Il sistema di valutazione del valore nutritivo degli alimenti descrive l’interazione che esiste tra la loro composizione chimica e il modo in cui essi vengono digeriti dall’animale. Nei ruminanti, è di fondamentale importanza la valutazione della degradabilità ruminale degli alimenti e della loro digeribilità, perché da ciò dipende la funzionalità delle due parti dell’ecosistema. Il termine “digeribilità” si riferisce alla quota di alimento non escreta con le feci e che quindi si suppone sia stata assorbita dall’animale. La digeribilità delle diete dei ruminanti può essere stimata attraverso diverse metodiche. Negli ultimi anni si stanno utilizzando sempre di più le tecniche in vitro, perché meno dispendiose e laboriose di quelle in vivo. La determinazione della digeribilità in vitro necessita di inoculi; il più utilizzato è il liquido ruminale, che presenta però alcune criticità. Il digestato è oggi di facile reperibilità grazie alla crescente diffusione di impianti annessi alle stalle, e ha una composizione batterica relativamente costante. Per queste sue caratteristiche è interessante verificare se può sostituire il liquido ruminale nelle prove di digeribilità in vitro. A questo scopo, è stata effettuata una prova di digeribilità utilizzando sei diete per bovine da latte in produzione, in asciutta e in accrescimento, utilizzando come inoculo il digestato prodotto nell’impianto annesso all’allevamento. Dopo essere state analizzate, le sei diete sono state divise in 3 gruppi in funzione del tenore di NDF . La digeribilità è stata misurata utilizzando sia digestato fresco che conservato in ambiente a temperatura controllata. L’efficacia del digestato è stata determinata confrontando i valori di digeribilità con quelli ottenuti con una metodica standard che prevede l’uso di liquido ruminale come substrato di fermentazione e un tempo di incubazione di 48 ore. Tutte le analisi con il digestato sono state effettuate in triplo a 3 tempi di incubazione (48, 72 e 96 ore) e, come per la digeribilità con liquido ruminale, è stato utilizzato l’Ankom Daisy Incubator. I risultati hanno evidenziato che, per quanto riguarda ADMD, i valori di digeribilità con digestato a 48 ore mostrano poche differenze rispetto ai valori ottenuti con liquido ruminale per qualunque tipologia di campione . All’aumento del tempo di incubazione, i valori di digeribilità con digestato tendono ad aumentare raggiungendo in alcuni casi differenze statisticamente significative rispetto ai dati con liquido ruminale, soprattutto nel caso di campioni a basso ed alto tenore di NDF. Al contrario, i campioni poco fibrosi e più ricchi di carboidrati rapidamente fermentescibili hanno mostrato valori di digeribilità molto variabili in funzione dei tempi di conservazione del digestato. Per quanto riguarda NDFD, i valori osservati ai vari tempi di fermentazione non hanno mostrato variazioni significative in funzione dei giorni di conservazione del digestato. In generale, la prova ha evidenziato che il digestato mantiene fino a 21 giorni una ottima capacità di fermentazione degli alimenti, in quanto i valori di digeribilità delle 3 categorie di alimenti utilizzate (basso, medio e alto tenore di NDF) ai 3 diversi tempi di incubazione sono risultati in generale poco variabili. Questo substrato sembra inoltre fornire valori di digeribilità a 48 ore comparabili con quelli ottenuti con il liquido ruminale, sia utilizzato fresco che conservato. Tuttavia, poichè il tenore di fibra e le in
Il digestato come inoculo per la determinazione della digeribilità in vitro
RENZETTI, JESSICA
2021/2022
Abstract
Il sistema di valutazione del valore nutritivo degli alimenti descrive l’interazione che esiste tra la loro composizione chimica e il modo in cui essi vengono digeriti dall’animale. Nei ruminanti, è di fondamentale importanza la valutazione della degradabilità ruminale degli alimenti e della loro digeribilità, perché da ciò dipende la funzionalità delle due parti dell’ecosistema. Il termine “digeribilità” si riferisce alla quota di alimento non escreta con le feci e che quindi si suppone sia stata assorbita dall’animale. La digeribilità delle diete dei ruminanti può essere stimata attraverso diverse metodiche. Negli ultimi anni si stanno utilizzando sempre di più le tecniche in vitro, perché meno dispendiose e laboriose di quelle in vivo. La determinazione della digeribilità in vitro necessita di inoculi; il più utilizzato è il liquido ruminale, che presenta però alcune criticità. Il digestato è oggi di facile reperibilità grazie alla crescente diffusione di impianti annessi alle stalle, e ha una composizione batterica relativamente costante. Per queste sue caratteristiche è interessante verificare se può sostituire il liquido ruminale nelle prove di digeribilità in vitro. A questo scopo, è stata effettuata una prova di digeribilità utilizzando sei diete per bovine da latte in produzione, in asciutta e in accrescimento, utilizzando come inoculo il digestato prodotto nell’impianto annesso all’allevamento. Dopo essere state analizzate, le sei diete sono state divise in 3 gruppi in funzione del tenore di NDF . La digeribilità è stata misurata utilizzando sia digestato fresco che conservato in ambiente a temperatura controllata. L’efficacia del digestato è stata determinata confrontando i valori di digeribilità con quelli ottenuti con una metodica standard che prevede l’uso di liquido ruminale come substrato di fermentazione e un tempo di incubazione di 48 ore. Tutte le analisi con il digestato sono state effettuate in triplo a 3 tempi di incubazione (48, 72 e 96 ore) e, come per la digeribilità con liquido ruminale, è stato utilizzato l’Ankom Daisy Incubator. I risultati hanno evidenziato che, per quanto riguarda ADMD, i valori di digeribilità con digestato a 48 ore mostrano poche differenze rispetto ai valori ottenuti con liquido ruminale per qualunque tipologia di campione . All’aumento del tempo di incubazione, i valori di digeribilità con digestato tendono ad aumentare raggiungendo in alcuni casi differenze statisticamente significative rispetto ai dati con liquido ruminale, soprattutto nel caso di campioni a basso ed alto tenore di NDF. Al contrario, i campioni poco fibrosi e più ricchi di carboidrati rapidamente fermentescibili hanno mostrato valori di digeribilità molto variabili in funzione dei tempi di conservazione del digestato. Per quanto riguarda NDFD, i valori osservati ai vari tempi di fermentazione non hanno mostrato variazioni significative in funzione dei giorni di conservazione del digestato. In generale, la prova ha evidenziato che il digestato mantiene fino a 21 giorni una ottima capacità di fermentazione degli alimenti, in quanto i valori di digeribilità delle 3 categorie di alimenti utilizzate (basso, medio e alto tenore di NDF) ai 3 diversi tempi di incubazione sono risultati in generale poco variabili. Questo substrato sembra inoltre fornire valori di digeribilità a 48 ore comparabili con quelli ottenuti con il liquido ruminale, sia utilizzato fresco che conservato. Tuttavia, poichè il tenore di fibra e le inFile | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/48532