Il lavoro si interroga sulla presenza di figure di eremiti nell'opera di tre scrittori attivi attorno alla metà del Novecento: Pavese (Paesaggio [I], L'eremita), Buzzati (Il cane che ha visto Dio; I cinque fratelli; L'umiltà; L'eremita), Arpino (Sette venti; Cronaca breve del bosco; L'eremita; L'ombra delle colline). Nel corso di tre capitoli dedicati ai singoli autori si ricostruisce il contesto delle opere in cui tale figura compare, le si analizza e si cercano di comprendere le ragioni che hanno spinto gli autori ad affrontare un simile tema. Ciò che emerge dall'analisi è che il personaggio rappresenta, per Pavese, un mito personale che sintetizza caratteristiche autobiografiche; per Buzzati, una figura liminare valida per riflettere su temi a lui cari e che si costruisce personalizzando esempi dell'agiografia cristiana; per Arpino, un elemento autobiografico da comprendere e inserire in un contesto di interpretazione globale del proprio passato. Nel capitolo conclusivo, infine, si mettono a confronto le modalità della rappresentazione, per verificare se esistano possibili rapporti tra i testi e se la comparsa della figura dell'eremita possa essere ricondotta a un contesto socio-culturale condiviso.
"Non è più coltivata quassù la collina". Gli eremiti di Pavese, Buzzati, Arpino.
ANSELMO, MARCELLO
2018/2019
Abstract
Il lavoro si interroga sulla presenza di figure di eremiti nell'opera di tre scrittori attivi attorno alla metà del Novecento: Pavese (Paesaggio [I], L'eremita), Buzzati (Il cane che ha visto Dio; I cinque fratelli; L'umiltà; L'eremita), Arpino (Sette venti; Cronaca breve del bosco; L'eremita; L'ombra delle colline). Nel corso di tre capitoli dedicati ai singoli autori si ricostruisce il contesto delle opere in cui tale figura compare, le si analizza e si cercano di comprendere le ragioni che hanno spinto gli autori ad affrontare un simile tema. Ciò che emerge dall'analisi è che il personaggio rappresenta, per Pavese, un mito personale che sintetizza caratteristiche autobiografiche; per Buzzati, una figura liminare valida per riflettere su temi a lui cari e che si costruisce personalizzando esempi dell'agiografia cristiana; per Arpino, un elemento autobiografico da comprendere e inserire in un contesto di interpretazione globale del proprio passato. Nel capitolo conclusivo, infine, si mettono a confronto le modalità della rappresentazione, per verificare se esistano possibili rapporti tra i testi e se la comparsa della figura dell'eremita possa essere ricondotta a un contesto socio-culturale condiviso.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/48048