Kausalyāa Nandeśshvar Baisantrīi ( कौसल्या नंदेश्वर बैसंत्री ) nacque l'8 settembre 1926 nella bastīi di Khaailāasīi Line, a Nāgpur. È lei stessa a rivelarcelo, nel quinto capitolo della sua autobiografia ¿Dohrā abhiśāp¿, che in italiano ho deciso di tradurre ¿La doppia maledizione¿. Il testo in questione costituisce la prima opera di natura autobiografica, scritta in hindi, da una donna dalit (Browarczyk, 2013). Nonostante la hindi non fosse la lingua madre della scrittrice, la sua decisione di accantonare lail marathi deriva dalla volontà di completare quella che l'autrice stessa definisce una ¿mancanza di letteratura autobiografica femminile dalit in lingua hindi¿ (BaisantriBaisantrī,1993). Questa scelta, sicuramente, rivela la consapevolezza del raggio di più ampia portata di cui la hindi è veicolo. Infatti, sebbene il marathi, bengali e tamil fossero le lingue maggiori attraverso cui iniziò a esprimersi la letteratura in quegli anni, bisogna tenere in considerazione il limite della loro audience di riferimento. La hindi, certamente, conta e contava un numero superiore di parlanti sul territorio. Tuttavia, questa assenza di scritti femminili dalit in lingua hindi è giustificata dal fatto che le prime agitazioni e battaglie sociali per i diritti degli intoccabili fossero sorte principalmente nello regione del MaharastraMahārāṣṭra e, a tal proposito, nei capitoli successivi si vedrà come alcune politiche, specialmente quelle portate avanti da Baba SahebBābā Sāheb AmbedkarĀmbeḍkar, saranno il motore dell'inizio del coinvolgimento della donna nella sfera pubblica, sia che si tratti di formazione di movimenti e di gruppi, sia che si tratti di cominciare a condividere le proprie drammatiche e sofferenti esperienze di vita. Pertanto ¿Dohrā Abhiśāp¿ è anche questo: una condivisione ¿a cuore aperto¿ (Baisantrī, 1993) di una lotta, di una battaglia, di un'emancipazione contro la discriminazione castale e patriarcale. Ecco il perché di una vita doppiamente sofferta.

Dohrā abhiśāp di Kausalyā Baisantrī: l'autobiografia di un'attivista femminista nel movimento ambedkarita

MAZZONI, MARTINA
2018/2019

Abstract

Kausalyāa Nandeśshvar Baisantrīi ( कौसल्या नंदेश्वर बैसंत्री ) nacque l'8 settembre 1926 nella bastīi di Khaailāasīi Line, a Nāgpur. È lei stessa a rivelarcelo, nel quinto capitolo della sua autobiografia ¿Dohrā abhiśāp¿, che in italiano ho deciso di tradurre ¿La doppia maledizione¿. Il testo in questione costituisce la prima opera di natura autobiografica, scritta in hindi, da una donna dalit (Browarczyk, 2013). Nonostante la hindi non fosse la lingua madre della scrittrice, la sua decisione di accantonare lail marathi deriva dalla volontà di completare quella che l'autrice stessa definisce una ¿mancanza di letteratura autobiografica femminile dalit in lingua hindi¿ (BaisantriBaisantrī,1993). Questa scelta, sicuramente, rivela la consapevolezza del raggio di più ampia portata di cui la hindi è veicolo. Infatti, sebbene il marathi, bengali e tamil fossero le lingue maggiori attraverso cui iniziò a esprimersi la letteratura in quegli anni, bisogna tenere in considerazione il limite della loro audience di riferimento. La hindi, certamente, conta e contava un numero superiore di parlanti sul territorio. Tuttavia, questa assenza di scritti femminili dalit in lingua hindi è giustificata dal fatto che le prime agitazioni e battaglie sociali per i diritti degli intoccabili fossero sorte principalmente nello regione del MaharastraMahārāṣṭra e, a tal proposito, nei capitoli successivi si vedrà come alcune politiche, specialmente quelle portate avanti da Baba SahebBābā Sāheb AmbedkarĀmbeḍkar, saranno il motore dell'inizio del coinvolgimento della donna nella sfera pubblica, sia che si tratti di formazione di movimenti e di gruppi, sia che si tratti di cominciare a condividere le proprie drammatiche e sofferenti esperienze di vita. Pertanto ¿Dohrā Abhiśāp¿ è anche questo: una condivisione ¿a cuore aperto¿ (Baisantrī, 1993) di una lotta, di una battaglia, di un'emancipazione contro la discriminazione castale e patriarcale. Ecco il perché di una vita doppiamente sofferta.
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