Abstract - English version The history of Homo Sapiens is, by definition, a chronicle of migrations towards ecologically more favorable environments, a story of progressive adaptations to the whims of climate and Nature. But to speak of environmental migrations today, in Anthropocene, means to take into account an irrefutable fact: in the last two centuries human beings have altered the planet to such an extent that they have given life to a System Earth in its complete image and likeness, giving rise to a new era. The rise in global temperatures, the phenomena of desertification and rising water levels (slow onset events), the amplification - in intensity and frequency - of extreme climatic events (rapid onset events), are just some of the consequences of one of the most significant outcomes of this massive transformation: the climate crisis. And, even if the world seems to be more and more informed about this crisis, the same cannot be said of the severe effects that it will have on human populations, with particular regard to the most vulnerable ones. The IPCC, in its V Assessment Report, defines the exponential increase in human migration as one of the most impressive aftermaths of climate change and, however, no unambiguous and shared definition of "climate migrant" has been provided so far. After a brief account of the causes, nature and trends of the climate transformations underway, the following paper wonders about the reasons that make complex any attempt to designate a "migrant motivated by climate change": from the multi-causality at the base of the migratory decision, to the absence of "persecutory agents" (central element of the definition of "refugee" contained in the 1951 Refugee Convention), up to the intricate nexus between anthropogenic or natural climate changes (Chapter I). The lack of consensus on who actually is the "climate migrant" and on what distinguishes them from other migratory categories, also translates into a regulatory vacuum at all levels of governance to the point that the scholar T. Skillington defines it as an example of legal violence. But which kind of solutions could solve this legal gap? Before analyzing the various proposals put forward so far - from the extension of the Ginevra Convention Related to the Status of Refugees, to the creation of an ad hoc legal status (Chapter III), the following research will focus on investigating the link between climate migration, ius peregrinandi and the protection of fundamental rights (Chapter II), imagining that we can reinterpret freedom of movement, not only as a fundamental human right itself, but as the most effective tool for the protection of other human rights including: the right to water, to food, to dignified conditions, to life. Attempting to clarify what makes climate migrants peculiar and why they can no longer be ignored, the study of the previous questions will be accompanied, finally, by an analysis of concepts such as: the territorial possession of states, controlled access to vital resources, the maintenance of a hard citizenship, national security as a tightening of borders, trying to shed light on one of the most far-reaching phenomena of our century and, nevertheless, among the most unknown.

