Questo elaborato ha l’obbiettivo di analizzare i fattori che possono influenzare la sostenibilità ambientale dello smart working, una "nuova" filosofia manageriale fondata sul riconoscere alle persone piena flessibilità e autonomia nella scelta di mezzi, luoghi e tempi di lavoro. In quest’ottica, lavorare in smart working non vuol dire unicamente avere la possibilità di lavorare da remoto, ma è qualcosa di più, viene posto l’accento su dimensioni fondamentali quali la flessibilità, autonomia e responsabilità. Sono stati analizzati gli studi che hanno tentato di spiegare le principali dimensioni che contribuiscono a rendere questa strategia lavorativa un ottimo alleato per la sostenibilità, principalmente tramite la riduzione degli spostamenti casa-lavoro e il risparmio di emissioni derivanti dai consumi evitabili dei locali aziendali. Alla luce degli effetti positivi, già d’altronde ben noti, è stato posto l’accento anche su potenziali rebound effects. In questo senso, sono stati dedicati alcuni paragrafi proprio a quei fattori che potenzialmente possono provocare un aumento delle emissioni di gas climalteranti, fattori quali l’aumento dei consumi energetici residenziali e l’aumento degli spostamenti in complementarietà a quelli casa-lavoro. Utilizzando anche in questo caso i contributi già presenti in letteratura si è cercato di fornire più informazioni possibili per comprendere il tema, ponendo l’accento sugli effetti potenzialmente negativi che lavorare da remoto potrebbe generare. Oltre ai fattori che direttamente condizionano i risultati di sostenibilità dello smart working, è stata proposta una panoramica sui due settori maggiormente responsabili delle emissioni di Co2, ovvero le caratteristiche della mobilità e i consumi energetici degli edifici in Italia. Analizzando questi settori, l’obbiettivo è stato quello di fornire una breve ma concreta panoramica sulla situazione Italiana. I dati raccolti in questa fase inoltre sono stati fondamentali per l’elaborazione del modello simulativo mostrato nel capitolo finale di questo elaborato, dedicato all’analisi empirica dei potenziali risparmi di emissioni di Co2 derivanti dagli spostamenti casa-lavoro evitabili dai potenziali smart workers in Italia. Si è quindi deciso di creare un modello simulativo dove, considerando il numero di smart workers potenziali in Italia, si è stimata la distribuzione del parco auto degli stessi, per tipo di alimentazione del veicolo. Si è calcolato quindi l’ammontare delle emissioni di gas climalteranti prodotte dagli spostamenti casa-lavoro che si potrebbero evitare grazie alla possibilità degli smart workers di lavorare da remoto per parte della settimana lavorativa. I risultati mostrano come si potrebbero evitare sostanzialmente circa 705,17 Kg/Y Co2 a lavoratore, per un totale di circa 4,18 Mt Co2 all’anno, circa il 4% del totale di emissioni annualmente prodotte dal settore della mobilità nel nostro paese. Si è dunque stimato a livello nazionale l'impatto potenziale del lavoro da remoto sulla sostenibilità ambientale, considerando la dimensione della mobilità casa-lavoro, in uno scenario ideale.

SMART WORKING: SFIDE ALLA BASE DI UNA STRATEGIA SOSTENIBILE DEL LAVORO

ROSSANO, DAVID
2021/2022

Abstract

Questo elaborato ha l’obbiettivo di analizzare i fattori che possono influenzare la sostenibilità ambientale dello smart working, una "nuova" filosofia manageriale fondata sul riconoscere alle persone piena flessibilità e autonomia nella scelta di mezzi, luoghi e tempi di lavoro. In quest’ottica, lavorare in smart working non vuol dire unicamente avere la possibilità di lavorare da remoto, ma è qualcosa di più, viene posto l’accento su dimensioni fondamentali quali la flessibilità, autonomia e responsabilità. Sono stati analizzati gli studi che hanno tentato di spiegare le principali dimensioni che contribuiscono a rendere questa strategia lavorativa un ottimo alleato per la sostenibilità, principalmente tramite la riduzione degli spostamenti casa-lavoro e il risparmio di emissioni derivanti dai consumi evitabili dei locali aziendali. Alla luce degli effetti positivi, già d’altronde ben noti, è stato posto l’accento anche su potenziali rebound effects. In questo senso, sono stati dedicati alcuni paragrafi proprio a quei fattori che potenzialmente possono provocare un aumento delle emissioni di gas climalteranti, fattori quali l’aumento dei consumi energetici residenziali e l’aumento degli spostamenti in complementarietà a quelli casa-lavoro. Utilizzando anche in questo caso i contributi già presenti in letteratura si è cercato di fornire più informazioni possibili per comprendere il tema, ponendo l’accento sugli effetti potenzialmente negativi che lavorare da remoto potrebbe generare. Oltre ai fattori che direttamente condizionano i risultati di sostenibilità dello smart working, è stata proposta una panoramica sui due settori maggiormente responsabili delle emissioni di Co2, ovvero le caratteristiche della mobilità e i consumi energetici degli edifici in Italia. Analizzando questi settori, l’obbiettivo è stato quello di fornire una breve ma concreta panoramica sulla situazione Italiana. I dati raccolti in questa fase inoltre sono stati fondamentali per l’elaborazione del modello simulativo mostrato nel capitolo finale di questo elaborato, dedicato all’analisi empirica dei potenziali risparmi di emissioni di Co2 derivanti dagli spostamenti casa-lavoro evitabili dai potenziali smart workers in Italia. Si è quindi deciso di creare un modello simulativo dove, considerando il numero di smart workers potenziali in Italia, si è stimata la distribuzione del parco auto degli stessi, per tipo di alimentazione del veicolo. Si è calcolato quindi l’ammontare delle emissioni di gas climalteranti prodotte dagli spostamenti casa-lavoro che si potrebbero evitare grazie alla possibilità degli smart workers di lavorare da remoto per parte della settimana lavorativa. I risultati mostrano come si potrebbero evitare sostanzialmente circa 705,17 Kg/Y Co2 a lavoratore, per un totale di circa 4,18 Mt Co2 all’anno, circa il 4% del totale di emissioni annualmente prodotte dal settore della mobilità nel nostro paese. Si è dunque stimato a livello nazionale l'impatto potenziale del lavoro da remoto sulla sostenibilità ambientale, considerando la dimensione della mobilità casa-lavoro, in uno scenario ideale.
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