L'atmosfera è caratterizzata dalla presenza di un insieme vasto ed eterogeneo di particelle aerodisperse (particolato atmosferico, o Polveri Totali Sospese (PTS), o Particulate Matter (PM)), la cui tossicità dipende dalla loro dimensione, composizione chimica e concentrazione. Lo scopo di questo elaborato è stato quello di valutare la tipologia e la concentrazione del particolato inorganico (PM 2.5) aerodisperso nella città di Torino, analizzando 24 campioni d'aria, uno per ogni quartiere, campionati nel periodo tra maggio e novembre 2016 al fine di poter avanzare delle ipotesi sulle possibili sorgenti di aerodispersione. Per ogni particella con diametro ≤2,5µm sono stati acquisiti dati morfologici, dimensionali e chimici mediante l'utilizzo del Microscopio Elettronico a Scansione con annessa Spettrometria in Dispersione di Energia (SEM-EDS). In totale sono state rilevate 1986 particelle appartenenti a 70 tipologie di specie minerali/composti inorganici differenti. La concentrazione di particolato maggiore è stata rilevata nei quartieri Regio Parco-Barca (SPOT 13) e Mirafiori Nord (SPOT 22); il quartiere con minor concentrazione è Lingotto (SPOT 4). La specie mineralogica/composto inorganico più abbondante e più diffusa è rappresentata dal gruppo degli ossidi di metalli pesanti (2319,2 pp/l), seguito dal gruppo dei fillosilicati argillosi (863,5 pp/l). Suddividendo la città in tre macroaree: periferia nord, centro e periferia sud, la concentrazione media del particolato è pressoché simile, leggermente inferiore in periferia sud. Dal confronto tra i dati ricavati da questa indagine effettuata nella città di Torino (zona urbana) con quelli ottenuti in una precedente campagna di campionamenti nelle Valli di Lanzo (zona rurale), sono emerse alcune differenze significative. Nelle Valli di Lanzo la concentrazione totale di particolato è circa il 17% rispetto a quella rilevata nella città di Torino; la specie mineralogica/composto inorganico più abbondante e più diffusa è rappresentata dai fillosilicati anziché gli ossidi metallici, composti molto comuni in aree densamente urbanizzate, provenienti da sorgenti antropiche, come traffico veicolare e impianti industriali, e molto nocivi per la salute umana. Ad oggi per il PM2.5 sono stati stabiliti solamente valori soglia annuali (D. lgs 155/2010), anche se l'OMS (2006) ha suggerito un valore di riferimento da adottare di 25µg/m3. Inoltre, le indagini effettuate dagli enti preposti al controllo della qualità dell'aria sono attualmente solo di tipo gravimetrico, cioè viene valutato esclusivamente il peso del PM depositato sul filtro ma è identificata la natura chimica delle particelle. Il sistema di indagine utilizzato in questo lavoro invece ha permesso di identificare quali specie mineralogiche/composti inorganici sono aerodispersi e in quali concentrazioni. Esso, benchè più costoso sia in termini economici, sia in quantità di tempo utilizzato per le analisi, è più adatto ad un controllo della qualità dell'aria al fine di riconoscere le differenti fonti di emissione del particolato e poter così intervenire in modo mirato per la risoluzione di eventuali problemi di inquinamento dell'aria. Pertanto, potrebbe essere adottato come sistema di controllo anche se non routinario.

Particolato inorganico (PM 2.5) aerodisperso nella città di Torino: identificazione e quantificazione mediante SEM-EDS.

DI FINE, ALESSANDRA
2017/2018

Abstract

L'atmosfera è caratterizzata dalla presenza di un insieme vasto ed eterogeneo di particelle aerodisperse (particolato atmosferico, o Polveri Totali Sospese (PTS), o Particulate Matter (PM)), la cui tossicità dipende dalla loro dimensione, composizione chimica e concentrazione. Lo scopo di questo elaborato è stato quello di valutare la tipologia e la concentrazione del particolato inorganico (PM 2.5) aerodisperso nella città di Torino, analizzando 24 campioni d'aria, uno per ogni quartiere, campionati nel periodo tra maggio e novembre 2016 al fine di poter avanzare delle ipotesi sulle possibili sorgenti di aerodispersione. Per ogni particella con diametro ≤2,5µm sono stati acquisiti dati morfologici, dimensionali e chimici mediante l'utilizzo del Microscopio Elettronico a Scansione con annessa Spettrometria in Dispersione di Energia (SEM-EDS). In totale sono state rilevate 1986 particelle appartenenti a 70 tipologie di specie minerali/composti inorganici differenti. La concentrazione di particolato maggiore è stata rilevata nei quartieri Regio Parco-Barca (SPOT 13) e Mirafiori Nord (SPOT 22); il quartiere con minor concentrazione è Lingotto (SPOT 4). La specie mineralogica/composto inorganico più abbondante e più diffusa è rappresentata dal gruppo degli ossidi di metalli pesanti (2319,2 pp/l), seguito dal gruppo dei fillosilicati argillosi (863,5 pp/l). Suddividendo la città in tre macroaree: periferia nord, centro e periferia sud, la concentrazione media del particolato è pressoché simile, leggermente inferiore in periferia sud. Dal confronto tra i dati ricavati da questa indagine effettuata nella città di Torino (zona urbana) con quelli ottenuti in una precedente campagna di campionamenti nelle Valli di Lanzo (zona rurale), sono emerse alcune differenze significative. Nelle Valli di Lanzo la concentrazione totale di particolato è circa il 17% rispetto a quella rilevata nella città di Torino; la specie mineralogica/composto inorganico più abbondante e più diffusa è rappresentata dai fillosilicati anziché gli ossidi metallici, composti molto comuni in aree densamente urbanizzate, provenienti da sorgenti antropiche, come traffico veicolare e impianti industriali, e molto nocivi per la salute umana. Ad oggi per il PM2.5 sono stati stabiliti solamente valori soglia annuali (D. lgs 155/2010), anche se l'OMS (2006) ha suggerito un valore di riferimento da adottare di 25µg/m3. Inoltre, le indagini effettuate dagli enti preposti al controllo della qualità dell'aria sono attualmente solo di tipo gravimetrico, cioè viene valutato esclusivamente il peso del PM depositato sul filtro ma è identificata la natura chimica delle particelle. Il sistema di indagine utilizzato in questo lavoro invece ha permesso di identificare quali specie mineralogiche/composti inorganici sono aerodispersi e in quali concentrazioni. Esso, benchè più costoso sia in termini economici, sia in quantità di tempo utilizzato per le analisi, è più adatto ad un controllo della qualità dell'aria al fine di riconoscere le differenti fonti di emissione del particolato e poter così intervenire in modo mirato per la risoluzione di eventuali problemi di inquinamento dell'aria. Pertanto, potrebbe essere adottato come sistema di controllo anche se non routinario.
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