La nostra contemporaneità ci porta ad essere sommersi da discorsi visivi (e non). Essi si schiudono alle prime luci dell’alba, per essere: dentro e fuori casa, durante ogni spostamento, per strada, nei luoghi pubblici oltre che in una veste digitale, analogica; e “cessare di esistere” qualche minuto prima che ogni persona vada a dormire. La finestra di discorsi si apre, principalmente (ma non solo vista l’importanza della macchina fotografica), con il telefono, apparecchio sempre tra le nostre mani e loro stesse protesi, come afferma il sociologo Marshall McLuhan. Davanti a questi discorsi visivi il genere umano non resta inerte, attonito; ma diventa creatore, protagonista, fotografo, cercando di fruttare tutti i mezzi a propria disposizione per esprimere il bisogno di comunicare. Ne sono un esempio: le inquadratura, le forme, ma soprattutto il colore, elemento enunciazionale per eccellenza. Partendo proprio dalla selezione fotografica si passa alla storia affascinante, mutata nel corso dei secoli ( e mai statica) dei colori. Quest’ultima trova un intrecciato con un’analisi semiotica che conduce allo studio dei filtri. Grazie a delle domande iniziali, tra le quali: “Perché si decide di usare i filtri?”, “Quale fascia di età ne utilizza maggiormente?”, “Quali sono i preferiti?” si analizza questo vasto mondo rapportato ai social networks. Nello studio non sono presi in esame solo le piattaforme diventate famose proprio per i filtri come Instagram, ma si cerca di adottare una più ampia e contro visione menzionando anche il recente caso di BeReal.

Dietro il filtro, oltre l'obiettivo. Il potere del colore dalla fotografia ai social networks

PRINCIPE, MELISSA
2022/2023

Abstract

La nostra contemporaneità ci porta ad essere sommersi da discorsi visivi (e non). Essi si schiudono alle prime luci dell’alba, per essere: dentro e fuori casa, durante ogni spostamento, per strada, nei luoghi pubblici oltre che in una veste digitale, analogica; e “cessare di esistere” qualche minuto prima che ogni persona vada a dormire. La finestra di discorsi si apre, principalmente (ma non solo vista l’importanza della macchina fotografica), con il telefono, apparecchio sempre tra le nostre mani e loro stesse protesi, come afferma il sociologo Marshall McLuhan. Davanti a questi discorsi visivi il genere umano non resta inerte, attonito; ma diventa creatore, protagonista, fotografo, cercando di fruttare tutti i mezzi a propria disposizione per esprimere il bisogno di comunicare. Ne sono un esempio: le inquadratura, le forme, ma soprattutto il colore, elemento enunciazionale per eccellenza. Partendo proprio dalla selezione fotografica si passa alla storia affascinante, mutata nel corso dei secoli ( e mai statica) dei colori. Quest’ultima trova un intrecciato con un’analisi semiotica che conduce allo studio dei filtri. Grazie a delle domande iniziali, tra le quali: “Perché si decide di usare i filtri?”, “Quale fascia di età ne utilizza maggiormente?”, “Quali sono i preferiti?” si analizza questo vasto mondo rapportato ai social networks. Nello studio non sono presi in esame solo le piattaforme diventate famose proprio per i filtri come Instagram, ma si cerca di adottare una più ampia e contro visione menzionando anche il recente caso di BeReal.
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