali nello studio dei disturbi del comportamento alimentare: il corpo e la salute. Queste due dimensioni sono trattate e analizzate attraverso una prospettiva sociologica che tiene conto dei significati che il corpo e la sua salute assumono in base al contesto nel quale si collocano e di come essi vengono coinvolti nella società, attraverso norme e valori. Il secondo capitolo è dedicato all’esposizione dell’autoetnografia come tecnica di ricerca, facendo in particolare riferimento alla sua storia e alle sue caratteristiche generali. Inoltre, si illustra anche l’approccio autoetnografico adoperato in questa ricerca specifica. Infine, il terzo capitolo racchiude un approfondimento metodologico sulla conduzione della ricerca, un focus sul processo di medicalizzazione che ha portato alla definizione di DCA e l’esposizione dei risultati della ricerca empirica condotta. Adottando come punto di partenza la suddivisione analitica della malattia di Twaddle (1994), è stato possibile analizzare e osservare la multidimensionalità dei disturbi del comportamento alimentare, andando a indagare il rapporto stretto e a tratti conflittuale tra (1) interpretazione biomedica e standard adottati dalla figura del medico; (2) etichettamento di malato da parte della società, con sua successiva influenza dal punto di vista personale e sociale e (3) esperienza soggettiva, culturalmente e socialmente mediata, del malato in relazione al proprio malessere. Inoltre, attraverso una prospettiva incentrata sui concetti di continuum e spettro, è illustrata una analisi critica all’interpretazione dicotomica spesso adoperata nel linguaggio medico e nel discorso comune, per sottolineare la maggiore complessità e la compenetrazione tra dimensioni e aspetti in genere rappresentati in un rapporto di reciproca esclusione. Grazie all’utilizzo del metodo di ricerca del backtalk, è stato possibile anche confrontarsi con le persone precedentemente intervistare e riflettere sul rapporto tra giudizio clinico, quello ufficiale e socialmente accettato come universale e neutro, e giudizio di valore, quello personale e soggettivo ritenuto spesso irrazionale e carico di emotività, in merito all’esperienza della malattia e del rapporto con la dimensione medica. Infine, la costruzione di una tipologia ha permesso di mettere in risalto il rapporto tra percezione esterna e auto-percezione, sottolineando come i due tipi di valutazione possano combaciare o essere in contrasto.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
833543_tesiminetto.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
3.73 MB
Formato
Adobe PDF
|
3.73 MB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/52218