The following discussion stems from ethnographic research in a voluntary association (Sokos) that provides health care to undocumented immigrants in Bologna, Northern Italy. Here, I argue that this context of care, despite all its markedly altruistic aspects, does not foster an adequately competent approach to the immigrant. Analysis of the Italian migratory context, as well as of the motivations behind the request for health care in Sokos, are essential to understanding the causes of the health, social and cultural suffering that the condition of irregularity can cause. Moreover, by dwelling on the relationship of care between doctor and patient, I will shed light on the structurally and socially constituted problems that arise in this relationship. The latter are the effect of a methodology that is hardly employed and addressed by many physicians, either in associations such as this one or in hospital settings. The contribution this thesis proposes is to draw on the social sciences to create a new methodology, one that helps to treat the immigrant as well as the nonimmigrant, and to transform the care encounter into a kind of ethnography of care that probes the narratives, of all kinds, of the patient.
La seguente trattazione nasce da una ricerca etnografica in un’associazione di volontariato (Sokos) che fornisce assistenza sanitaria agli immigrati irregolari a Bologna, nel Nord Italia. In questa sede, sostengo che tale contesto di assistenza, nonostante tutti i suoi aspetti marcatamente altruistici, non favorisce un approccio adeguatamente competente all’immigrato. L’analisi del contesto migratorio italiano, così come delle motivazioni alla base della richiesta di assistenza sanitaria a Sokos, sono essenziali per comprendere le cause della sofferenza sanitaria, sociale e culturale che la condizione di irregolarità può provocare. Inoltre, soffermandomi sulla relazione di cura tra medico e paziente, farò luce sui problemi strutturalmente e socialmente costituiti che sorgono in questo rapporto. Questi ultimi sono l’effetto di una metodologia che difficilmente viene impiegata e affrontata da molti medici, sia in associazioni come questa, sia in contesti ospedalieri. Il contributo che questa tesi propone è quello di attingere alle scienze sociali per creare una nuova metodologia, che aiuti a trattare l’immigrato così come il non immigrato, e a trasformare l’incontro di cura in una sorta di etnografia della cura che sonda le narrazioni, di ogni tipo, del paziente.
Il volontariato non è l’unica cura: vulnerabilità, conflitto e assistenza sanitaria a Bologna.
PROSPERI, DANIELE
2022/2023
Abstract
La seguente trattazione nasce da una ricerca etnografica in un’associazione di volontariato (Sokos) che fornisce assistenza sanitaria agli immigrati irregolari a Bologna, nel Nord Italia. In questa sede, sostengo che tale contesto di assistenza, nonostante tutti i suoi aspetti marcatamente altruistici, non favorisce un approccio adeguatamente competente all’immigrato. L’analisi del contesto migratorio italiano, così come delle motivazioni alla base della richiesta di assistenza sanitaria a Sokos, sono essenziali per comprendere le cause della sofferenza sanitaria, sociale e culturale che la condizione di irregolarità può provocare. Inoltre, soffermandomi sulla relazione di cura tra medico e paziente, farò luce sui problemi strutturalmente e socialmente costituiti che sorgono in questo rapporto. Questi ultimi sono l’effetto di una metodologia che difficilmente viene impiegata e affrontata da molti medici, sia in associazioni come questa, sia in contesti ospedalieri. Il contributo che questa tesi propone è quello di attingere alle scienze sociali per creare una nuova metodologia, che aiuti a trattare l’immigrato così come il non immigrato, e a trasformare l’incontro di cura in una sorta di etnografia della cura che sonda le narrazioni, di ogni tipo, del paziente.I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/51736