The exercise that I propose here is not exactly in the area of study of visual sociology, for which the image becomes a fundamental aid of field research, becoming a preferred instrument of social criticism. It is therefore neither sociology with images, or sociology on images, more than an exercise in epistemic sociology, which intends to reconstruct, starting from a visual text (photographic image) the different attributions of meaning derived from its use. It is useful in the economy of this work to ask again ¿what does pictures want¿, ¿making of the relationship between the image and the one who looks at the field of investigation¿. It is in this space that we play games of self-reflectivity, in the ways in which a sign (the photographic image) is loaded with sense, starting from the two conceptual categories exemplified by Roland barthes, studium¿ general interest - and punctum ¿ what instead strikes and witch -. Taking into account the polysemical nature of images, specifically photographs, from which¿fluctuating chains¿ of meanings that the reader can choose or ignore, here we analyze the practices of two different social actors in their relationship with photographic images: those of the operator and those of the spectator.​

L'esercizio che qui propongo non si colloca propriamente nell'area di studi della sociologia visuale, per la quale l'immagine diventa ausilio fondamentale della ricerca sul campo, ergendosi a strumento prediletto di critica sociale. Non si tratta perciò né di sociologia con le immagini, né di sociologia sulle immagini, quanto più di un esercizio di sociologia epistemica, che intende ricostruire, a partire da un testo visuale (l'immagine fotografica) le diverse attribuzioni di senso derivate dalla sua fruizione. Torna utile nell'economia di questo lavoro chiedersi ¿che cosa le immagini vogliano¿, ¿facendo della relazione tra l'immagine e colui che guarda il campo d'indagine¿. È in questo spazio che si mettono in atto giochi di auto riflessività, nelle modalità in cui un segno (l'immagine fotografica) viene caricata di senso, a partire dalle due categorie concettuali esemplificate da Roland Barthes, lo studium ¿ interessamento generale all'immagine - e il punctum - ciò che invece colpisce e strega -. Tenendo conto della natura polisemica delle immagini, nello specifico delle fotografie, da cui scaturiscono ¿catene fluttuanti¿ di significati che il lettore può scegliere o ignorare, vengono qui analizzate le pratiche di due diversi attori sociali nel loro rapporto con le immagini fotografiche: quelle dell'operator e quelle dello spectator.​

Idiosincrasie fotografiche. Un'analisi sulle attribuzioni di senso date alle immagini fotografiche.

NECADE, GIORGIA
2018/2019

Abstract

L'esercizio che qui propongo non si colloca propriamente nell'area di studi della sociologia visuale, per la quale l'immagine diventa ausilio fondamentale della ricerca sul campo, ergendosi a strumento prediletto di critica sociale. Non si tratta perciò né di sociologia con le immagini, né di sociologia sulle immagini, quanto più di un esercizio di sociologia epistemica, che intende ricostruire, a partire da un testo visuale (l'immagine fotografica) le diverse attribuzioni di senso derivate dalla sua fruizione. Torna utile nell'economia di questo lavoro chiedersi ¿che cosa le immagini vogliano¿, ¿facendo della relazione tra l'immagine e colui che guarda il campo d'indagine¿. È in questo spazio che si mettono in atto giochi di auto riflessività, nelle modalità in cui un segno (l'immagine fotografica) viene caricata di senso, a partire dalle due categorie concettuali esemplificate da Roland Barthes, lo studium ¿ interessamento generale all'immagine - e il punctum - ciò che invece colpisce e strega -. Tenendo conto della natura polisemica delle immagini, nello specifico delle fotografie, da cui scaturiscono ¿catene fluttuanti¿ di significati che il lettore può scegliere o ignorare, vengono qui analizzate le pratiche di due diversi attori sociali nel loro rapporto con le immagini fotografiche: quelle dell'operator e quelle dello spectator.​
ITA
The exercise that I propose here is not exactly in the area of study of visual sociology, for which the image becomes a fundamental aid of field research, becoming a preferred instrument of social criticism. It is therefore neither sociology with images, or sociology on images, more than an exercise in epistemic sociology, which intends to reconstruct, starting from a visual text (photographic image) the different attributions of meaning derived from its use. It is useful in the economy of this work to ask again ¿what does pictures want¿, ¿making of the relationship between the image and the one who looks at the field of investigation¿. It is in this space that we play games of self-reflectivity, in the ways in which a sign (the photographic image) is loaded with sense, starting from the two conceptual categories exemplified by Roland barthes, studium¿ general interest - and punctum ¿ what instead strikes and witch -. Taking into account the polysemical nature of images, specifically photographs, from which¿fluctuating chains¿ of meanings that the reader can choose or ignore, here we analyze the practices of two different social actors in their relationship with photographic images: those of the operator and those of the spectator.​
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/48054