La severa diagnosi di “malattia dei costi” elaborata da Baumol e Bowen nel 1966 ha marchiato il settore dello spettacolo dal vivo per i decenni a seguire. Molti gli autori che hanno contrastato tale tesi, molti ancora oggi i sintomi di un settore economicamente non autosufficiente e in equilibrio precario. La costante mancanza di fondi per la cultura e di una normativa chiara ed organica sembrano ancorare il riconoscimento al mondo dello spettacolo alla sua sola valenza meritoria senza invece lasciare il necessario spazio ad uno sviluppo di mercato. L'obiettivo di questo studio è, individuate le possibilità di finanziamento degli enti culturali, esaminare quali possano essere le strategie da adottare per raggiungere un miglior equilibrio ed una maggiore sostenibilità del settore e dei singoli enti di cui si compone. Per individuare tali “strade di crescita” si è scelto di condurre un'analisi economica non solo puntuale, per fotografare lo stato di realtà italiano, ma anche e soprattutto dinamica per riconoscere, invece, le possibili evoluzioni future. Tale approccio è stato seguito sia nella disamina della normativa di riferimento sia nell'analisi comparata delle ultime edizioni dei principali bandi di finanziamento per lo spettacolo presenti sul territorio torinese. A seguire, si è condotto uno studio e un confronto fra due casi: un teatro nazionale di prosa, il Teatro Stabile di Torino, e un'associazione di promozione sociale, l'Associazione Didee. A partire dal dibattito esistente sulla normativa di settore e, soprattutto, dalle strategie imprenditoriali intraprese dai due enti presentati, si è infine cercata nell'Imprenditorialità, vista come versione manageriale della Creatività, la cura allo storico morbo: imprenditorialità che sia risposta concreta ai bisogni tanto della domanda quanto dell'offerta e che sappia fornire la chiave per guardare al settore delle Performing Arts non solo come un settore artistico ma come un vero strumento di sviluppo economico e territoriale. Un atteggiamento proattivo volto alla continua ricerca della qualità dell'offerta senza che vengano trascurati solidi vincoli di bilancio è l'auspicabile risposta sia al mondo del finanziamento privato, disposto ad investire in un prodotto efficiente e redditizio, sia al finanziamento pubblico necessario a un patrimonio artistico che merita tutela e valorizzazione a prescindere dalla consapevolezza dei cittadini del suo valore.
NON PROFIT E IMPRENDITORIALITÀ Strategie di finanziamento degli enti culturali
LEOMBRUNI, FEDERICA
2018/2019
Abstract
La severa diagnosi di “malattia dei costi” elaborata da Baumol e Bowen nel 1966 ha marchiato il settore dello spettacolo dal vivo per i decenni a seguire. Molti gli autori che hanno contrastato tale tesi, molti ancora oggi i sintomi di un settore economicamente non autosufficiente e in equilibrio precario. La costante mancanza di fondi per la cultura e di una normativa chiara ed organica sembrano ancorare il riconoscimento al mondo dello spettacolo alla sua sola valenza meritoria senza invece lasciare il necessario spazio ad uno sviluppo di mercato. L'obiettivo di questo studio è, individuate le possibilità di finanziamento degli enti culturali, esaminare quali possano essere le strategie da adottare per raggiungere un miglior equilibrio ed una maggiore sostenibilità del settore e dei singoli enti di cui si compone. Per individuare tali “strade di crescita” si è scelto di condurre un'analisi economica non solo puntuale, per fotografare lo stato di realtà italiano, ma anche e soprattutto dinamica per riconoscere, invece, le possibili evoluzioni future. Tale approccio è stato seguito sia nella disamina della normativa di riferimento sia nell'analisi comparata delle ultime edizioni dei principali bandi di finanziamento per lo spettacolo presenti sul territorio torinese. A seguire, si è condotto uno studio e un confronto fra due casi: un teatro nazionale di prosa, il Teatro Stabile di Torino, e un'associazione di promozione sociale, l'Associazione Didee. A partire dal dibattito esistente sulla normativa di settore e, soprattutto, dalle strategie imprenditoriali intraprese dai due enti presentati, si è infine cercata nell'Imprenditorialità, vista come versione manageriale della Creatività, la cura allo storico morbo: imprenditorialità che sia risposta concreta ai bisogni tanto della domanda quanto dell'offerta e che sappia fornire la chiave per guardare al settore delle Performing Arts non solo come un settore artistico ma come un vero strumento di sviluppo economico e territoriale. Un atteggiamento proattivo volto alla continua ricerca della qualità dell'offerta senza che vengano trascurati solidi vincoli di bilancio è l'auspicabile risposta sia al mondo del finanziamento privato, disposto ad investire in un prodotto efficiente e redditizio, sia al finanziamento pubblico necessario a un patrimonio artistico che merita tutela e valorizzazione a prescindere dalla consapevolezza dei cittadini del suo valore.File | Dimensione | Formato | |
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