La ricerca per l'elaborazione di questa tesi si inserisce all'interno dell'Antropologia dei rifugiati, in particolare nell'ambito dell'etnografia dell'accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati in Italia; nello specifico ho cercato di osservare le dinamiche e i rapporti esistenti tra le beneficiarie di un progetto SPRAR e il territorio in cui esso è situato, per un periodo di cinque mesi. Un elemento rilevante è la necessità, nel contesto attuale, di affrontare il tema dei rapporti tra le persone all'interno dei progetti di accoglienza ed il territorio visto il clima di crescente ostilità e la diffusione di sentimenti razzisti nei confronti di chi arriva nel nostro paese per fare domanda di asilo; oltre a ciò il governo attuale ha promulgato una legge che coinvolge direttamente il settore dell'accoglienza, in una direzione che va a modificare radicalmente il sistema finora vigente. Gli insegnamenti e le letture proposte mi hanno permesso di riflettere sulla complessità dello studio delle migrazioni, nello specifico quelle forzate, e l'importanza di analizzare criticamente i termini, le nozioni e i concetti che definiscono l'area di studi. Il rifugiato, come spiegano autori quali Malkki (1995a) o Cabot (2011), è un'etichetta costruita dal sistema burocratico internazionale e quindi è fondamentale soffermarsi per comprendere come viene costruita e quali implicazioni può avere nella vita delle persone richiedenti asilo e rifugiate. Infine, i corsi che ho seguito mi hanno trasmesso la necessità di implementare le ricerche in tale ambito. Fondamentale per la preparazione alla ricerca sul campo è stata la lettura della bibliografia relativa al filone di studi dei Refugees Studies Tali letture permettono di comprendere la complessità della tematica relativa al sistema umanitario di aiuto dei rifugiati e di riflettere sulla necessità o meno dell'esistenza di un filone di studi multidisciplinare specifico per la categoria del rifugiato. Un altro elemento bibliografico che ha caratterizzato la mia preparazione alla ricerca sul campo è stata la lettura del Rapporto sulla protezione internazionale 2017 e dei Report sul diritto d'asilo in Italia. Fondamentali sono stati anche i lavori di Marchetti (2016), Whyte (2011), Cabot (2011) Pinelli (2011), Sorgoni (2011a) che, come si vedrà nella tesi, hanno contribuito a fornirmi le lenti necessarie per interpretare ciò che ho osservato durante la mia ricerca. In conclusione, credo che sarebbe necessario un maggiore approfondimento sulle effettive relazioni che le beneficiarie del progetto riescono a creare nel contesto chivassese, attraverso un periodo di ricerca più lungo, e se questo possa influire sul loro inserimento effettivo nella società italiana. Allo stesso tempo, sarebbe importante ricercare e riflettere sulle modalità che potrebbero permettere di offrire un ascolto reale e concreto alle voci e ai desideri delle donne rifugiate, ai fini del raggiungimento di una piena realizzazione di sé e dei propri progetti. Sarebbe altrettanto interessante indagare gli effetti positivi in termini di conoscenza interculturale e quindi minore paura dell'altro per i cittadini chivassesi e per la società italiana, per giungere ad una convivenza ¿ anche se forse utopistica ¿ priva di divisioni e confini rigidi tra i vari gruppi delle comunità.

PROGETTI DI ACCOGLIENZA E DINAMICHE RELAZIONALI Il caso della Cooperativa Marypoppins a Chivasso

BO, MADDALENA
2018/2019

Abstract

La ricerca per l'elaborazione di questa tesi si inserisce all'interno dell'Antropologia dei rifugiati, in particolare nell'ambito dell'etnografia dell'accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati in Italia; nello specifico ho cercato di osservare le dinamiche e i rapporti esistenti tra le beneficiarie di un progetto SPRAR e il territorio in cui esso è situato, per un periodo di cinque mesi. Un elemento rilevante è la necessità, nel contesto attuale, di affrontare il tema dei rapporti tra le persone all'interno dei progetti di accoglienza ed il territorio visto il clima di crescente ostilità e la diffusione di sentimenti razzisti nei confronti di chi arriva nel nostro paese per fare domanda di asilo; oltre a ciò il governo attuale ha promulgato una legge che coinvolge direttamente il settore dell'accoglienza, in una direzione che va a modificare radicalmente il sistema finora vigente. Gli insegnamenti e le letture proposte mi hanno permesso di riflettere sulla complessità dello studio delle migrazioni, nello specifico quelle forzate, e l'importanza di analizzare criticamente i termini, le nozioni e i concetti che definiscono l'area di studi. Il rifugiato, come spiegano autori quali Malkki (1995a) o Cabot (2011), è un'etichetta costruita dal sistema burocratico internazionale e quindi è fondamentale soffermarsi per comprendere come viene costruita e quali implicazioni può avere nella vita delle persone richiedenti asilo e rifugiate. Infine, i corsi che ho seguito mi hanno trasmesso la necessità di implementare le ricerche in tale ambito. Fondamentale per la preparazione alla ricerca sul campo è stata la lettura della bibliografia relativa al filone di studi dei Refugees Studies Tali letture permettono di comprendere la complessità della tematica relativa al sistema umanitario di aiuto dei rifugiati e di riflettere sulla necessità o meno dell'esistenza di un filone di studi multidisciplinare specifico per la categoria del rifugiato. Un altro elemento bibliografico che ha caratterizzato la mia preparazione alla ricerca sul campo è stata la lettura del Rapporto sulla protezione internazionale 2017 e dei Report sul diritto d'asilo in Italia. Fondamentali sono stati anche i lavori di Marchetti (2016), Whyte (2011), Cabot (2011) Pinelli (2011), Sorgoni (2011a) che, come si vedrà nella tesi, hanno contribuito a fornirmi le lenti necessarie per interpretare ciò che ho osservato durante la mia ricerca. In conclusione, credo che sarebbe necessario un maggiore approfondimento sulle effettive relazioni che le beneficiarie del progetto riescono a creare nel contesto chivassese, attraverso un periodo di ricerca più lungo, e se questo possa influire sul loro inserimento effettivo nella società italiana. Allo stesso tempo, sarebbe importante ricercare e riflettere sulle modalità che potrebbero permettere di offrire un ascolto reale e concreto alle voci e ai desideri delle donne rifugiate, ai fini del raggiungimento di una piena realizzazione di sé e dei propri progetti. Sarebbe altrettanto interessante indagare gli effetti positivi in termini di conoscenza interculturale e quindi minore paura dell'altro per i cittadini chivassesi e per la società italiana, per giungere ad una convivenza ¿ anche se forse utopistica ¿ priva di divisioni e confini rigidi tra i vari gruppi delle comunità.
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