Il presente lavoro fornisce una lettura geografica delle evoluzioni intercorse nell'ordinamento amministrativo nel Regno di Sardegna negli anni successivi alla concessione dello Statuto Albertino. Inizialmente la prospettiva adottata fu quella dello Stato centrale, incarnato nelle sue istituzioni rappresentative di Governo e Parlamento, al fine di comprendere gli interessi, le rappresentazioni e i modi di intendere il governo del territorio che sostanziarono la nuova distrettuazione, dello Stato sancita con la legge comunale e provinciale del 23 ottobre 1859. Infatti, l'articolazione spaziale della maglia amministrativa in province, circondari, mandamenti, comuni innovò il rapporto tra il centro e la periferia, definendo circoscrizioni provinciali più ampie e regolari rispetto alle divisioni amministrative, il livello superiore nella maglia amministrativa del 1848. La consultazione degli Atti del Parlamento Subalpino nel periodo dal 1848 al 1861 rivelò un'intensa attività degli organi centrali di Governo e Parlamento in merito alla definizione di una nuova armatura territoriale dello Stato. Nel decennio intercorso tra il provvedimento del 7 ottobre 1848 e la legge comunale e provinciale del 23 ottobre 1859 non vi furono atti legislativi intermedi, tuttavia, furono notevoli gli scambi di visioni tra Parlamento e Governo del Re. Gli undici progetti di legge presentati all'attenzione della Camera elettiva del Parlamento palesarono la centralità della questione e, non ultimo, l'inconciliabilità delle posizioni del Governo e del Parlamento. Alla luce di ciò identificare ed analizzare i criteri, le visioni, le idee contrapposte in merito al governo e al controllo del territorio, e, non ultimo, l'idea stessa di territorio, le conoscenze geografiche che i funzionari di governo avevano diventano i fulcri centrali dell'analisi. La seconda parte della ricerca è dedicata all'approfondimento del caso di studio riguardante il mandamento di Ovada, separato dalla provincia di Novi, e più in generale dai territori di storica tradizione ligure, ed aggregato alla provincia di Acqui. Il passaggio dalla scala statale alla scala locale consente di verificare nel concreto gli effetti delle decisioni imposte dal potere centrale, ricostruendo le logiche e le strategie degli attori collocati su livelli di governo diversi. Il dibattito comunale e provinciale sul ritaglio amministrativo calato dall'alto, ricostruito mediante la consultazione degli ordinati comunali e dei verbali dei consigli provinciali rinvenuti negli Archivi comunali di Ovada, Novi e Acqui e nel fondo Paesi per A e B dell'Archivio di Stato di Torino, consente di evidenziare le criticità mosse dagli enti locali, e non ultimo confrontare le istanze di modernizzazione dello Stato centrale con le inezie storiche, relazionali, economiche e culturali dei territori locali. Ciò è particolarmente vero per il caso di studio scelto, in quanto i territori in questioni sono territori di ¿confine¿ tra il Piemonte sud-orientale e la Serenissima Repubblica di Genova, annessa al Regno di Sardegna dopo in Congresso di Vienna. Lo scavo documentario e la successiva analisi puntano a ricomporre le diverse sfaccettature, corrispondenti alle diverse scale territoriali coinvolte, i diversi interessi chiamati in causa. Si comprendono immediatamente alcuni focus del caso: la pluralità e multi-scalarità degli attori coinvolti, nonché il peso delle territorialità sedimentate nel tempo.

LA MAGLIA AMMINISTRATIVA DEL REGNO DI SARDEGNA TRA RESTAURAZIONE ED UNITA': DAL DIBATTITO POLITICO ALLA DEFINIZIONE DELL'ORDINAMENTO SPAZIALE

MARCHIORO, CRISTINA
2012/2013

Abstract

Il presente lavoro fornisce una lettura geografica delle evoluzioni intercorse nell'ordinamento amministrativo nel Regno di Sardegna negli anni successivi alla concessione dello Statuto Albertino. Inizialmente la prospettiva adottata fu quella dello Stato centrale, incarnato nelle sue istituzioni rappresentative di Governo e Parlamento, al fine di comprendere gli interessi, le rappresentazioni e i modi di intendere il governo del territorio che sostanziarono la nuova distrettuazione, dello Stato sancita con la legge comunale e provinciale del 23 ottobre 1859. Infatti, l'articolazione spaziale della maglia amministrativa in province, circondari, mandamenti, comuni innovò il rapporto tra il centro e la periferia, definendo circoscrizioni provinciali più ampie e regolari rispetto alle divisioni amministrative, il livello superiore nella maglia amministrativa del 1848. La consultazione degli Atti del Parlamento Subalpino nel periodo dal 1848 al 1861 rivelò un'intensa attività degli organi centrali di Governo e Parlamento in merito alla definizione di una nuova armatura territoriale dello Stato. Nel decennio intercorso tra il provvedimento del 7 ottobre 1848 e la legge comunale e provinciale del 23 ottobre 1859 non vi furono atti legislativi intermedi, tuttavia, furono notevoli gli scambi di visioni tra Parlamento e Governo del Re. Gli undici progetti di legge presentati all'attenzione della Camera elettiva del Parlamento palesarono la centralità della questione e, non ultimo, l'inconciliabilità delle posizioni del Governo e del Parlamento. Alla luce di ciò identificare ed analizzare i criteri, le visioni, le idee contrapposte in merito al governo e al controllo del territorio, e, non ultimo, l'idea stessa di territorio, le conoscenze geografiche che i funzionari di governo avevano diventano i fulcri centrali dell'analisi. La seconda parte della ricerca è dedicata all'approfondimento del caso di studio riguardante il mandamento di Ovada, separato dalla provincia di Novi, e più in generale dai territori di storica tradizione ligure, ed aggregato alla provincia di Acqui. Il passaggio dalla scala statale alla scala locale consente di verificare nel concreto gli effetti delle decisioni imposte dal potere centrale, ricostruendo le logiche e le strategie degli attori collocati su livelli di governo diversi. Il dibattito comunale e provinciale sul ritaglio amministrativo calato dall'alto, ricostruito mediante la consultazione degli ordinati comunali e dei verbali dei consigli provinciali rinvenuti negli Archivi comunali di Ovada, Novi e Acqui e nel fondo Paesi per A e B dell'Archivio di Stato di Torino, consente di evidenziare le criticità mosse dagli enti locali, e non ultimo confrontare le istanze di modernizzazione dello Stato centrale con le inezie storiche, relazionali, economiche e culturali dei territori locali. Ciò è particolarmente vero per il caso di studio scelto, in quanto i territori in questioni sono territori di ¿confine¿ tra il Piemonte sud-orientale e la Serenissima Repubblica di Genova, annessa al Regno di Sardegna dopo in Congresso di Vienna. Lo scavo documentario e la successiva analisi puntano a ricomporre le diverse sfaccettature, corrispondenti alle diverse scale territoriali coinvolte, i diversi interessi chiamati in causa. Si comprendono immediatamente alcuni focus del caso: la pluralità e multi-scalarità degli attori coinvolti, nonché il peso delle territorialità sedimentate nel tempo.
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