The guidelines for the realization of integration paths within the reception system are currently defined by the National Plan for the Integration of Persons Entitled to International Protection, promulgated in 2017 by the Ministry of the Interior. In particular, due to their being considered vulnerable subjects, special attention is promoted towards migrant women as far as certain gender issues are concerned. The implementation of such recommendations is however rather diverse. Through the analysis of some of the paths put into practice for the beneficiaries from primary and secondary reception centers, it is possible to question their effectiveness, the emerging representations of women and migrants, the role of cultural mediators and the skill sets of the lecturers responsible for classes. Resorting to the concept of intersectionality; applying in a critical way the methods of deconstructionism, by Jacques Derrida; and starting from the recognition of the mechanisms of construction of the Other operated by orientalism and culturalism, it is possible to notice some weaknesses in the implementation of these guidelines, mainly due to gender stereotypes and to the dichotomic rhetoric that holds the Western Subject as free and modern, and the Other as under the influence of taboos and bearer of a retrograde culture. Starting from these observations, it is finally possible to discuss viable good practices for the creation of non-stereotypical integration paths.
Le linee guida per realizzare i percorsi di integrazione all'interno del sistema dell'accoglienza sono attualmente definite dal Piano nazionale di integrazione per i titolari di protezione internazionale promulgato nel 2017 dal Ministero degli Interni. In particolare, poiché considerate soggetti vulnerabili, nei confronti delle donne migranti viene promossa un'attenzione specifica per quel che riguarda alcune questioni di genere. La messa in pratica di queste raccomandazioni tuttavia è alquanto varia. Analizzando alcuni di questi percorsi realizzati per le beneficiarie dei centri di prima e seconda accoglienza, è possibile interrogarsi sulla loro efficacia, sulle immagini di donna e di migrante che emergono, sul ruolo delle mediatrici culturali e sul tipo di preparazione dei relatori e delle relatrici dei corsi. Ricorrendo al concetto di intersezionalità; applicando criticamente il metodo del decostruzionismo di Jacques Derrida; e a partire dal riconoscimento dei meccanismi di costruzione dell'Altro per mano dell'orientalismo e del culturalismo, si possono rilevare alcune criticità nella messa in pratica di queste linee guida, dovute principalmente agli stereotipi di genere e alla retorica dicotomica che considera il Soggetto occidentale come libero e moderno, mentre l'Altro come influenzato da tabù e portatore di una cultura retrograda. A partire da queste constatazioni, ci si può infine interrogare sulle possibili buone pratiche per creare percorsi di integrazione non stereotipati.
Donne e migranti. Identità e percezioni nel sistema di accoglienza.
VECCHIATO, CLARA
2017/2018
Abstract
Le linee guida per realizzare i percorsi di integrazione all'interno del sistema dell'accoglienza sono attualmente definite dal Piano nazionale di integrazione per i titolari di protezione internazionale promulgato nel 2017 dal Ministero degli Interni. In particolare, poiché considerate soggetti vulnerabili, nei confronti delle donne migranti viene promossa un'attenzione specifica per quel che riguarda alcune questioni di genere. La messa in pratica di queste raccomandazioni tuttavia è alquanto varia. Analizzando alcuni di questi percorsi realizzati per le beneficiarie dei centri di prima e seconda accoglienza, è possibile interrogarsi sulla loro efficacia, sulle immagini di donna e di migrante che emergono, sul ruolo delle mediatrici culturali e sul tipo di preparazione dei relatori e delle relatrici dei corsi. Ricorrendo al concetto di intersezionalità; applicando criticamente il metodo del decostruzionismo di Jacques Derrida; e a partire dal riconoscimento dei meccanismi di costruzione dell'Altro per mano dell'orientalismo e del culturalismo, si possono rilevare alcune criticità nella messa in pratica di queste linee guida, dovute principalmente agli stereotipi di genere e alla retorica dicotomica che considera il Soggetto occidentale come libero e moderno, mentre l'Altro come influenzato da tabù e portatore di una cultura retrograda. A partire da queste constatazioni, ci si può infine interrogare sulle possibili buone pratiche per creare percorsi di integrazione non stereotipati.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/49685