La storia di Homo Sapiens è per definizione una storia di migrazioni verso ambienti ecologicamente più favorevoli, una storia di progressivi adattamenti ai capricci del clima e della Natura. Ma parlare di migrazioni ambientali nell'Antropocene significa tener conto di un dato a inconfutabile: negli ultimi due secoli gli esseri umani hanno alterato il pianeta a tal punto da aver dato vita a un Sistema Terra a sua completa immagine e somiglianza, introducendoci in una nuova era. L'innalzamento delle temperature globali, i fenomeni di desertificazione e innalzamento del livello delle acque (slow onset phenomena), l'amplificazione - in intensità e frequenza - degli eventi climatici estremi (rapid onset phenomena), sono solo alcune delle conseguenze di uno degli esiti più rilevanti di questa imponente trasformazione: la crisi climatica. E seppur su tale crisi il mondo appaia sempre più informato, lo stesso non può tuttavia dirsi delle severe conseguenze che essa avrà sulle popolazioni umane, con particolare riguardo a quelle più vulnerabili. L'IPCC, nel suo V Assessment Report, definisce l'esponenziale aumento delle migrazioni umane come uno degli esiti più imponenti dei cambiamenti climatici e, tuttavia, nessuna definizione di ¿migrante climatico¿, univoca e condivisa, è stata ad oggi fornita. Dopo un breve resoconto su cause, natura e andamenti delle trasformazioni climatiche in atto, il seguente elaborato si interroga sulle ragioni che rendono complesso ogni tentativo di designazione del ¿migrante motivato dai cambiamenti climatici¿: dalla multi-causalità alla base della decisione migratoria, all'assenza di 'agenti persecutori' (elemento centrale della definizione di ¿rifugiato¿ contenuta nella Convenzione di Vienna del '51), sino al complesso nexus fra mutamenti del clima antropici o naturali (capitolo I). Il mancato consenso su chi effettivamente sia il ¿migrante climatico¿ e su cosa lo distingua dalle altre categorie migratorie, si traduce inoltre in un vuoto normativo a tutti i livelli di governance che la studiosa T. Skillington definisce come un esempio di legal violence. Ma con quali soluzioni colmare questo gap giuridico? Prima di analizzare le diverse proposte fino ad ora avanzate - dall'ampliamento della convenzione di Vienna per i Rifugiati, alla creazione di uno status legale ad hoc (capitolo III), la seguente ricerca si soffermerà ad analizzare il nesso che intercorre tra migrazioni climatiche, ius peregrinandi e tutela dei diritti fondamentali (capitolo II), immaginando di poter reinterpretare la libertà di movimento, non solo come un diritto umano fondamentale e come tale inderogabile, ma come il più efficace strumento per la tutela di altri diritti umani fra cui: il diritto all'acqua, al cibo, a condizioni dignitose, alla vita. Tentando di fare chiarezza su cosa renda peculiari i migranti climatici e sul perché non possano più essere ignorati, l'approfondimento dei precedenti quesiti si accompagnerà, infine, ad una analisi di concetti quali: il possesso territoriale degli Stati; l'accesso controllato alle risorse vitali; il mantenimento di una hard citizenship; la sicurezza nazionale come inasprimento delle frontiere, provando a gettare luce su uno dei fenomeni di più vasta portata del nostro secolo e, tuttavia, tra i più disconosciuti.

