La Direttiva 2006/123/CE, altrimenti detta ¿direttiva Bolkestein¿ o ¿direttiva servizi¿, introduce un cambiamento nel sistema europeo delle concessioni di beni demaniali a finalità turistico-ricreative. Tuttavia, per quanto attiene alla realtà italiana, la sua concreta applicazione ha generato conseguenze tutt'ora in corso sia dal punto di vista socio-politico che più direttamente incidenti sulle attività economiche correlate alle concessioni demaniali marittime. L'applicazione della direttiva ha portato a vibranti proteste da parte di tutti i gestori degli stabilimenti balneari che vivono attraverso queste attività economiche poiché avvertono il pericolo di vedersi sottratti anni di lavoro e investimenti risalenti nel tempo, che possono essere messi in discussione dall'obbligo di concedere detti beni mediante procedura di evidenza pubblica. Dal punto di vista più squisitamente giuridico, questo timore sembrava avvicinarsi sempre più a farsi realtà con l'approssimarsi della scadenza generalizzata della durata delle concessioni, che era prevista per il 31 dicembre 2020, ma che attraverso la Legge di Bilancio 2019 è stata prorogata di 15 anni. Negli anni passati ogni forza politica italiana, anche a seguito della procedura di infrazione comunitaria n. 2008/4908, circa la disciplina relativa alla preferenza accordata al concessionario scaduto e all'automatismo del rinnovo delle concessioni turistico-ricreative, ha tentato di mediare e di trovare una soluzione compatibile con le disposizioni della Direttiva 2006/123/CE e con il principio di affidamento dei soggetti titolari delle concessioni. Tale tentativo ha portato a scarsi o quasi nulli risultati, per cui il problema resta ed è attuale in ordine all'applicazione a regime della direttiva. A fronte dell'inerzia del legislatore statale, è da registrarsi invece l'intervento di alcune Regioni che hanno tentato di risolvere il problema con apposite leggi, che per altro non si sono sottratte agli strali della Corte costituzionale. In questo quadro di riferimento, dopo aver tentato di verificare se e quali spazi erano e sono ancora suscettibili di compiere un giusto bilanciamento tra i contrapposti interessi, la tesi pone l'attenzione sull'uso particolare degli spazi d'acqua antistanti le spiagge attraverso i cosiddetti trabocchi, ¿i ragni di D'Annunzio¿, antiche macchine per la pesca di tradizione abruzzese che si protendono sul mare per pochi metri, costituendo una sorta di palafitte, che si reggono su pali conficcati su pochi scogli affioranti. I trabocchi hanno la particolarità di essere a numero chiuso in quanto la loro tecnica di costruzione può considerarsi ¿irripetibile¿, frutto dell'ingegno umano e della tradizione culturale, famigliare ed artigianale, tramandata di generazione in generazione. Questi due profili, l'uno della tradizionale tipicità della tecnica costruttiva e l'altro della particolare ubicazione con occupazione di uno specchio d'acqua su pali conficcati su pochi scogli affioranti, paiono rendere speciale la qualificazione giuridica dei trabocchi e sembrano esentarli da qualsiasi applicazione della normativa europea, essendo altresì assoggettati alla tutela da parte della legislazione regionale.

L'applicazione della normativa europea alle concessioni di demanio marittimo con finalità turistico-ricreative: il caso dei trabocchi d'Abruzzo

SANTI, BIANCA
2018/2019

Abstract

La Direttiva 2006/123/CE, altrimenti detta ¿direttiva Bolkestein¿ o ¿direttiva servizi¿, introduce un cambiamento nel sistema europeo delle concessioni di beni demaniali a finalità turistico-ricreative. Tuttavia, per quanto attiene alla realtà italiana, la sua concreta applicazione ha generato conseguenze tutt'ora in corso sia dal punto di vista socio-politico che più direttamente incidenti sulle attività economiche correlate alle concessioni demaniali marittime. L'applicazione della direttiva ha portato a vibranti proteste da parte di tutti i gestori degli stabilimenti balneari che vivono attraverso queste attività economiche poiché avvertono il pericolo di vedersi sottratti anni di lavoro e investimenti risalenti nel tempo, che possono essere messi in discussione dall'obbligo di concedere detti beni mediante procedura di evidenza pubblica. Dal punto di vista più squisitamente giuridico, questo timore sembrava avvicinarsi sempre più a farsi realtà con l'approssimarsi della scadenza generalizzata della durata delle concessioni, che era prevista per il 31 dicembre 2020, ma che attraverso la Legge di Bilancio 2019 è stata prorogata di 15 anni. Negli anni passati ogni forza politica italiana, anche a seguito della procedura di infrazione comunitaria n. 2008/4908, circa la disciplina relativa alla preferenza accordata al concessionario scaduto e all'automatismo del rinnovo delle concessioni turistico-ricreative, ha tentato di mediare e di trovare una soluzione compatibile con le disposizioni della Direttiva 2006/123/CE e con il principio di affidamento dei soggetti titolari delle concessioni. Tale tentativo ha portato a scarsi o quasi nulli risultati, per cui il problema resta ed è attuale in ordine all'applicazione a regime della direttiva. A fronte dell'inerzia del legislatore statale, è da registrarsi invece l'intervento di alcune Regioni che hanno tentato di risolvere il problema con apposite leggi, che per altro non si sono sottratte agli strali della Corte costituzionale. In questo quadro di riferimento, dopo aver tentato di verificare se e quali spazi erano e sono ancora suscettibili di compiere un giusto bilanciamento tra i contrapposti interessi, la tesi pone l'attenzione sull'uso particolare degli spazi d'acqua antistanti le spiagge attraverso i cosiddetti trabocchi, ¿i ragni di D'Annunzio¿, antiche macchine per la pesca di tradizione abruzzese che si protendono sul mare per pochi metri, costituendo una sorta di palafitte, che si reggono su pali conficcati su pochi scogli affioranti. I trabocchi hanno la particolarità di essere a numero chiuso in quanto la loro tecnica di costruzione può considerarsi ¿irripetibile¿, frutto dell'ingegno umano e della tradizione culturale, famigliare ed artigianale, tramandata di generazione in generazione. Questi due profili, l'uno della tradizionale tipicità della tecnica costruttiva e l'altro della particolare ubicazione con occupazione di uno specchio d'acqua su pali conficcati su pochi scogli affioranti, paiono rendere speciale la qualificazione giuridica dei trabocchi e sembrano esentarli da qualsiasi applicazione della normativa europea, essendo altresì assoggettati alla tutela da parte della legislazione regionale.
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