Negli ultimi 30 anni l'incremento della produzione media di latte per capo è quasi raddoppiata, soprattutto nelle bovine di razza Frisona, raggiungendo i 9.547 kg di latte/capo/anno. Purtroppo questi miglioramenti produttivi sono stati accompagnati da un netto peggioramento delle performance riproduttive degli animali che rappresentano, attualmente, la prima causa di riforma delle bovine in Italia. Tale peggioramento, causato essenzialmente dall'allungamento dell'intervallo parto-concepimento, ha portato all'incremento della quota di rimonta e, di conseguenza, alla riduzione del numero medio di lattazioni per vacca. Questo si è verificato per il particolare assetto metabolico che la contraddistingue: dopo il parto la bovina non ancora gravida mette a disposizione della mammella, per la produzione di latte, la maggiore quantità possibile di nutrienti (energia in particolare), spesso non sufficienti a coprine i fabbisogni, per cui in tale periodo si trova in condizione di forte deficit energetico che va colmato con opportune integrazioni della dieta. A tale riguardo, l'integrazione lipidica nella razione, al posto degli zuccheri (amidi essenzialmente), è legata sia al minor rischio di acidosi ruminale sia alla capacità che alcuni acidi grassi polinsaturi della serie omega-3 (il cui capostipite è rappresentato dall'acido α-linolenico ¿C18:3 ω-3 o ALA), avrebbero di migliorare l'attività riproduttiva riducendo la mortalità embrionale attraverso l'inibizione della sintesi di prostaglandine F2 alfa (PGF2) a livello uterino. Un interessante integratore lipidico utilizzato nell'alimentazione bovina è il lino che contiene circa il 55% di ALA e quindi col suo apporto consente di ridurre il rapporto Ω6/Ω3 nella dieta. Tuttavia, nei ruminanti, l'uso di questi grassi potrebbe creare dei problemi, in quanto gli acidi grassi polinsaturi (PUFA) vengono abbondantemente idrogenati nel rumine prima del loro assorbimento nell'intestino tenue. L'efficacia del trasferimento di ALA nel duodeno dipende quindi dal grado di protezione di tale acido dalla bioidrogenazione ruminale. La precottura e l'estrusione dei semi oleosi sono trattamenti termici che consentono di aumentare la quota di acidi grassi insaturi (UFA) che arriva integra all'intestino tenue. Partendo da queste considerazioni, con il presente lavoro, abbiamo voluto verificare gli effetti dell'integrazione lipidica della razione delle bovine, mediante l'utilizzo di lino estruso (AG3 80 Deatech Srl) sulla fertilità e sulla produzione di latte. Dall'analisi dei risultati aziendali ottenuti si evidenzia un deciso miglioramento dei parametri riproduttivi delle bovine: incremento del tasso di rilevazione dei calori (HDR) e di quello di concepimento (CR) e, di conseguenza, della percentuale di gravidanze (PR), consentendo un interessante ritorno economico per l'allevatore. I risultati di questa prova sottolineano come attraverso un apporto bilanciato di ω-6 e ω-3 nella dieta si favorisca un corretto equilibrio endocrino-metabolico nella bovina ad alta produzione, migliorando le prestazioni sia riproduttive che produttive. Per quest'ultime, tuttavia, l'efficienza alimentare (FE), ossia la quantità giornaliera di latte normalizzato (ECM) rapportata alla sostanza secca ingerita dalla bovina, è rimasta invariata, così come il margine lordo aziendale, ossia la differenza tra ricavo del latte e costo alimentare della razione (IOFC).
EFFETTI DELL'INTEGRAZIONE LIPICA DELLA DIETA SULL'EFFICIENZA RIPRODUTTIVA DELLA BOVINA DA LATTE
GIRARDI, PAOLO
2016/2017
Abstract
Negli ultimi 30 anni l'incremento della produzione media di latte per capo è quasi raddoppiata, soprattutto nelle bovine di razza Frisona, raggiungendo i 9.547 kg di latte/capo/anno. Purtroppo questi miglioramenti produttivi sono stati accompagnati da un netto peggioramento delle performance riproduttive degli animali che rappresentano, attualmente, la prima causa di riforma delle bovine in Italia. Tale peggioramento, causato essenzialmente dall'allungamento dell'intervallo parto-concepimento, ha portato all'incremento della quota di rimonta e, di conseguenza, alla riduzione del numero medio di lattazioni per vacca. Questo si è verificato per il particolare assetto metabolico che la contraddistingue: dopo il parto la bovina non ancora gravida mette a disposizione della mammella, per la produzione di latte, la maggiore quantità possibile di nutrienti (energia in particolare), spesso non sufficienti a coprine i fabbisogni, per cui in tale periodo si trova in condizione di forte deficit energetico che va colmato con opportune integrazioni della dieta. A tale riguardo, l'integrazione lipidica nella razione, al posto degli zuccheri (amidi essenzialmente), è legata sia al minor rischio di acidosi ruminale sia alla capacità che alcuni acidi grassi polinsaturi della serie omega-3 (il cui capostipite è rappresentato dall'acido α-linolenico ¿C18:3 ω-3 o ALA), avrebbero di migliorare l'attività riproduttiva riducendo la mortalità embrionale attraverso l'inibizione della sintesi di prostaglandine F2 alfa (PGF2) a livello uterino. Un interessante integratore lipidico utilizzato nell'alimentazione bovina è il lino che contiene circa il 55% di ALA e quindi col suo apporto consente di ridurre il rapporto Ω6/Ω3 nella dieta. Tuttavia, nei ruminanti, l'uso di questi grassi potrebbe creare dei problemi, in quanto gli acidi grassi polinsaturi (PUFA) vengono abbondantemente idrogenati nel rumine prima del loro assorbimento nell'intestino tenue. L'efficacia del trasferimento di ALA nel duodeno dipende quindi dal grado di protezione di tale acido dalla bioidrogenazione ruminale. La precottura e l'estrusione dei semi oleosi sono trattamenti termici che consentono di aumentare la quota di acidi grassi insaturi (UFA) che arriva integra all'intestino tenue. Partendo da queste considerazioni, con il presente lavoro, abbiamo voluto verificare gli effetti dell'integrazione lipidica della razione delle bovine, mediante l'utilizzo di lino estruso (AG3 80 Deatech Srl) sulla fertilità e sulla produzione di latte. Dall'analisi dei risultati aziendali ottenuti si evidenzia un deciso miglioramento dei parametri riproduttivi delle bovine: incremento del tasso di rilevazione dei calori (HDR) e di quello di concepimento (CR) e, di conseguenza, della percentuale di gravidanze (PR), consentendo un interessante ritorno economico per l'allevatore. I risultati di questa prova sottolineano come attraverso un apporto bilanciato di ω-6 e ω-3 nella dieta si favorisca un corretto equilibrio endocrino-metabolico nella bovina ad alta produzione, migliorando le prestazioni sia riproduttive che produttive. Per quest'ultime, tuttavia, l'efficienza alimentare (FE), ossia la quantità giornaliera di latte normalizzato (ECM) rapportata alla sostanza secca ingerita dalla bovina, è rimasta invariata, così come il margine lordo aziendale, ossia la differenza tra ricavo del latte e costo alimentare della razione (IOFC).File | Dimensione | Formato | |
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