The present thesis entitled "Global Justice: Cosmopolitanism and Democracy. A debate from Rawls to Benhabib", is about the philosophical debate on global justice. The political, social and economic reality produced by globalization poses new challenges to political philosophy, particularly since the 1970s. The debate is about the possibility and necessity to extend the reflections on the theory of justice from the national sphere - its traditional sphere of reference - to the global sphere. The theory of global justice shifts the demand for justice from a just society to a just world. the comprehension of what it is, and how a just world can be conceived, implies wondering if there are any moral and judicial obligations for a nation beyond its national borders, such as the criterion of justice applicable to global, institutional and economic structures, and finally how to assess the justice of a given social order. This work focuses on three important voices of the debate: we will examine the formulation of the categories of justice by Rawls as a point of reference and starting point for contemporary political philosophy. His reflection on the possibility of conceiving justice in an international context will be the starting point for the great debate on global justice. We then propose an analysis of the thought of Thomas Pogge, who is one of the major students and critics of Rawlsian thought. He brought an important contribution to the theory of global distributive justice by introducing a cosmopolitan perspective. The conception of global justice, as a socio-economical global justice, made explicit by Pogge is certainly the most accredited within the contemporary debate. It gives rise to a series of reflections on the duties of western society, developed and well-off, towards the third world. The fil-rouge of the present analysis will be the thought of the philosopher of Seyla Benhabib, which leads important critics to the thoughts of Rawls and Pogge. The problem we pose is about the efficiency of the economic-distribute perspective, towards to the complex problem of global justice. For that reason, we consider the thought of Seyla Benhabib's philosophy, which proposes a focus on the the problem of international immigration and therefore of political membership. Practices of defining the boundaries of a political community, in fact, bring out "the dilemma" which is at the heart of liberal democracies: the contrast between the claims of rights of sovereignty to self-determination, and the adherence to universal principles of rights. The development of this theme, starting from the philosophy of Habermas, focuses on the contrast between a cosmopolitan perspective, which focuses on the implementation of human rights at the global level, and the intrinsic value of the democracy, conceived as a procedural model for guaranteeing individual rights and the right to popular sovereignty.
Il presente lavoro di tesi intitolato «Giustizia globale: cosmopolitismo e democrazia. Un dibattito da Rawls a Benhabib», tratta del dibattito filosofico in merito alla giustizia globale. La realtà politica, sociale ed economica prodotta dalla globalizzazione pone nuove sfide alla filosofia politica, in particolare a partire dagli anni '70. Si accende un grande dibattito sulla possibilità e necessità di estendere le riflessioni in merito alla teoria della giustizia dalla sfera nazionale ¿ suo tradizionale ambito di riferimento ¿ alla sfera globale. La teoria della giustizia globale trasla la domanda di giustizia da società giusta a mondo giusto. A partire dalla tradizione, per cui qualsiasi intervento di ordine sussidiario verso una nazione estera è appunto fuori dagli obblighi politici e dai doveri di giustizia, ma piuttosto beneficenza, si è posta la domanda se una tale visione del mondo e degli obblighi di giustizia risulti ancora pertinente alle sfide della nostra epoca. Comprendere cosa sia, e come possa essere concepito un mondo giusto, implica chiedersi se esistano degli obblighi morali e di giustizia per una nazione al di là dei propri confini nazionali, quale sia il criterio di giustizia applicabile alle strutture globali, istituzionali ed economiche, e infine come valutare la giustizia di un dato assetto sociale. Il presente lavoro si concentra su tre voci del dibattito: esamineremo la formulazione delle categorie di giustizia ad opera di Rawls quale punto di riferimento e di partenza della filosofia politica contemporanea. La sua riflessione in merito alla possibilità di concepire una giustizia in ambito internazionale risulterà punto di partenza del grande dibattito in merito alla giustizia globale. Successivamente proponiamo un'analisi del pensiero di Thomas Pogge, il quale si presenta come maggiore allievo e critico del pensiero rawlsiano, apportando un importante contributo alla teoria della giustizia distributiva globale e introducendo una prospettiva cosmopolitica. La concezione di giustizia globale, come giustizia socio-economica globale, esplicitata da Pogge è certamente la più