Il fuoco è un fattore importante per le scale temporali ecologiche e per quanto riguarda la sua capacità di effettuare un sostanziale cambiamento dell'habitat. Tali cambiamenti, possono alterare drasticamente la composizione delle comunità vegetali ed animali. Tuttavia, il fuoco può anche essere utilizzato per ristabilire fitte foreste stagnanti e migliorare l'habitat naturale delle praterie. Una sfida interessante, avviata soprattutto a seguito dei grossi incendi del 1988 nel Parco Nazionale di Yellowstone e in altre parti del globo, è quella di capire come la fauna selvatica risponda e selezioni le risorse necessarie all'interno delle aree bruciate. L'obiettivo principale di questo studio riguarda l'analisi degli effetti a breve termine, sulla distribuzione di camosci e stambecchi, a seguito del vasto incendio autunnale del 2017 generatosi in Valle di Susa. In particolare, si è inteso indagare se gli ungulati alpini, già abituati a vivere in condizioni estreme, rispondano in modo positivo al passaggio del fuoco oppure tendano ad abbandonare il loro habitat storico per concentrarsi maggiormente in zone non bruciate. In aggiunta, si è deciso di sperimentare, in particolare nelle zone più impervie dell'area di studio, il censimento con il drone, per ricavare delle linee guida di comportamento al volo e distinguere quali potrebbero essere punti di forza e problemi della metodica. La prima parte dello studio si basa sul reperimento di informazioni generali riguardanti le dinamiche dell'incendio e l'eventuale rinvenimento di carcasse animali nel corso delle operazioni di spegnimento e nelle settimane successive. In seguito, si sono intervistate persone esperte sulla precedente distribuzione e consistenza della fauna nei luoghi interessati, per definire le aree che prima dell'incendio, erano maggiormente vocate alla presenza di camosci e stambecchi. Queste informazioni, sono anche servite per tracciare dei transetti, che hanno interessato in modo bilanciato sia zone bruciate che zone non bruciate. Questi transetti sono stati percorsi più volte nel corso del periodo compreso tra fine aprile e fine ottobre 2018, in parallelo con il monitoraggio da drone. Attraverso un'elaborazione cartografica della distribuzione degli ungulati alpini in aree bruciate e non è stato possibile rappresentare la risposta a breve termine degli animali di fronte a un disturbo apparentemente molto impattante. Per quanto riguarda il drone, ne sono stati valutati il grado di disturbo sulla fauna selvatica e l'efficacia del suo utilizzo come alternativa agli operatori a terra.

Impatto a breve termine di un vasto incendio autunnale sulla distribuzione di camosci e stambecchi in una vallata alpina.

REGIS, ANNA
2017/2018

Abstract

Il fuoco è un fattore importante per le scale temporali ecologiche e per quanto riguarda la sua capacità di effettuare un sostanziale cambiamento dell'habitat. Tali cambiamenti, possono alterare drasticamente la composizione delle comunità vegetali ed animali. Tuttavia, il fuoco può anche essere utilizzato per ristabilire fitte foreste stagnanti e migliorare l'habitat naturale delle praterie. Una sfida interessante, avviata soprattutto a seguito dei grossi incendi del 1988 nel Parco Nazionale di Yellowstone e in altre parti del globo, è quella di capire come la fauna selvatica risponda e selezioni le risorse necessarie all'interno delle aree bruciate. L'obiettivo principale di questo studio riguarda l'analisi degli effetti a breve termine, sulla distribuzione di camosci e stambecchi, a seguito del vasto incendio autunnale del 2017 generatosi in Valle di Susa. In particolare, si è inteso indagare se gli ungulati alpini, già abituati a vivere in condizioni estreme, rispondano in modo positivo al passaggio del fuoco oppure tendano ad abbandonare il loro habitat storico per concentrarsi maggiormente in zone non bruciate. In aggiunta, si è deciso di sperimentare, in particolare nelle zone più impervie dell'area di studio, il censimento con il drone, per ricavare delle linee guida di comportamento al volo e distinguere quali potrebbero essere punti di forza e problemi della metodica. La prima parte dello studio si basa sul reperimento di informazioni generali riguardanti le dinamiche dell'incendio e l'eventuale rinvenimento di carcasse animali nel corso delle operazioni di spegnimento e nelle settimane successive. In seguito, si sono intervistate persone esperte sulla precedente distribuzione e consistenza della fauna nei luoghi interessati, per definire le aree che prima dell'incendio, erano maggiormente vocate alla presenza di camosci e stambecchi. Queste informazioni, sono anche servite per tracciare dei transetti, che hanno interessato in modo bilanciato sia zone bruciate che zone non bruciate. Questi transetti sono stati percorsi più volte nel corso del periodo compreso tra fine aprile e fine ottobre 2018, in parallelo con il monitoraggio da drone. Attraverso un'elaborazione cartografica della distribuzione degli ungulati alpini in aree bruciate e non è stato possibile rappresentare la risposta a breve termine degli animali di fronte a un disturbo apparentemente molto impattante. Per quanto riguarda il drone, ne sono stati valutati il grado di disturbo sulla fauna selvatica e l'efficacia del suo utilizzo come alternativa agli operatori a terra.
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