The antinomies between literature and journalism are evident in form, constitution and intrinsic nature. Such a relationship has unfolded over time, taking the name of journalistic novel, non-fiction novel, narrative reportage. Theese different terms justify the same compositional practice: transposing real facts into literature. Although it has never been easy to define the relationship between literature and journalism, there are contacts and contaminations and recent studies on their relationship define the narrative reportage as the most complete and successful definition among them. This work aims to demonstrate the literary value of the narrative reportage that originates from the newspaper columns but claims its literary autonomy according to precise stylistic and content peculiarities. The chapter I aims to present the subject¿ an excursus on the narrative reportage's genesis from newspaper pages¿ in chapters II, III and IV we want to analyze some types of narrative reportage, presenting exemplary cases in order to show the peculiarities and the value of the genre, without exhaustiveness pretensions: the narrative war reportage, the narrative travel reportage and the narrative investigation reportage. The fundamental yardstick that led to the identification of such exponents is the fact that they were reporters, then eyewitnesses of the facts narrated earlier on the newspaper pages and, later, in works.In narrative war reportage we analyze the contributes by John Reed (1887¿ 1920) with Ten Days that shook the World (1919), Oriana Fallaci (1929¿ 2006) with Nothing and amen (1969) and Svetlana Aleksievič (1948) with Boys in zinc (1991). In narrative travel reportage we analyze the contributes of Ryzard kapuściński (1932¿ 2007) with The shadow of the sun (1998), Tiziano terzani (1938¿ 2004) with A fortune-teller told me (1995), Patrick Kingsley (1989) with The New Odyssey (2017). The last chapter presents works on the border between narrative reporting and investigation in the works of Nellie Bly (1864¿ 1922) Ten days in a mad-house (1889) and Svetlana Aleksievič, born in 1948 and so eywitness only in Prayer for Chernobyl (1997); the journalist could not be a witness as a reporter during World War II, background theme in Last Witnesses (1985) and The Unwomanly Face of War (1985). This work aims to redeem narrative reportage as an artistic literary genre, identifying, thanks to the examples of the argument, the prerogatives and specificities despite the blurred contours due to its hybrid nature, crossing the line between literature and journalism, that ¿ as Oriana Fallaci claimed, no longer exists.
La finzione e la realtà, l'arte e l'indagine, l'ambizione all'immortalità e l'effimero della notizia, l'ideazione di infiniti mondi possibili e la descrizione meticolosa di fatti reali: le antinomie tra letteratura e giornalismo sono evidenti, per forma, costituzione e intrinseca natura. Tale relazione si è delineata nel tempo, prendendo il nome ora di journalistic novel, ora di non-fiction novel, ora di reportage narrativo. Termini diversi ma volti a manifestare e giustificare la medesima prassi compositiva: trasporre fatti reali nella letteratura. Anche se non è mai stato semplice definire la tipologia dei rapporti tra letteratura e giornalismo, tra questi due mondi, all'apparenza antitetici, esistono contatti e contaminazioni e recenti studi sulla loro relazione definisco il reportage narrativo come la definizione più completa e riuscita tra essi. La proposta di questo lavoro è di dimostrare il valore letterario del reportage narrativo che trae origine dalle colonne di giornale ma rivendica la propria credibilità e autonomia letteraria secondo precise peculiarità stilistiche e contenutistiche. Le tematiche del reportage narrativo e le tendenze stilistiche sono di ampio respiro; dopo il capitolo I di presentazione dell'argomento ¿ un excursus sulla nascita del reportage narrativo a partire dalle pagine di giornale ¿ nei capitoli II, III e IV si vogliono analizzare alcune tipologie, presentando casi esemplari per mostrare le peculiarità e il valore del genere, senza pretese di esaustività: il reportage narrativo di guerra, di viaggio, di inchiesta presentando per ognuno autori-reporter che possano meglio esemplificare le caratteristiche del genere. Il metro fondamentale che ha portato a individuare tali esponenti è l'essere stati reporter, quindi testimoni oculari dei fatti narrati prima sulle pagine di giornale e, in un secondo tempo, in volume. L'analisi verte unicamente sul modus operandi degli autori e sulle caratteristiche dei reportage narrativi, escludendo la loro comparazione stilistica con i relativi articoli di giornale nonostante sia un'indagine interessante: non si vuole, infatti, realizzare un confronto tra la pubblicazione sul quotidiano e l'esito rimaneggiato in volume in quanto sposterebbe l'attenzione prettamente su aspetti testuali più che contenutistici. Per il reportage narrativo di guerra si è scelto di analizzare i contributi di John Reed (1887 ¿ 1920) con Ten Days that shook the World (1919), Oriana Fallaci (1929 ¿ 2006) con Niente e così sia (1969) e Svetlana Aleksievič (1948) con Ragazzi di zinco (1991). Per il reportage di viaggio si sono selezionati i contributi di Ryzard Kapuściński (1932 ¿ 2007) con Ebano (1998), Tiziano Terzani (1938 ¿ 2004) con Un indovino mi disse (1995), Patrick Kingsley (1989) con The New Odyssey (2017). L'ultimo capitolo presenta opere al confine tra il reportage narrativo e l'inchiesta nelle opere di Nellie Bly (1864 ¿ 1922) Ten Days in a Mad-House (1889) e Svetlana Aleksievič, di cui solo uno è frutto della sua esperienza diretta di reporter, Preghiera per Černobyl (1997), in quanto la giornalista non poteva essere testimone come reporter durante la Seconda Guerra Mondiale, tema di sfondo in Gli ultimi testimoni (1985) e La guerra non ha un volto di donna (1985), poiché nata nel 1948. L'elaborato mira a riscattare il reportage narrativo come genere letterario artisticamente valido, individuandone, grazie agli esempi dell'argomentazione, le prerogative e le specificità.