accreditata all'interno del dibattito contemporaneo, e dà vita a una serie di riflessioni in merito ai doveri della società occidentale, sviluppata e benestante, nei confronti del terzo mondo. Il filo conduttore dell'analisi sarà il pensiero della filosofia Seyla Benhabib, la quale adduce delle importanti critiche al pensiero di Rawls e Pogge. L'interrogativo che ci poniamo infatti è quello di verificare se la prospettiva economico-distributiva con cui è affrontato il problema della giustizia globale sia sufficientemente esaustivo. In questo senso prendiamo in analisi critica del pensiero della filosofia di Seyla Benhabib la quale propone un focus sul problema dell'immigrazione internazionale e quindi sull' appartenenza politica. Le pratiche di definizione dei confini di una comunità politica infatti, fanno emergere «il dilemma costitutivo che sta al cuore delle democrazie liberali: quello tra le rivendicazioni del diritto sovrano all'autodeterminazione, da una parte, e l'adesione ai principi universali dei diritti umani, dall'altra» . Lo sviluppo di questa tematica, a partire dalla filosofia di Habermas, si focalizza sulla contrapposizione tra una prospettiva cosmopolitica, che si concentra sull'implementazione dei diritti umani a livello globale, e il valore intrinseco della democrazia, concepito come modello procedurale della garanzia dei di
GIUSTIZIA GLOBALE: COSMOPOLITISMO E DEMOCRAZIA. UN DIBATTITO DA RAWLS A BENHABIB
RONDINELLI, CHIARA
2017/2018
Abstract
Il presente lavoro di tesi intitolato «Giustizia globale: cosmopolitismo e democrazia. Un dibattito da Rawls a Benhabib», tratta del dibattito filosofico in merito alla giustizia globale. La realtà politica, sociale ed economica prodotta dalla globalizzazione pone nuove sfide alla filosofia politica, in particolare a partire dagli anni '70. Si accende un grande dibattito sulla possibilità e necessità di estendere le riflessioni in merito alla teoria della giustizia dalla sfera nazionale ¿ suo tradizionale ambito di riferimento ¿ alla sfera globale. La teoria della giustizia globale trasla la domanda di giustizia da società giusta a mondo giusto. A partire dalla tradizione, per cui qualsiasi intervento di ordine sussidiario verso una nazione estera è appunto fuori dagli obblighi politici e dai doveri di giustizia, ma piuttosto beneficenza, si è posta la domanda se una tale visione del mondo e degli obblighi di giustizia risulti ancora pertinente alle sfide della nostra epoca. Comprendere cosa sia, e come possa essere concepito un mondo giusto, implica chiedersi se esistano degli obblighi morali e di giustizia per una nazione al di là dei propri confini nazionali, quale sia il criterio di giustizia applicabile alle strutture globali, istituzionali ed economiche, e infine come valutare la giustizia di un dato assetto sociale. Il presente lavoro si concentra su tre voci del dibattito: esamineremo la formulazione delle categorie di giustizia ad opera di Rawls quale punto di riferimento e di partenza della filosofia politica contemporanea. La sua riflessione in merito alla possibilità di concepire una giustizia in ambito internazionale risulterà punto di partenza del grande dibattito in merito alla giustizia globale. Successivamente proponiamo un'analisi del pensiero di Thomas Pogge, il quale si presenta come maggiore allievo e critico del pensiero rawlsiano, apportando un importante contributo alla teoria della giustizia distributiva globale e introducendo una prospettiva cosmopolitica. La concezione di giustizia globale, come giustizia socio-economica globale, esplicitata da Pogge è certamente la più accreditata all'interno del dibattito contemporaneo, e dà vita a una serie di riflessioni in merito ai doveri della società occidentale, sviluppata e benestante, nei confronti del terzo mondo. Il filo conduttore dell'analisi sarà il pensiero della filosofia Seyla Benhabib, la quale adduce delle importanti critiche al pensiero di Rawls e Pogge. L'interrogativo che ci poniamo infatti è quello di verificare se la prospettiva economico-distributiva con cui è affrontato il problema della giustizia globale sia sufficientemente esaustivo. In questo senso prendiamo in analisi critica del pensiero della filosofia di Seyla Benhabib la quale propone un focus sul problema dell'immigrazione internazionale e quindi sull' appartenenza politica. Le pratiche di definizione dei confini di una comunità politica infatti, fanno emergere «il dilemma costitutivo che sta al cuore delle democrazie liberali: quello tra le rivendicazioni del diritto sovrano all'autodeterminazione, da una parte, e l'adesione ai principi universali dei diritti umani, dall'altra» . Lo sviluppo di questa tematica, a partire dalla filosofia di Habermas, si focalizza sulla contrapposizione tra una prospettiva cosmopolitica, che si concentra sull'implementazione dei diritti umani a livello globale, e il valore intrinseco della democrazia, concepito come modello procedurale della garanzia dei diFile | Dimensione | Formato | |
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