Oggetto di questo elaborato è il settore doganale alla luce dei cambiamenti apportati dal processo di interoperabilità introdotto dalla Legge Finanziaria del 2004. L'analisi condotta si basa sull'ipotesi di effettuare un'importazione di beni agro-alimentari da Paesi extra UE da commercializzare in occasione di una fiera. Per descrivere nel dettaglio l'iter procedurale volto a nazionalizzare la merce in oggetto, sono stati analizzati i principali aspetti del diritto doganale, i regimi doganali, le caratteristiche delle principali amministrazioni pubbliche e gli operatori privati che operano in collaborazione con l'Agenzia delle Dogane. Attraverso un questionario, è stato chiesto agli operatori doganali territorialmente competenti di esprimere il loro giudizio circa la presenza di criticità verso specifiche merci o specifici Paesi all'atto dell'importazione. Le loro risposte hanno evidenziato la necessità di migliorare la cosiddetta fase di ¿pre-clearing¿. Dovrebbe, cioè, essere potenziato il contatto con le amministrazioni doganali estere in modo da minimizzare i controlli supplementari sulla merce al momento dell'immissione sul territorio italiano. Nello specifico si segnalano importanti carenze documentali e di etichettatura, nonché alterazioni delle merce lungo le fasi di trasporto, soprattutto per quelle provenienti dall'est asiatico, dall'Africa centrale e meridionale, come dimostrano i casi di studio riportati nell'elaborato. Evidenziate le criticità, è opportuno indicare la diffusa soddisfazione degli utenti del sistema doganale verso il progetto di interoperabilità. La buona riuscita è dovuta al fatto che, oltre ad una razionalizzazione burocratica, l'amministrazione doganale cerca di avvicinarsi alle esigenze commerciali senza dimenticare che la dogana (coadiuvata dagli USMAF e dai PIF) è, anche, un filtro di carattere sanitario per la merce in entrata (o in uscita) dal territorio. La difficoltà intrinseca nel gestire questa duplice funzione è aggravata dal fatto che, fino all'emanazione del Decreto del Ministero delle Finanze n. 1390 del 28 dicembre 2000, la dogana italiana era più attenta alla garanzia sanitaria che alle esigenze commerciali. Questo ha fatto sì che, con l'apertura del mercato unico, molti flussi siano stati dirottati verso altri Stati comunitari, facendo perdere all'Italia buona parte della competitività commerciale di cui avrebbe potuto godere vista la posizione strategia. Tale dato viene confermato nel 2011 dalla Banca Mondiale nel rapporto ¿Doing business 2011¿, nel quale si evidenzia il persistere di una sensibile differenza in termini di giorni necessari per portare a termine una pratica in import; nello specifico in Italia occorrono 18 giorni mentre in Danimarca, Estonia e Cipro ne occorrono solo 5. Da ultimo, vista l'ipotesi iniziale di voler importare degli alimenti e di commercializzarli in una fiera alimentare a carattere internazionale organizzata con attenzione e rispetto per l'ambiente è stato elaborato, un piano logistico per il magazzinaggio ed il trasporto di 220 tonnellate di merce suddivisa su 260 espositori. Il piano logistico prevede l'afflusso della merce, presso un ¿hub¿ di transito ubicato nell'interporto di Torino, nelle tre settimane precedenti l'evento fieristico.All'interno del magazzino la merce è appositamente conservata a seconda della sua temperatura ed inviata, nei giorni di apertura al pubblico della manifestazione, con automezzi ibridi su percorsi a basso impatto ambientale.

ANALISI DELL'INTEROPERABILITA' DOGANALE: ELEMENTI DI CRITICITA' ED OPPORTUNITA' DEL SETTORE AGRO - ALIMENTARE

GENTILE, MARIA
2011/2012

Abstract

Oggetto di questo elaborato è il settore doganale alla luce dei cambiamenti apportati dal processo di interoperabilità introdotto dalla Legge Finanziaria del 2004. L'analisi condotta si basa sull'ipotesi di effettuare un'importazione di beni agro-alimentari da Paesi extra UE da commercializzare in occasione di una fiera. Per descrivere nel dettaglio l'iter procedurale volto a nazionalizzare la merce in oggetto, sono stati analizzati i principali aspetti del diritto doganale, i regimi doganali, le caratteristiche delle principali amministrazioni pubbliche e gli operatori privati che operano in collaborazione con l'Agenzia delle Dogane. Attraverso un questionario, è stato chiesto agli operatori doganali territorialmente competenti di esprimere il loro giudizio circa la presenza di criticità verso specifiche merci o specifici Paesi all'atto dell'importazione. Le loro risposte hanno evidenziato la necessità di migliorare la cosiddetta fase di ¿pre-clearing¿. Dovrebbe, cioè, essere potenziato il contatto con le amministrazioni doganali estere in modo da minimizzare i controlli supplementari sulla merce al momento dell'immissione sul territorio italiano. Nello specifico si segnalano importanti carenze documentali e di etichettatura, nonché alterazioni delle merce lungo le fasi di trasporto, soprattutto per quelle provenienti dall'est asiatico, dall'Africa centrale e meridionale, come dimostrano i casi di studio riportati nell'elaborato. Evidenziate le criticità, è opportuno indicare la diffusa soddisfazione degli utenti del sistema doganale verso il progetto di interoperabilità. La buona riuscita è dovuta al fatto che, oltre ad una razionalizzazione burocratica, l'amministrazione doganale cerca di avvicinarsi alle esigenze commerciali senza dimenticare che la dogana (coadiuvata dagli USMAF e dai PIF) è, anche, un filtro di carattere sanitario per la merce in entrata (o in uscita) dal territorio. La difficoltà intrinseca nel gestire questa duplice funzione è aggravata dal fatto che, fino all'emanazione del Decreto del Ministero delle Finanze n. 1390 del 28 dicembre 2000, la dogana italiana era più attenta alla garanzia sanitaria che alle esigenze commerciali. Questo ha fatto sì che, con l'apertura del mercato unico, molti flussi siano stati dirottati verso altri Stati comunitari, facendo perdere all'Italia buona parte della competitività commerciale di cui avrebbe potuto godere vista la posizione strategia. Tale dato viene confermato nel 2011 dalla Banca Mondiale nel rapporto ¿Doing business 2011¿, nel quale si evidenzia il persistere di una sensibile differenza in termini di giorni necessari per portare a termine una pratica in import; nello specifico in Italia occorrono 18 giorni mentre in Danimarca, Estonia e Cipro ne occorrono solo 5. Da ultimo, vista l'ipotesi iniziale di voler importare degli alimenti e di commercializzarli in una fiera alimentare a carattere internazionale organizzata con attenzione e rispetto per l'ambiente è stato elaborato, un piano logistico per il magazzinaggio ed il trasporto di 220 tonnellate di merce suddivisa su 260 espositori. Il piano logistico prevede l'afflusso della merce, presso un ¿hub¿ di transito ubicato nell'interporto di Torino, nelle tre settimane precedenti l'evento fieristico.All'interno del magazzino la merce è appositamente conservata a seconda della sua temperatura ed inviata, nei giorni di apertura al pubblico della manifestazione, con automezzi ibridi su percorsi a basso impatto ambientale.
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