Questo lavoro, in fin dei conti, parla di Valdostani. Sono valdostani del resto coloro che fin dall'Ottocento si interrogano su come accogliere i nuovi arrivati da altre regioni d'Italia nella loro terra; al tempo stesso, lo diventeranno questi ultimi, mescolandosi ai ¿nativi¿, e così sarà per coloro arrivati dopo di loro, fino a formare il melting pot odierno. È evidente, infatti, che un'identificazione netta, riguardo all'appartenenza etnica legata all'area in cui si è nati, tiene se fotografata nell'istante, ma si disfa naturalmente nel tempo, a meno che non si costruiscano e costituiscano delle condizioni che mantengano salde delle differenze tra vecchio e nuovo, tra originario e allogeno. Questo lavoro racconta del fallimento di queste condizioni nella storia contemporanea della Valle d'Aosta, analizzandone via via i motivi. Se inizialmente mancano al popolo valdostano gli impulsi esterni tali da far sorgere, per reazione, un'autocoscienza di sé come soggetto unitario (ed esclusivo), questi emergono nel confronto con la nascente nazione italiana. I Valdostani del tempo costruiscono e descrivono allora un'immagine di loro stessi i cui confini sono disegnati per arginare l'erosione del loro stile di vita da parte di un'altra visione concorrente e ben più forte, quella dello Stato italiano nascente. Se le premesse di questa competizione sembrano sorgere e muoversi su un terreno ideale, in ballo ci sono elementi ben tangibili, che riguardano economia, mercati, lavoro, amministrazione, servizi, trasporti, scuola, lingua. Il sistema italiano finirà per prevalere, ma il mito della valdostanità vivrà, segnalando almeno un parziale successo della classe dirigente che l'ha forgiato. L'identità valdostana vive e si evolve, sviluppandosi in rapporto ad un'alterità che può essere individuata non solo come un elemento ostile, ma anche come un'opportunità da guidare, può corrispondere ad un livello amministrativo superiore con cui dover mediare o a cui dover resistere, ma anche dentro il quale operare, portando le istanze del proprio territorio, che spesso viene fatto coincidere con il popolo valdostano tutto. In questo incontro e scontro con l'alterità, che di fatto definisce il ¿Nous¿ valdostano, c'è sicuramente la tentazione di attribuire alla figura dell'immigrato, ¿Altro¿ per eccellenza, un ruolo centrale. Tuttavia, per molti motivi, questa tendenza si affermerà nei fatti assai raramente. Sull'identificazione su base etnica e sul suo pericolo di surriscaldamento si impone sempre una dimensione amministrativa, politica. Declinando quindi il tutto in positivo, si può parlare di un successo in Valle d'Aosta nel costituire un'identità aperta nei confronti di tutti coloro che hanno voluto legarsi ad essa, a dispetto delle origini di provenienza. Si tratta di un processo lungo che beneficia di possibilità alternative, anche nei tempi più difficili, all'affermarsi di qualunque tensione etnica. Nel tempo emergono però non pochi elementi contraddittori. La Valle d'Aosta che si fa microstato (godendo di importanti trasferimenti da quello italiano) sembra subire una sorta di secolarizzazione dei suoi valori e sia il modello economico immaginato per lo sviluppo della Regione, sia l'adesione che ne deriva ai precetti storici del regionalismo ¿ che appare piuttosto formale, strumentale, superficiale ¿ finiscono per far esplodere gravi contraddizioni nel presente.
"La fleur de la canaille que veun de bà per lè" - Immigrazione e identità nella Valle d'Aosta contemporanea
PICCINNO, LORENZO
2017/2018
Abstract
Questo lavoro, in fin dei conti, parla di Valdostani. Sono valdostani del resto coloro che fin dall'Ottocento si interrogano su come accogliere i nuovi arrivati da altre regioni d'Italia nella loro terra; al tempo stesso, lo diventeranno questi ultimi, mescolandosi ai ¿nativi¿, e così sarà per coloro arrivati dopo di loro, fino a formare il melting pot odierno. È evidente, infatti, che un'identificazione netta, riguardo all'appartenenza etnica legata all'area in cui si è nati, tiene se fotografata nell'istante, ma si disfa naturalmente nel tempo, a meno che non si costruiscano e costituiscano delle condizioni che mantengano salde delle differenze tra vecchio e nuovo, tra originario e allogeno. Questo lavoro racconta del fallimento di queste condizioni nella storia contemporanea della Valle d'Aosta, analizzandone via via i motivi. Se inizialmente mancano al popolo valdostano gli impulsi esterni tali da far sorgere, per reazione, un'autocoscienza di sé come soggetto unitario (ed esclusivo), questi emergono nel confronto con la nascente nazione italiana. I Valdostani del tempo costruiscono e descrivono allora un'immagine di loro stessi i cui confini sono disegnati per arginare l'erosione del loro stile di vita da parte di un'altra visione concorrente e ben più forte, quella dello Stato italiano nascente. Se le premesse di questa competizione sembrano sorgere e muoversi su un terreno ideale, in ballo ci sono elementi ben tangibili, che riguardano economia, mercati, lavoro, amministrazione, servizi, trasporti, scuola, lingua. Il sistema italiano finirà per prevalere, ma il mito della valdostanità vivrà, segnalando almeno un parziale successo della classe dirigente che l'ha forgiato. L'identità valdostana vive e si evolve, sviluppandosi in rapporto ad un'alterità che può essere individuata non solo come un elemento ostile, ma anche come un'opportunità da guidare, può corrispondere ad un livello amministrativo superiore con cui dover mediare o a cui dover resistere, ma anche dentro il quale operare, portando le istanze del proprio territorio, che spesso viene fatto coincidere con il popolo valdostano tutto. In questo incontro e scontro con l'alterità, che di fatto definisce il ¿Nous¿ valdostano, c'è sicuramente la tentazione di attribuire alla figura dell'immigrato, ¿Altro¿ per eccellenza, un ruolo centrale. Tuttavia, per molti motivi, questa tendenza si affermerà nei fatti assai raramente. Sull'identificazione su base etnica e sul suo pericolo di surriscaldamento si impone sempre una dimensione amministrativa, politica. Declinando quindi il tutto in positivo, si può parlare di un successo in Valle d'Aosta nel costituire un'identità aperta nei confronti di tutti coloro che hanno voluto legarsi ad essa, a dispetto delle origini di provenienza. Si tratta di un processo lungo che beneficia di possibilità alternative, anche nei tempi più difficili, all'affermarsi di qualunque tensione etnica. Nel tempo emergono però non pochi elementi contraddittori. La Valle d'Aosta che si fa microstato (godendo di importanti trasferimenti da quello italiano) sembra subire una sorta di secolarizzazione dei suoi valori e sia il modello economico immaginato per lo sviluppo della Regione, sia l'adesione che ne deriva ai precetti storici del regionalismo ¿ che appare piuttosto formale, strumentale, superficiale ¿ finiscono per far esplodere gravi contraddizioni nel presente.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
224561_lorenzo.piccinno.la.fleur.de.la.canaille.que.veun.de.ba.per.le.immigrazione.e.identita.nella.valle.daosta.contemporanea.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
1.67 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.67 MB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/48071