The category of katéchon can be an excellent tool of analysis and interpretation for the present age. The original concept of katéchon is found in the Second Epistle to the Thessalonians in chapter two, where it is written that the coming of the Antichrist, who will then be vanquished by Christ, is approaching. These final events are in the present, however, delayed by something and someone, precisely, in Greek, by a katéchon, a 'restrainer'. The present paper, without obviously claiming to be exhaustive, aims to explore the debate that has developed since the first centuries of Christianity concerning the identity of this force, this entity. The debate, which originated in the religious-theological sphere, was later adopted by philosophy, political theology and has recently also stimulated reflections in the aesthetic sphere. As is well known, it was Carl Schmitt who brought the concept of katéchon into vogue, effectively placing it on the pedestal of the protagonist in political theology. This thesis takes into consideration also the thought developed by other philosophers on this issue: Jacob Taubes, Walter Benjamin, Erik Peterson, who directly confronted what Schmitt developed. Furthermore, in this work I have focused in particular on the Italian philosophical scene, outlining the thinking on the issue of katéchon by thinkers such as Giorgio Agamben, Massimo Cacciari, Roberto Esposito and Luca Bagetto. Particular attention is paid to the work of Federico Vercellone, who brought the question in the aesthetic sphere. The aesthetic implication of the themes dealt with in the first part of the thesis (Christ, the Antichrist and, of course, the katéchon) is in fact the thread running through the second part of my work. The katéchon, according to Vercellone, should be able to generate stable symbols, symbols that are truly capable of identity. In other words, the katéchon must also articulate itself with a universal aesthetic symbolism that is only such when it coagulates, holding within itself, the instability and entropic tendency of the present. However, according to the philosopher, in today's Western society, the katéchon is to be regarded as outdated, as a category that has been lost after a long crisis. The present thesis in philosophy is closed by further reflection developed by biblical scholar Silvio Barbaglia, who believes that the entity of katéchon should be considered a chimera that has arisen from Tertullian's interpretations. Ultimately, if one considers with Vercellone the katéchon as outdated, as a category that has been lost after a long crisis (or never existed, as argued by Barbaglia), then it becomes urgent to reflect on the conclusion of human history by positively practicing a sort of messianic nihilism.
La categoria del katéchon può essere un ottimo strumento di analisi e di interpretazione per l’epoca attuale. Il concetto originario di katéchon si ritrova nella Seconda Lettera ai Tessalonicesi al capitolo due, in cui è scritto che sta per avvicinarsi l’avvento dell’Anticristo che verrà poi debellato dal Cristo. Questi eventi finali sono al presente però ritardati da qualcosa e da qualcuno, appunto, in greco, da un katéchon, un “trattenitore”. Il presente lavoro, senza ovviamente pretesa di esaustività, intende approfondire il dibattito che si è sviluppato a partire dai primi secoli della cristianità circa l’identità di questa forza, di questa entità. Tale dibattito, nato in ambito religioso-teologico, è poi sfociato nella filosofia, nella teologia politica e ha recentemente suscitato anche riflessioni in ambito estetico. Com’è noto, è stato Carl Schmitt a portare in auge il concetto di katéchon ponendolo di fatto sul piedistallo del protagonista della teologia politica. La presente tesi prende in considerazione anche il pensiero elaborato da altri filosofi in merito alla questione: Jacob Taubes, Walter Benjamin, Erik Peterson, costoro si confrontarono direttamente con quanto sviluppato da Schmitt. Inoltre, in questo lavoro mi sono soffermato in particolare sul panorama filosofico italiano tratteggiando il pensiero in merito alla questione del katéchon da parte di pensatori quali Giorgio Agamben, Massimo Cacciari, Roberto Esposito, Luca Bagetto. Una particolare attenzione è rivolta a quanto elaborato da Federico Vercellone il quale ha declinato la questione in ambito estetico. Il risvolto estetico dei temi trattati nella prima parte della tesi (Cristo, l’Anticristo e ovviamente il katéchon) è infatti il filo conduttore della seconda parte del mio lavoro. Il katéchon, secondo Vercellone, dovrebbe essere in grado di generare simboli stabili, simboli che siano davvero capaci di essere identitari. In altre parole, il katéchon deve articolarsi anche con una simbologia estetica universale che è tale solo quando coagula, trattenendo entro di sé, l'instabilità e la tendenza entropica del presente. Tuttavia, secondo il filosofo, nella attuale società occidentale, il katéchon è da considerarsi come superato, come categoria andata perduta dopo una lunga crisi. Chiude la presente tesi di laurea magistrale in filosofia un’ulteriore riflessione sviluppata dal biblista Silvio Barbaglia il quale ritiene che l’entità del katéchon debba essere considerata una chimera sorta a partire dalle interpretazioni di Tertulliano. In definitiva, se si considera con Vercellone il katéchon come superato, come categoria andata perduta dopo una lunga crisi (o mai esistita, come sostenuto da Barbaglia), allora si rende urgente riflettere sulla conclusione della storia dell’umanità praticando positivamente una sorta di nichilismo messianico.
