LA MEMORIA E L'INTERROGATORIO NEL PROCEDIMENTO PENALE Analisi di un caso giudiziario reale La strage di Erba

Confession and eyewitness testimony have always been considered as the inculpatory evidence par excellence; but how reliable are the memories of a witness? And what about voluntary admissions of guilt? This paper tries to answer these questions by providing a brief theoretical framework on memory and its processes. We soon find out that memory is fallible, which requires us to further investigate the subject of false memories and suggestibility. In forensics, the way interrogations are conducted is crucial, as it might induce an innocent person to confess a crime they never committed (so- called false confessions). One of the most famous and widely used interrogation methods, the Reid technique, was then discussed. This technique aims at overcoming the opposition and refusal to cooperate by a person under interrogation to make them confess the crime. Similarly, if poorly conducted, investigative interviews can irreversibly compromise the memory accuracy of the witnesses, thus seriously affecting the credibility of their statements. An analysis was then conducted on the Cognitive Interview and Self-Administered Interview techniques, which seek to ensure as much as possible the accuracy of witnesses' memories. Finally, the details of a real court case, the so-called strage di Erba (massacre of Erba) were investigated. After studying first-, second- and third-instance verdicts, this paper focused on the minutes of the interrogations conducted during preliminary investigations and on the interviews of the key witness, Mario Frigerio. Frigerio was the only one to survive the massacre, while four people were killed, including a two-year-old child. The approaches of the prosecutors and the Carabinieri police were then contrasted against the literature in the fields of forensic psychology and testimony. This allowed the authors of this paper to make some observations on the main arguments provided by the three judges to defend the validity of the evidence that served as the basis for the conviction of the two defendants, Olindo Romano and Rosa Bazzi. A separate chapter was dedicated to criminal procedure law, which serves as the framework for this paper, so as to provide readers with the elements necessary to fully understand the analysis of the case. In conclusion, there are many variables that might lead to false confessions and testimonies based on false memories, but these tend to be disregarded by the judges, who regularly overestimate the reliability of the witnesses. The same applies to confessions: the reasons for a verdict are often based on the assumption that an innocent person would never confess a crime they never committed and, if they do so, they must be guilty. Hence, this paper aims to emphasise the need to establish a collaboration between forensic psychology experts, judges, prosecutors and law enforcement at a national and local level so as to allow them to learn and apply the latest findings from the scientific literature to their profession, which is of the utmost importance.

La confessione e la testimonianza oculare vengono considerati, da sempre, gli strumenti probatori per eccellenza; ma quanto sono affidabili i ricordi di un testimone? E le ammissioni di colpa di un reo confesso? L'elaborato cerca di dare una risposta a tali quesiti, fornendo un breve inquadramento teorico sulla memoria e sui suoi processi. Scopriamo ben presto che la memoria è fallibile e, dunque, è bene approfondire il fenomeno dei falsi ricordi e della suggestionabilità. Un ruolo importante in questo senso, nel contesto forense, lo gioca la modalità di conduzione dell'interrogatorio che potrebbe portare un innocente a confessare crimini mai commessi (le c.d. false confessioni). A tal proposito si è parlato della tecnica Reid, una tra le più conosciute e utilizzate, il cui obiettivo è quello di superare i rifiuti e le resistenze dell'interrogato in modo da portarlo a confessare il delitto. Allo stesso modo, interviste investigative mal condotte potrebbero compromettere, in modo incontrovertibile, l'accuratezza del ricordo del testimone, con conseguenze importanti rispetto all'attendibilità delle sue dichiarazioni. Si è parlato allora dell'Intervista Cognitiva e della Self-Administered Interview: tecniche che si propongono di garantire, per quanto possibile, l'accuratezza del ricordo del testimone. Infine, si sono presi in esame alcuni aspetti di un caso giudiziario reale: la c.d. strage di Erba. Si è proceduto attraverso lo studio delle sentenze di primo, secondo e terzo grado per poi concentrarsi sui verbali in cui sono stati trascritti gli interrogatori che hanno avuto luogo nella fase delle indagini preliminari e le interviste al testimone chiave nonché unico sopravvissuto alla strage, Mario Frigerio (quattro sono le persone che, invece, sono state assassinate, tra cui un bambino di due anni). Si è confrontato il modo di procedere dei magistrati e dei Carabinieri in tali circostanze con quelle che sono le evidenze provenienti dalla letteratura scientifica nell'ambito della psicologia forense e della testimonianza. Queste ultime hanno permesso a chi scrive di commentare alcune significative argomentazioni che sono state utilizzate dai giudici dei tre gradi di giudizio per sostenere la validità delle prove su cui si sono basate le sentenze di condanna dei due imputati, Olindo Romano e Rosa Bazzi. La cornice è quella del diritto processuale penale, a cui è stato riservato un capitolo a sé, in modo da offrire a chi legge gli strumenti essenziali per poter comprendere appieno la parte avente ad oggetto l'analisi del caso giudiziario. In conclusione: molte sono le variabili che possono portare a false confessioni e a testimonianze basate su falsi ricordi, ma queste tendono a non essere prese in considerazione dai giudici, i quali finiscono per sovrastimare sistematicamente l'attendibilità della testimonianza. Lo stesso accade per le confessioni: chi giudica parte dal presupposto che una persona innocente non confesserebbe mai crimini che non ha commesso e, dunque, se lo fa deve essere colpevole. Per questi motivi si sottolinea l'importanza di stabilire una collaborazione, sia a livello nazionale sia locale, tra esperti in psicologia forense e giudici, magistrati e Forze dell'Ordine, in modo che anche queste figure possano avere la possibilità di conoscere e applicare le più recenti evidenze della letteratura scientifica di riferimento nell'ambito della loro fondamentale professione.