This paper questions the Autism concept by deconstructing it through sociological theoretical references which are used to refute the medical and pathological perspective of the condition. The paper aims to offer an alternative vision of the phenomenon through a different definition process, built in a de-stigmatizing perspective, detached from the medical one, which perceives autism exclusively as a neurological disorder. The first chapter describes the concept definition process that occurred in the medical field which contributed to its pathologization in every area of everyday life. Afterwards, the constructionist perspective sustained by the social model is presented and it will turn out as essential for the creation of a new definition process. The social model serves as a theoretical framework for the most recent Neurodiversity Paradigm, which will be thematized in the second chapter. Apart from that, the chapter also dwells on the intersectionality dimension by supporting how the ethnic derivation, gender identity or sexual orientation can contribute to the radicalization of the stigmatization process for neurodiverse individuals. The third chapter deals with the Stigma theme. It is more of a theoretical chapter, because it analyzes the consequences and causes behind the stigmatization process. The paper also highlights the “neutralization techniques” theorized by the sociologist Goffman, which the autistic individuals or their caregivers enact in order to mitigate the stigmatization process consequences on their social existence. Finally, the fourth chapter is more of an empiric one. Infact, it includes two interesting interviews conducted during the writing of the paper which revealed to be fundamental since they are a reportage of the actual experience of two caregivers, that is, those who deal with autistic people in their everyday life. The interviews’ results are food for thought, infact they turned out as very useful for refuting the medical paradigm until the end. So, the paper demonstrates how through the spreading of different kinds of information, alternative to the standard one, every taken for granted phenomenon can assume a very different meaning. It is exactly what the social model academics wanted to prove concerning the Autism concept, which is extremely heterogeneous and as so cannot be defined univocally. It is an extremely diversified condition, involving very different and unique people. Therefore, using the diversity semantic field results as the most suitable way to describe the phenomenon.
L’elaborato mette in discussione il concetto di Autismo, il quale viene sottoposto a un processo di decostruzione attraverso i riferimenti teorici della sociologia, utilizzati per confutare la prospettiva medica e quindi patologizzante della condizione. L’obiettivo è infatti quello di offrire una visione alternativa del fenomeno attraverso un processo di definizione ben diverso, costruito in un’ottica de-stigmatizzante e distaccata da quella medica, che percepisce l’autismo esclusivamente come un disturbo neurologico. Il primo capitolo restituisce la descrizione del processo di definizione del concetto avvenuto in ambito medico, che appunto, ha contribuito alla sua patologizzazione in ogni ambito della quotidianità. In seguito, viene presentata la prospettiva costruzionista del modello sociale, che si rivelerà essenziale per l’instaurazione di un nuovo processo di definizione. Il modello sociale funge infatti da base teorica per il più recente paradigma della neurodiversità, il quale verrà tematizzato nel secondo capitolo. Oltre ad esso, il capitolo si sofferma anche sulla dimensione dell’intersezionalità, sostenendo come l’appartenenza etnica e l’identità di genere o l’orientamento sessuale possano contribuire alla radicalizzazione dello stigma degli individui con una forma di neurodiversità. Lo stigma è poi il tema su cui si basa il terzo capitolo, che risulta essere maggiormente teorico, in quanto si concentra sull’analisi delle conseguenze e delle cause di quest’ultimo. L’elaborato, inoltre, mette in luce quelle che il sociologo Goffman definì “tecniche di neutralizzazione”, messe in atto dagli stessi individui, o da coloro che stanno loro vicino, per alleviare le conseguenze dello stigma sulla loro esistenza in società. Infine, il quarto capitolo è di stampo empirico. Infatti, riporta due interessanti interviste condotte durante la stesura dell’elaborato e che si sono rivelate di fondamentale importanza, poiché riportano la diretta testimonianza di due caregivers, ossia coloro che, quotidianamente, si prendono cura di una persona autistica. A partire dai risultati delle due interviste sono infatti sorti molti spunti di riflessione, che si sono rivelati utili per sostenere la confutazione del paradigma medico fino alla fine. L’elaborato dimostra quindi come, attraverso la circolazione di un’informazione alternativa a quella standard, ogni fenomeno che diamo per scontato può assumere una connotazione differente. È proprio questo ciò che gli studiosi del modello sociale hanno voluto sostenere in merito al concetto di Autismo, il quale, proprio per l’eterogeneità che lo contraddistingue, non può essere definito univocamente. Si tratta di una condizione altamente diversificata, che tocca individui a loro volta estremamente differenti e unici, dunque, il ricorso al campo semantico della diversità risulta essere maggiormente appropriato per la descrizione del fenomeno.
Neurodiversità: decostruire il concetto di autismo attraverso lo sguardo sociologico
COSIO, NOEMI
2023/2024
Abstract
L’elaborato mette in discussione il concetto di Autismo, il quale viene sottoposto a un processo di decostruzione attraverso i riferimenti teorici della sociologia, utilizzati per confutare la prospettiva medica e quindi patologizzante della condizione. L’obiettivo è infatti quello di offrire una visione alternativa del fenomeno attraverso un processo di definizione ben diverso, costruito in un’ottica de-stigmatizzante e distaccata da quella medica, che percepisce l’autismo esclusivamente come un disturbo neurologico. Il primo capitolo restituisce la descrizione del processo di definizione del concetto avvenuto in ambito medico, che appunto, ha contribuito alla sua patologizzazione in ogni ambito della quotidianità. In seguito, viene presentata la prospettiva costruzionista del modello sociale, che si rivelerà essenziale per l’instaurazione di un nuovo processo di definizione. Il modello sociale funge infatti da base teorica per il più recente paradigma della neurodiversità, il quale verrà tematizzato nel secondo capitolo. Oltre ad esso, il capitolo si sofferma anche sulla dimensione dell’intersezionalità, sostenendo come l’appartenenza etnica e l’identità di genere o l’orientamento sessuale possano contribuire alla radicalizzazione dello stigma degli individui con una forma di neurodiversità. Lo stigma è poi il tema su cui si basa il terzo capitolo, che risulta essere maggiormente teorico, in quanto si concentra sull’analisi delle conseguenze e delle cause di quest’ultimo. L’elaborato, inoltre, mette in luce quelle che il sociologo Goffman definì “tecniche di neutralizzazione”, messe in atto dagli stessi individui, o da coloro che stanno loro vicino, per alleviare le conseguenze dello stigma sulla loro esistenza in società. Infine, il quarto capitolo è di stampo empirico. Infatti, riporta due interessanti interviste condotte durante la stesura dell’elaborato e che si sono rivelate di fondamentale importanza, poiché riportano la diretta testimonianza di due caregivers, ossia coloro che, quotidianamente, si prendono cura di una persona autistica. A partire dai risultati delle due interviste sono infatti sorti molti spunti di riflessione, che si sono rivelati utili per sostenere la confutazione del paradigma medico fino alla fine. L’elaborato dimostra quindi come, attraverso la circolazione di un’informazione alternativa a quella standard, ogni fenomeno che diamo per scontato può assumere una connotazione differente. È proprio questo ciò che gli studiosi del modello sociale hanno voluto sostenere in merito al concetto di Autismo, il quale, proprio per l’eterogeneità che lo contraddistingue, non può essere definito univocamente. Si tratta di una condizione altamente diversificata, che tocca individui a loro volta estremamente differenti e unici, dunque, il ricorso al campo semantico della diversità risulta essere maggiormente appropriato per la descrizione del fenomeno.File | Dimensione | Formato | |
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