In 2000, researcher Rosalie Ber, after highlighting the problems of surrogacy, proposed a medical alternative that involves the use of bodies in a permanent vegetative state as functional for gestation, instead of women who, for medical reasons, are unable to undergo pregnancy but wish to become mothers. Twenty-three years later, norwegian philosopher Anna Smajdor, building on Ber's work, published a paper titled Whole Body Gestational Donation, in which she suggests using bodies in a state of brain death for gestational purposes, in place of women who, in this case, do not want to undergo pregnancy for any reason. According to Smajdor, pregnancy can be equated to a disease and should therefore be viewed as such. However, due to widespread misogyny, no progress seems to have been made towards freeing women from the natural role of childbearers, in which they have been chained since the dawn of time. Starting from the ethical paradigm of quality of life, this paper aims to examine the issue from a theoretical perspective, presenting its advantages and limitations, and showing us what possible future changes might be — thanks to medical and scientific progress — in how we approach alternative reproductive methods.

Nel 2000 la ricercatrice Rosalie Ber, dopo aver messo in luce i problemi della gestazione per altri, ha presentato un’alternativa medica che prevede l’utilizzo di corpi in stato vegetativo permanente come funzionali per la gestazione al posto delle donne che, per motivi di impossibilità medica, non possono sottoporsi alla gravidanza ma desiderano diventare madri. Ventitré anni dopo la filosofa norvegese Anna Smajdor, sulla scorta di quanto scritto da Ber, ha pubblicato un paper intitolato Whole body gestational donation in cui propone di utilizzare corpi in stato di morte cerebrale per fini gestazionali al posto delle donne che, in questo caso, per qualsiasi motivo non vogliono sottoporsi alla gravidanza. Quest’ultima, come vedremo, è equiparabile secondo Smajdor ad una malattia e dovrebbe essere pertanto vista come tale ma – a causa della misoginia diffusa – ad oggi non sembrano essere stati fatti passi avanti verso la liberazione del ruolo naturale di gestanti in cui le donne sono incatenate dalla notte dei tempi. Partendo dal paradigma etico della qualità della vita il presente elaborato ha l’obiettivo di esaminare la questione da un punto di vista teorico, presentarne i vantaggi, i limiti e mostrarci quali sono i possibili cambiamenti futuri – grazie al progresso medico e scientifico – rispetto al modo di rapportarci ai metodi di riproduzione alternativa.

Whole body gestational donation: la sfida bioetica di Anna Smajdor

BERTOLINI, MARCO
2023/2024

Abstract

Nel 2000 la ricercatrice Rosalie Ber, dopo aver messo in luce i problemi della gestazione per altri, ha presentato un’alternativa medica che prevede l’utilizzo di corpi in stato vegetativo permanente come funzionali per la gestazione al posto delle donne che, per motivi di impossibilità medica, non possono sottoporsi alla gravidanza ma desiderano diventare madri. Ventitré anni dopo la filosofa norvegese Anna Smajdor, sulla scorta di quanto scritto da Ber, ha pubblicato un paper intitolato Whole body gestational donation in cui propone di utilizzare corpi in stato di morte cerebrale per fini gestazionali al posto delle donne che, in questo caso, per qualsiasi motivo non vogliono sottoporsi alla gravidanza. Quest’ultima, come vedremo, è equiparabile secondo Smajdor ad una malattia e dovrebbe essere pertanto vista come tale ma – a causa della misoginia diffusa – ad oggi non sembrano essere stati fatti passi avanti verso la liberazione del ruolo naturale di gestanti in cui le donne sono incatenate dalla notte dei tempi. Partendo dal paradigma etico della qualità della vita il presente elaborato ha l’obiettivo di esaminare la questione da un punto di vista teorico, presentarne i vantaggi, i limiti e mostrarci quali sono i possibili cambiamenti futuri – grazie al progresso medico e scientifico – rispetto al modo di rapportarci ai metodi di riproduzione alternativa.
Whole body gestational donation: Anna Smajdor's bioethical challenge
In 2000, researcher Rosalie Ber, after highlighting the problems of surrogacy, proposed a medical alternative that involves the use of bodies in a permanent vegetative state as functional for gestation, instead of women who, for medical reasons, are unable to undergo pregnancy but wish to become mothers. Twenty-three years later, norwegian philosopher Anna Smajdor, building on Ber's work, published a paper titled Whole Body Gestational Donation, in which she suggests using bodies in a state of brain death for gestational purposes, in place of women who, in this case, do not want to undergo pregnancy for any reason. According to Smajdor, pregnancy can be equated to a disease and should therefore be viewed as such. However, due to widespread misogyny, no progress seems to have been made towards freeing women from the natural role of childbearers, in which they have been chained since the dawn of time. Starting from the ethical paradigm of quality of life, this paper aims to examine the issue from a theoretical perspective, presenting its advantages and limitations, and showing us what possible future changes might be — thanks to medical and scientific progress — in how we approach alternative reproductive methods.
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Descrizione: L'elaborato esplora la possibilità di utilizzare corpi in stato di morte cerebrale per portare avanti una gravidanza al posto delle donne, liberando queste ultime dal ruolo naturale di gestanti che le attanaglia dalla notte dei tempi.
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