Il Katéchon. Un enigma tra teologia, politica, filosofia ed estetica
MANDUZIO, ELISEO
2021/2022
Abstract
La categoria del katéchon può essere un ottimo strumento di analisi e di interpretazione per l’epoca attuale. Il concetto originario di katéchon si ritrova nella Seconda Lettera ai Tessalonicesi al capitolo due, in cui è scritto che sta per avvicinarsi l’avvento dell’Anticristo che verrà poi debellato dal Cristo. Questi eventi finali sono al presente però ritardati da qualcosa e da qualcuno, appunto, in greco, da un katéchon, un “trattenitore”. Il presente lavoro, senza ovviamente pretesa di esaustività, intende approfondire il dibattito che si è sviluppato a partire dai primi secoli della cristianità circa l’identità di questa forza, di questa entità. Tale dibattito, nato in ambito religioso-teologico, è poi sfociato nella filosofia, nella teologia politica e ha recentemente suscitato anche riflessioni in ambito estetico. Com’è noto, è stato Carl Schmitt a portare in auge il concetto di katéchon ponendolo di fatto sul piedistallo del protagonista della teologia politica. La presente tesi prende in considerazione anche il pensiero elaborato da altri filosofi in merito alla questione: Jacob Taubes, Walter Benjamin, Erik Peterson, costoro si confrontarono direttamente con quanto sviluppato da Schmitt. Inoltre, in questo lavoro mi sono soffermato in particolare sul panorama filosofico italiano tratteggiando il pensiero in merito alla questione del katéchon da parte di pensatori quali Giorgio Agamben, Massimo Cacciari, Roberto Esposito, Luca Bagetto. Una particolare attenzione è rivolta a quanto elaborato da Federico Vercellone il quale ha declinato la questione in ambito estetico. Il risvolto estetico dei temi trattati nella prima parte della tesi (Cristo, l’Anticristo e ovviamente il katéchon) è infatti il filo conduttore della seconda parte del mio lavoro. Il katéchon, secondo Vercellone, dovrebbe essere in grado di generare simboli stabili, simboli che siano davvero capaci di essere identitari. In altre parole, il katéchon deve articolarsi anche con una simbologia estetica universale che è tale solo quando coagula, trattenendo entro di sé, l'instabilità e la tendenza entropica del presente. Tuttavia, secondo il filosofo, nella attuale società occidentale, il katéchon è da considerarsi come superato, come categoria andata perduta dopo una lunga crisi. Chiude la presente tesi di laurea magistrale in filosofia un’ulteriore riflessione sviluppata dal biblista Silvio Barbaglia il quale ritiene che l’entità del katéchon debba essere considerata una chimera sorta a partire dalle interpretazioni di Tertulliano. In definitiva, se si considera con Vercellone il katéchon come superato, come categoria andata perduta dopo una lunga crisi (o mai esistita, come sostenuto da Barbaglia), allora si rende urgente riflettere sulla conclusione della storia dell’umanità praticando positivamente una sorta di nichilismo messianico.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/51884