Oltre i confini. Il reportage narrativo tra letteratura e giornalismo
BASSIGNANA, FEDERICA
2018/2019
Abstract
La finzione e la realtà, l'arte e l'indagine, l'ambizione all'immortalità e l'effimero della notizia, l'ideazione di infiniti mondi possibili e la descrizione meticolosa di fatti reali: le antinomie tra letteratura e giornalismo sono evidenti, per forma, costituzione e intrinseca natura. Tale relazione si è delineata nel tempo, prendendo il nome ora di journalistic novel, ora di non-fiction novel, ora di reportage narrativo. Termini diversi ma volti a manifestare e giustificare la medesima prassi compositiva: trasporre fatti reali nella letteratura. Anche se non è mai stato semplice definire la tipologia dei rapporti tra letteratura e giornalismo, tra questi due mondi, all'apparenza antitetici, esistono contatti e contaminazioni e recenti studi sulla loro relazione definisco il reportage narrativo come la definizione più completa e riuscita tra essi. La proposta di questo lavoro è di dimostrare il valore letterario del reportage narrativo che trae origine dalle colonne di giornale ma rivendica la propria credibilità e autonomia letteraria secondo precise peculiarità stilistiche e contenutistiche. Le tematiche del reportage narrativo e le tendenze stilistiche sono di ampio respiro; dopo il capitolo I di presentazione dell'argomento ¿ un excursus sulla nascita del reportage narrativo a partire dalle pagine di giornale ¿ nei capitoli II, III e IV si vogliono analizzare alcune tipologie, presentando casi esemplari per mostrare le peculiarità e il valore del genere, senza pretese di esaustività: il reportage narrativo di guerra, di viaggio, di inchiesta presentando per ognuno autori-reporter che possano meglio esemplificare le caratteristiche del genere. Il metro fondamentale che ha portato a individuare tali esponenti è l'essere stati reporter, quindi testimoni oculari dei fatti narrati prima sulle pagine di giornale e, in un secondo tempo, in volume. L'analisi verte unicamente sul modus operandi degli autori e sulle caratteristiche dei reportage narrativi, escludendo la loro comparazione stilistica con i relativi articoli di giornale nonostante sia un'indagine interessante: non si vuole, infatti, realizzare un confronto tra la pubblicazione sul quotidiano e l'esito rimaneggiato in volume in quanto sposterebbe l'attenzione prettamente su aspetti testuali più che contenutistici. Per il reportage narrativo di guerra si è scelto di analizzare i contributi di John Reed (1887 ¿ 1920) con Ten Days that shook the World (1919), Oriana Fallaci (1929 ¿ 2006) con Niente e così sia (1969) e Svetlana Aleksievič (1948) con Ragazzi di zinco (1991). Per il reportage di viaggio si sono selezionati i contributi di Ryzard Kapuściński (1932 ¿ 2007) con Ebano (1998), Tiziano Terzani (1938 ¿ 2004) con Un indovino mi disse (1995), Patrick Kingsley (1989) con The New Odyssey (2017). L'ultimo capitolo presenta opere al confine tra il reportage narrativo e l'inchiesta nelle opere di Nellie Bly (1864 ¿ 1922) Ten Days in a Mad-House (1889) e Svetlana Aleksievič, di cui solo uno è frutto della sua esperienza diretta di reporter, Preghiera per Černobyl (1997), in quanto la giornalista non poteva essere testimone come reporter durante la Seconda Guerra Mondiale, tema di sfondo in Gli ultimi testimoni (1985) e La guerra non ha un volto di donna (1985), poiché nata nel 1948. L'elaborato mira a riscattare il reportage narrativo come genere letterario artisticamente valido, individuandone, grazie agli esempi dell'argomentazione, le prerogative e le specificità.File | Dimensione | Formato | |
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