The challenge of the newborn postmodern era is complexity. Complex derives from the Latin "cum-plectere" which means "weave together". Modern man believed in the omnipotence of scientific progress and reduced the universe to a set of laws to be discovered. For modern man the universe was linear, calculable, predictable and explainable by a law. The theory of complexity denies this last assumption: there are phenomena that do not follow fixed rules, there are structures that do not arise from simple assembly of parts. Sometimes the interaction between parts generates something new, something emerging, so sometimes one plus one makes three instead of two. Complex systems are the fruit of that "three", their components interact by bringing out properties, properties that it is impossible to foresee at a table impossible to predict if they will emerge from that interaction or from others.

La sfida della neonata epoca postmoderna è la complessità. Complesso deriva dal latino ¿cum-plectere¿ che significa ¿intrecciare insieme¿. L'uomo moderno credeva nell'onnipotenza del progresso scientifico e riduceva l'universo ad un insieme di leggi da scoprire. Per l'uomo moderno l'universo era lineare, calcolabile, prevedibile e spiegabile con una legge. La teoria della complessità smentisce quest'ultimo assunto: esistono fenomeni che non seguono regole fisse, esistono strutture che non nascono da semplice assemblamento di parti. Alcune volte l'interazione tra parti genera qualcosa di nuovo, qualcosa di emergente, a volte quindi uno più più uno fa tre anzichè due. I sistemi complessi sono delle strutture frutto di quel ¿tre¿, le loro componenti interagiscono facendo emergere delle proprietà, proprietà che è impossibile prevedere a tavolino impossibile prevedere se emergeranno da quella interazione o da altre. I sistemi dinamici sono dunque dinamici e non lineari, la conoscenza dei singoli componenti non ne permette la previsione di cambiamento, come nel caso del clima. Mentre questo mondo sta emergendo si è arrivati ad oltre 100 anni di storia della psicologia, un secolo in cui il pensiero clinico sul funzionamento della mente e sull'analisi è molto cambiato. Dalla teoria Freudiana molti sono stati gli autori e molte le teorie, si è passati lentamente da una visione meccanicista e medica della patologia mentale ad una visione più costruttivista. Si è poco a poco riconosciuta l'importanza della relazione con gli altri in quanto contatto emotivo e non solo richiesta di supporto pratico; la madre da nutrice è diventata caregiver, colei che non dá solo cibo ma anche amore, e il bambino ha bisogno di questo amore per crescere e sviluppare una mente adulta. L'analisi, quindi, ha a poco a poco perso il suo ruolo ¿correttivo¿ per acquisire quello ¿supportivo/protettivo¿. Con queste premesse nasce la corrente relazionale, il cui unico cardine è l'importanza della relazione con gli altri per sviluppare un efficiente apparato mentale. L'analista deve instaurare una relazione col paziente, una buona relazione di affetto che permetta al paziente di svilupparsi laddove non lo abbia fatto nell'infanzia. Negli ultimi anni alcuni autori riflettono sulle possibili implicazioni che l'esistenza dei sistemi complessi porta nella psicologia clinica. Ci si chiede se la nuova visione non lineare dell'universo possa cambiare la visione della mente, della patologia e dell'analisi.

Il paradigma della complessità e la clinica relazionale

SIMONETTI, MAURO
2018/2019

Abstract

La sfida della neonata epoca postmoderna è la complessità. Complesso deriva dal latino ¿cum-plectere¿ che significa ¿intrecciare insieme¿. L'uomo moderno credeva nell'onnipotenza del progresso scientifico e riduceva l'universo ad un insieme di leggi da scoprire. Per l'uomo moderno l'universo era lineare, calcolabile, prevedibile e spiegabile con una legge. La teoria della complessità smentisce quest'ultimo assunto: esistono fenomeni che non seguono regole fisse, esistono strutture che non nascono da semplice assemblamento di parti. Alcune volte l'interazione tra parti genera qualcosa di nuovo, qualcosa di emergente, a volte quindi uno più più uno fa tre anzichè due. I sistemi complessi sono delle strutture frutto di quel ¿tre¿, le loro componenti interagiscono facendo emergere delle proprietà, proprietà che è impossibile prevedere a tavolino impossibile prevedere se emergeranno da quella interazione o da altre. I sistemi dinamici sono dunque dinamici e non lineari, la conoscenza dei singoli componenti non ne permette la previsione di cambiamento, come nel caso del clima. Mentre questo mondo sta emergendo si è arrivati ad oltre 100 anni di storia della psicologia, un secolo in cui il pensiero clinico sul funzionamento della mente e sull'analisi è molto cambiato. Dalla teoria Freudiana molti sono stati gli autori e molte le teorie, si è passati lentamente da una visione meccanicista e medica della patologia mentale ad una visione più costruttivista. Si è poco a poco riconosciuta l'importanza della relazione con gli altri in quanto contatto emotivo e non solo richiesta di supporto pratico; la madre da nutrice è diventata caregiver, colei che non dá solo cibo ma anche amore, e il bambino ha bisogno di questo amore per crescere e sviluppare una mente adulta. L'analisi, quindi, ha a poco a poco perso il suo ruolo ¿correttivo¿ per acquisire quello ¿supportivo/protettivo¿. Con queste premesse nasce la corrente relazionale, il cui unico cardine è l'importanza della relazione con gli altri per sviluppare un efficiente apparato mentale. L'analista deve instaurare una relazione col paziente, una buona relazione di affetto che permetta al paziente di svilupparsi laddove non lo abbia fatto nell'infanzia. Negli ultimi anni alcuni autori riflettono sulle possibili implicazioni che l'esistenza dei sistemi complessi porta nella psicologia clinica. Ci si chiede se la nuova visione non lineare dell'universo possa cambiare la visione della mente, della patologia e dell'analisi.
ITA
The challenge of the newborn postmodern era is complexity. Complex derives from the Latin "cum-plectere" which means "weave together". Modern man believed in the omnipotence of scientific progress and reduced the universe to a set of laws to be discovered. For modern man the universe was linear, calculable, predictable and explainable by a law. The theory of complexity denies this last assumption: there are phenomena that do not follow fixed rules, there are structures that do not arise from simple assembly of parts. Sometimes the interaction between parts generates something new, something emerging, so sometimes one plus one makes three instead of two. Complex systems are the fruit of that "three", their components interact by bringing out properties, properties that it is impossible to foresee at a table impossible to predict if they will emerge from that interaction or from others.
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