Climatically Motivated Migrants (CMMs), diritti fondamentali e vuoti normativi

PERCONTI, CARMEN
2018/2019

Abstract

La storia di Homo Sapiens è per definizione una storia di migrazioni verso ambienti ecologicamente più favorevoli, una storia di progressivi adattamenti ai capricci del clima e della Natura. Ma parlare di migrazioni ambientali nell'Antropocene significa tener conto di un dato a inconfutabile: negli ultimi due secoli gli esseri umani hanno alterato il pianeta a tal punto da aver dato vita a un Sistema Terra a sua completa immagine e somiglianza, introducendoci in una nuova era. L'innalzamento delle temperature globali, i fenomeni di desertificazione e innalzamento del livello delle acque (slow onset phenomena), l'amplificazione - in intensità e frequenza - degli eventi climatici estremi (rapid onset phenomena), sono solo alcune delle conseguenze di uno degli esiti più rilevanti di questa imponente trasformazione: la crisi climatica. E seppur su tale crisi il mondo appaia sempre più informato, lo stesso non può tuttavia dirsi delle severe conseguenze che essa avrà sulle popolazioni umane, con particolare riguardo a quelle più vulnerabili. L'IPCC, nel suo V Assessment Report, definisce l'esponenziale aumento delle migrazioni umane come uno degli esiti più imponenti dei cambiamenti climatici e, tuttavia, nessuna definizione di ¿migrante climatico¿, univoca e condivisa, è stata ad oggi fornita. Dopo un breve resoconto su cause, natura e andamenti delle trasformazioni climatiche in atto, il seguente elaborato si interroga sulle ragioni che rendono complesso ogni tentativo di designazione del ¿migrante motivato dai cambiamenti climatici¿: dalla multi-causalità alla base della decisione migratoria, all'assenza di 'agenti persecutori' (elemento centrale della definizione di ¿rifugiato¿ contenuta nella Convenzione di Vienna del '51), sino al complesso nexus fra mutamenti del clima antropici o naturali (capitolo I). Il mancato consenso su chi effettivamente sia il ¿migrante climatico¿ e su cosa lo distingua dalle altre categorie migratorie, si traduce inoltre in un vuoto normativo a tutti i livelli di governance che la studiosa T. Skillington definisce come un esempio di legal violence. Ma con quali soluzioni colmare questo gap giuridico? Prima di analizzare le diverse proposte fino ad ora avanzate - dall'ampliamento della convenzione di Vienna per i Rifugiati, alla creazione di uno status legale ad hoc (capitolo III), la seguente ricerca si soffermerà ad analizzare il nesso che intercorre tra migrazioni climatiche, ius peregrinandi e tutela dei diritti fondamentali (capitolo II), immaginando di poter reinterpretare la libertà di movimento, non solo come un diritto umano fondamentale e come tale inderogabile, ma come il più efficace strumento per la tutela di altri diritti umani fra cui: il diritto all'acqua, al cibo, a condizioni dignitose, alla vita. Tentando di fare chiarezza su cosa renda peculiari i migranti climatici e sul perché non possano più essere ignorati, l'approfondimento dei precedenti quesiti si accompagnerà, infine, ad una analisi di concetti quali: il possesso territoriale degli Stati; l'accesso controllato alle risorse vitali; il mantenimento di una hard citizenship; la sicurezza nazionale come inasprimento delle frontiere, provando a gettare luce su uno dei fenomeni di più vasta portata del nostro secolo e, tuttavia, tra i più disconosciuti.
ITA
Abstract - English version The history of Homo Sapiens is, by definition, a chronicle of migrations towards ecologically more favorable environments, a story of progressive adaptations to the whims of climate and Nature. But to speak of environmental migrations today, in Anthropocene, means to take into account an irrefutable fact: in the last two centuries human beings have altered the planet to such an extent that they have given life to a System Earth in its complete image and likeness, giving rise to a new era. The rise in global temperatures, the phenomena of desertification and rising water levels (slow onset events), the amplification - in intensity and frequency - of extreme climatic events (rapid onset events), are just some of the consequences of one of the most significant outcomes of this massive transformation: the climate crisis. And, even if the world seems to be more and more informed about this crisis, the same cannot be said of the severe effects that it will have on human populations, with particular regard to the most vulnerable ones. The IPCC, in its V Assessment Report, defines the exponential increase in human migration as one of the most impressive aftermaths of climate change and, however, no unambiguous and shared definition of "climate migrant" has been provided so far. After a brief account of the causes, nature and trends of the climate transformations underway, the following paper wonders about the reasons that make complex any attempt to designate a "migrant motivated by climate change": from the multi-causality at the base of the migratory decision, to the absence of "persecutory agents" (central element of the definition of "refugee" contained in the 1951 Refugee Convention), up to the intricate nexus between anthropogenic or natural climate changes (Chapter I). The lack of consensus on who actually is the "climate migrant" and on what distinguishes them from other migratory categories, also translates into a regulatory vacuum at all levels of governance to the point that the scholar T. Skillington defines it as an example of legal violence. But which kind of solutions could solve this legal gap? Before analyzing the various proposals put forward so far - from the extension of the Ginevra Convention Related to the Status of Refugees, to the creation of an ad hoc legal status (Chapter III), the following research will focus on investigating the link between climate migration, ius peregrinandi and the protection of fundamental rights (Chapter II), imagining that we can reinterpret freedom of movement, not only as a fundamental human right itself, but as the most effective tool for the protection of other human rights including: the right to water, to food, to dignified conditions, to life. Attempting to clarify what makes climate migrants peculiar and why they can no longer be ignored, the study of the previous questions will be accompanied, finally, by an analysis of concepts such as: the territorial possession of states, controlled access to vital resources, the maintenance of a hard citizenship, national security as a tightening of borders, trying to shed light on one of the most far-reaching phenomena of our century and, nevertheless, among the most unknown.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/49103