L'obiettivo del presente studio e stato quello di indagare lo stato di abbandono gestionale del territorio italiano, cercando di approfondirne le principali cause. Sono state svolte diverse analisi (socio-economica, strutturale del settore agricolo, cartografica e catastale), esaminando i dati disponibili per il territorio nazionale sia in generale, sia per fasce altitudinali. Dall'analisi socio-economica è emerso un generale aumento del numero di abitanti sul territorio nazionale, accompagnato tuttavia da un forte invecchiamento della popolazione, con il numero di individui over65 in continua crescita. Questo ha inevitabilmente avuto ripercussioni anche in ambito agricolo, dove si è assistito ad un più che dimezzamento degli occupati in agricoltura. Contemporaneamente si è assistito ad una forte riduzione del numero di aziende con coltivazioni e con allevamento, con conseguente calo della superficie agricola utilizzata (SAU), che ha portato ad un aumento delle aree ad invasione arboreo-arbustiva, e del numero di capi allevati, in particolar modo dei bovini, che hanno subito il calo maggiore anche a causa della crisi del settore lattiero-caseario. Tali cambiamenti sono stati evidenziati anche analizzando in due diversi momenti (1990 e 2012) la copertura dei suoli, rilevata nell'ambito del progetto europeo Corine Land Cover (CLC). Dai dati elaborati emerge un progressivo aumento dalla superficie occupata da aree urbanizzate a scapito delle aree a seminativi e soprattutto delle aree a prati stabili e pascolo, queste ultime minacciate contemporaneamente dall'abbandono gestionale del territorio, che negli anni ha causato un aumento del fenomeno di invasione arbustiva e delle superfici boscate del Paese, e dell'intensificazione delle pratiche agricole, che ha fatto sì che le superfici a seminativi compensassero le perdite aumentando nel complesso la propria estensione. Tutte le dinamiche appena enunciate hanno colpito più severamente le aree montane, dove a partire dal secondo dopoguerra si sono osservati i maggiori fenomeni di spopolamento e di contrazione del comparto agricolo. Le particolari condizioni di marginalità delle aree montane hanno fatto sì che maggiori fossero anche le conseguenze della frammentazione fondiaria. Questa infatti rappresenta uno dei più grandi limiti al mantenimento di una gestione economicamente sostenibile, poiché spesso impedisce il raggiungimento di una superficie minima aziendale in grado di garantire una sufficiente redditività per il mantenimento di aziende agro-pastorali. A tal proposito, l'analisi in dettaglio del Comune di Mompantero ha messo in luce come nel periodo tra il 1947 e il 2017 il numero delle particelle catastali sia vertiginosamente aumentato (+1274%), con una conseguente forte diminuzione della superficie media: il 99% delle particelle, infatti, è risultato appartenere alla classe di superficie inferiore a 0,50 ettari e possiede una superficie media di 440 metri quadrati. Inoltre, dall'analisi di una superficie campione (100 ettari) del territorio comunale in attuale stato di abbandono gestionale è emerso come sia aumentato anche il numero degli intestatari, che oltretutto, nel campione considerato, risultano per la maggior parte di età superiore ai 60 anni (60,8%). Inoltre, spesso i proprietari non sono residenti nel Comune di appartenenza del fondo, particolare che aumenta la probabilità che il fondo venga abbandonato.

Analisi delle dinamiche del territorio agricolo montano e della loro interazione con la proprietà fondiaria

MENALDINO, PIETRO
2016/2017

Abstract

L'obiettivo del presente studio e stato quello di indagare lo stato di abbandono gestionale del territorio italiano, cercando di approfondirne le principali cause. Sono state svolte diverse analisi (socio-economica, strutturale del settore agricolo, cartografica e catastale), esaminando i dati disponibili per il territorio nazionale sia in generale, sia per fasce altitudinali. Dall'analisi socio-economica è emerso un generale aumento del numero di abitanti sul territorio nazionale, accompagnato tuttavia da un forte invecchiamento della popolazione, con il numero di individui over65 in continua crescita. Questo ha inevitabilmente avuto ripercussioni anche in ambito agricolo, dove si è assistito ad un più che dimezzamento degli occupati in agricoltura. Contemporaneamente si è assistito ad una forte riduzione del numero di aziende con coltivazioni e con allevamento, con conseguente calo della superficie agricola utilizzata (SAU), che ha portato ad un aumento delle aree ad invasione arboreo-arbustiva, e del numero di capi allevati, in particolar modo dei bovini, che hanno subito il calo maggiore anche a causa della crisi del settore lattiero-caseario. Tali cambiamenti sono stati evidenziati anche analizzando in due diversi momenti (1990 e 2012) la copertura dei suoli, rilevata nell'ambito del progetto europeo Corine Land Cover (CLC). Dai dati elaborati emerge un progressivo aumento dalla superficie occupata da aree urbanizzate a scapito delle aree a seminativi e soprattutto delle aree a prati stabili e pascolo, queste ultime minacciate contemporaneamente dall'abbandono gestionale del territorio, che negli anni ha causato un aumento del fenomeno di invasione arbustiva e delle superfici boscate del Paese, e dell'intensificazione delle pratiche agricole, che ha fatto sì che le superfici a seminativi compensassero le perdite aumentando nel complesso la propria estensione. Tutte le dinamiche appena enunciate hanno colpito più severamente le aree montane, dove a partire dal secondo dopoguerra si sono osservati i maggiori fenomeni di spopolamento e di contrazione del comparto agricolo. Le particolari condizioni di marginalità delle aree montane hanno fatto sì che maggiori fossero anche le conseguenze della frammentazione fondiaria. Questa infatti rappresenta uno dei più grandi limiti al mantenimento di una gestione economicamente sostenibile, poiché spesso impedisce il raggiungimento di una superficie minima aziendale in grado di garantire una sufficiente redditività per il mantenimento di aziende agro-pastorali. A tal proposito, l'analisi in dettaglio del Comune di Mompantero ha messo in luce come nel periodo tra il 1947 e il 2017 il numero delle particelle catastali sia vertiginosamente aumentato (+1274%), con una conseguente forte diminuzione della superficie media: il 99% delle particelle, infatti, è risultato appartenere alla classe di superficie inferiore a 0,50 ettari e possiede una superficie media di 440 metri quadrati. Inoltre, dall'analisi di una superficie campione (100 ettari) del territorio comunale in attuale stato di abbandono gestionale è emerso come sia aumentato anche il numero degli intestatari, che oltretutto, nel campione considerato, risultano per la maggior parte di età superiore ai 60 anni (60,8%). Inoltre, spesso i proprietari non sono residenti nel Comune di appartenenza del fondo, particolare che aumenta la probabilità che il fondo venga abbandonato.
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