Argomento della mia tesi è la politica di allargamento dell'Unione europea. Approfondendo dapprima il tema delle condizioni per la membership europea (e il loro relativo sviluppo: dai criteri di Copenaghen all'approccio ¿fundamental firsts¿), l'elaborato mira a concentrarsi su un aspetto chiave della politica di allargamento attuale: lo strumento IPA (Instrument of Pre-Accession) quale strumento di assistenza finanziaria verso i Paesi candidati e potenziali candidati all'adesione all'UE. Successivamente, l'elaborato si sofferma sullo stato dell'arte delle relazioni dell'UE con i Paesi dei Balcani e la Turchia, tra credibilità della prospettiva europea e crescente ¿stanchezza da allargamento¿ tra alcuni dei suo Stati membri. Le traiettorie dei percorsi europei di Balcani e Turchia non sono completamente paragonabili: la Commissione europea ha tentato recentemente di rivitalizzare il percorso europeo dei Balcani occidentali con la Comunicazione del 6 febbraio 2018 intitolata ¿Una prospettiva di allargamento credibile e un maggior impegno dell'UE per i Balcani occidentali¿; d'altra parte, tuttavia, il negoziato di adesione con la Turchia appare de facto congelato, come certificato dalle Conclusioni Allargamento del Consiglio Affari Generali del giugno 2018 nonché dalla raccomandazione dell'ultimo rapporto del Parlamento europeo del 13 marzo 2019. In tale contesto, appare interessante approfondire come lo strumento IPA rifletta tali dinamiche politiche. Successivamente, l'elaborato si concentra sugli scenari futuri dell'Unione e sul concetto di integrazione differenziata. Le crisi multiple del dopo-Lisbona, quella finanziaria e quella dei migranti, seguite dal referendum britannico del 23 giugno 2016 sulla permanenza del Regno Unito nella UE, hanno portato alla luce profonde divergenze sullo scopo dell'integrazione. Soprattutto la seconda crisi, quella dei rifugiati politici e migranti economici, ha mostrato importanti differenze nell'interpretazione delle finalità dell'integrazione europea. I Paesi del cosiddetto gruppo Visegrad, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, ma in generale la maggior parte dei Paesi entrati nell'UE con l'allargamento del 2004 - 2007 sono sostanzialmente interessati al mercato unico e hanno una visione molto diversa dei valori e degli obiettivi politici dell'Unione. La loro adesione all'Unione ha avuto un significato economico e simbolico, ma non certamente politico. È per questo motivo che da alcuni anni si discute di un'Europa a più velocità, a più livelli o a geometria variabile, intendendo con queste espressioni un'idea di Unione europea caratterizzata da nuclei di Paesi diversi: da una parte coloro che possiedono gli strumenti e la volontà per trainare il progetto europeo e procedere verso un'integrazione più profonda; dall'altra quei Paesi non ancora capaci, disposti o desiderosi di seguirli in tale processo. Quest'idea si riflette anche nella politica di allargamento verso Balcani e Turchia: la possibilità di un modello speciale che differisca dalla piena adesione è stata infatti più volte discussa. Si può affermare che la politica di vicinato e quella di allargamento stiano divenendo sempre più simili? Il capitolo cerca di cogliere gli aspetti a favore e contrari a questa proposta, interrogandosi sui suoi possibili limiti concreti e sulle sue conseguenze future nel progetto di integrazione europea.

L'allargamento dell'Unione europea: sfide attuali e prospettive future

GIUSTETTO, ELENA
2018/2019

Abstract

Argomento della mia tesi è la politica di allargamento dell'Unione europea. Approfondendo dapprima il tema delle condizioni per la membership europea (e il loro relativo sviluppo: dai criteri di Copenaghen all'approccio ¿fundamental firsts¿), l'elaborato mira a concentrarsi su un aspetto chiave della politica di allargamento attuale: lo strumento IPA (Instrument of Pre-Accession) quale strumento di assistenza finanziaria verso i Paesi candidati e potenziali candidati all'adesione all'UE. Successivamente, l'elaborato si sofferma sullo stato dell'arte delle relazioni dell'UE con i Paesi dei Balcani e la Turchia, tra credibilità della prospettiva europea e crescente ¿stanchezza da allargamento¿ tra alcuni dei suo Stati membri. Le traiettorie dei percorsi europei di Balcani e Turchia non sono completamente paragonabili: la Commissione europea ha tentato recentemente di rivitalizzare il percorso europeo dei Balcani occidentali con la Comunicazione del 6 febbraio 2018 intitolata ¿Una prospettiva di allargamento credibile e un maggior impegno dell'UE per i Balcani occidentali¿; d'altra parte, tuttavia, il negoziato di adesione con la Turchia appare de facto congelato, come certificato dalle Conclusioni Allargamento del Consiglio Affari Generali del giugno 2018 nonché dalla raccomandazione dell'ultimo rapporto del Parlamento europeo del 13 marzo 2019. In tale contesto, appare interessante approfondire come lo strumento IPA rifletta tali dinamiche politiche. Successivamente, l'elaborato si concentra sugli scenari futuri dell'Unione e sul concetto di integrazione differenziata. Le crisi multiple del dopo-Lisbona, quella finanziaria e quella dei migranti, seguite dal referendum britannico del 23 giugno 2016 sulla permanenza del Regno Unito nella UE, hanno portato alla luce profonde divergenze sullo scopo dell'integrazione. Soprattutto la seconda crisi, quella dei rifugiati politici e migranti economici, ha mostrato importanti differenze nell'interpretazione delle finalità dell'integrazione europea. I Paesi del cosiddetto gruppo Visegrad, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, ma in generale la maggior parte dei Paesi entrati nell'UE con l'allargamento del 2004 - 2007 sono sostanzialmente interessati al mercato unico e hanno una visione molto diversa dei valori e degli obiettivi politici dell'Unione. La loro adesione all'Unione ha avuto un significato economico e simbolico, ma non certamente politico. È per questo motivo che da alcuni anni si discute di un'Europa a più velocità, a più livelli o a geometria variabile, intendendo con queste espressioni un'idea di Unione europea caratterizzata da nuclei di Paesi diversi: da una parte coloro che possiedono gli strumenti e la volontà per trainare il progetto europeo e procedere verso un'integrazione più profonda; dall'altra quei Paesi non ancora capaci, disposti o desiderosi di seguirli in tale processo. Quest'idea si riflette anche nella politica di allargamento verso Balcani e Turchia: la possibilità di un modello speciale che differisca dalla piena adesione è stata infatti più volte discussa. Si può affermare che la politica di vicinato e quella di allargamento stiano divenendo sempre più simili? Il capitolo cerca di cogliere gli aspetti a favore e contrari a questa proposta, interrogandosi sui suoi possibili limiti concreti e sulle sue conseguenze future nel progetto di integrazione europea.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/51594