La tesi è dedicata alle tenzoni di Monte Andrea, poeta vissuto tra Firenze e Bologna nella seconda metà del XIII secolo. Il primo capitolo è dedicato a una ricostruzione generale della biografia, seguita da una breve rassegna bibliografica. Il secondo capitolo presenta le caratteristiche generali della tenzone e la sua declinazione particolare nella poesia montiana. In questa sede vengono anche presentate le tipologie di tenzone e individuati i destinatari di Monte. Nel terzo capitolo viene proposta l'edizione commentata delle tenzoni scelte del poeta. L'ultima parte della tesi, prendendo spunto da un saggio di Santagata, costituisce un approfondimento intorno alla presunta relazione tra Monte e Petrarca che ha permesso di formulare qualche ipotesi circa la fortuna postuma e la circolazione di Monte tra i contemporanei. L'ultimo affondo è infine dedicato alla lettura comparata di alcuni testi di Giacomo da Lentini, Monte e Petrarca, accomunati dall'uso di metafore luministiche nella trattazione d'amore. La specifica attenzione dedicata alla tenzone mi ha permesso di mostrare come sia proprio nello spazio dello stile dialogato che emergono con maggiore evidenza l'ideologia e le specificità dell'autore. Dalle tenzoni emerge la figura di un poeta tecnicamente capace, vicino a certi modi della poesia guittoniana e in contatto con diversi rimatori del tempo, quasi tutti operanti nel segmento generazionale 1260-1280 tra Firenze e Bologna e spesso legati al mondo della mercatura. Monte si presenta come un uomo dal carattere spregiudicato e irriverente, combattivo e fiero ai limiti dell'irriducibilità, votato all'eccesso e alla desmezura. È eccessivo, ad esempio, il suo lamento per le patite condizioni socioeconomiche. Ciò che egli cerca ostinatamente di condannare è una società dai presunti valori cristiani ma dominata dal denaro, non dall'etica, capace di esaltare chiunque si arricchisca e di stigmatizzare chi, al contrario, perda i propri averi. Questo pragmatismo non va però esasperato. Dietro tale irriverenza Monte nasconde una vena drammatica: egli è sì disilluso, ma soprattutto deluso da una mancanza di equità sociale. Per quanto concerne la militanza politica, il poeta fa parte della fazione più intransigente dei guelfi e sostiene in modo indefesso Carlo I d'Angiò. Dal confronto di elementi biografici e poesie, ho preso le distanze da due luoghi comuni della critica montiana: quello di Monte esiliato e quello di Monte banchiere. Un terzo assunto della critica su cui ho espresso il mio parziale disaccordo è quello che lega l'autore al trobar clus. Senza negare che sia un autore difficile, la tesi ha portato a tenere in considerazione almeno due grosse questioni. La prima è legata all'edizione critica con cui Monte è ad oggi fruito, curata da Minetti, il cui stile esegetico porta a sopravvalutare l'oscurità del poeta. La seconda considerazione è invece legata al genere della tenzone, che obbliga i rimatori a precise restrizioni formali che, disattese, decreterebbero la ¿sconfitta¿ di Monte e della fazione di cui è portavoce. La tesi, dunque, mostra come la difficoltà sia soprattutto da imputare allo stile tenzonato, costretto tra l'esigenza di rispondere per le rime e quella di complicare in modo crescente i responsivi.
La poesia di Monte Andrea attraverso le sue tenzoni
BELGRADI, DAVIDE
2018/2019
Abstract
La tesi è dedicata alle tenzoni di Monte Andrea, poeta vissuto tra Firenze e Bologna nella seconda metà del XIII secolo. Il primo capitolo è dedicato a una ricostruzione generale della biografia, seguita da una breve rassegna bibliografica. Il secondo capitolo presenta le caratteristiche generali della tenzone e la sua declinazione particolare nella poesia montiana. In questa sede vengono anche presentate le tipologie di tenzone e individuati i destinatari di Monte. Nel terzo capitolo viene proposta l'edizione commentata delle tenzoni scelte del poeta. L'ultima parte della tesi, prendendo spunto da un saggio di Santagata, costituisce un approfondimento intorno alla presunta relazione tra Monte e Petrarca che ha permesso di formulare qualche ipotesi circa la fortuna postuma e la circolazione di Monte tra i contemporanei. L'ultimo affondo è infine dedicato alla lettura comparata di alcuni testi di Giacomo da Lentini, Monte e Petrarca, accomunati dall'uso di metafore luministiche nella trattazione d'amore. La specifica attenzione dedicata alla tenzone mi ha permesso di mostrare come sia proprio nello spazio dello stile dialogato che emergono con maggiore evidenza l'ideologia e le specificità dell'autore. Dalle tenzoni emerge la figura di un poeta tecnicamente capace, vicino a certi modi della poesia guittoniana e in contatto con diversi rimatori del tempo, quasi tutti operanti nel segmento generazionale 1260-1280 tra Firenze e Bologna e spesso legati al mondo della mercatura. Monte si presenta come un uomo dal carattere spregiudicato e irriverente, combattivo e fiero ai limiti dell'irriducibilità, votato all'eccesso e alla desmezura. È eccessivo, ad esempio, il suo lamento per le patite condizioni socioeconomiche. Ciò che egli cerca ostinatamente di condannare è una società dai presunti valori cristiani ma dominata dal denaro, non dall'etica, capace di esaltare chiunque si arricchisca e di stigmatizzare chi, al contrario, perda i propri averi. Questo pragmatismo non va però esasperato. Dietro tale irriverenza Monte nasconde una vena drammatica: egli è sì disilluso, ma soprattutto deluso da una mancanza di equità sociale. Per quanto concerne la militanza politica, il poeta fa parte della fazione più intransigente dei guelfi e sostiene in modo indefesso Carlo I d'Angiò. Dal confronto di elementi biografici e poesie, ho preso le distanze da due luoghi comuni della critica montiana: quello di Monte esiliato e quello di Monte banchiere. Un terzo assunto della critica su cui ho espresso il mio parziale disaccordo è quello che lega l'autore al trobar clus. Senza negare che sia un autore difficile, la tesi ha portato a tenere in considerazione almeno due grosse questioni. La prima è legata all'edizione critica con cui Monte è ad oggi fruito, curata da Minetti, il cui stile esegetico porta a sopravvalutare l'oscurità del poeta. La seconda considerazione è invece legata al genere della tenzone, che obbliga i rimatori a precise restrizioni formali che, disattese, decreterebbero la ¿sconfitta¿ di Monte e della fazione di cui è portavoce. La tesi, dunque, mostra come la difficoltà sia soprattutto da imputare allo stile tenzonato, costretto tra l'esigenza di rispondere per le rime e quella di complicare in modo crescente i responsivi.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/49627