Con il presente lavoro è stata effettuata un'attenta analisi degli strumenti di cui dispongono i Comuni in sede di pianificazione urbanistica al fine di tutelare, nel rispetto dei principi della relativa legislazione nazionale (D. lgs. n. 42/2004), il proprio patrimonio culturale. Come è emerso in sede introduttiva il moderno concetto di governo del territorio impone ed esige, infatti, che si innesti un rapporto di tipo collaborativo tra la disciplina urbanistica e la tutela del patrimonio culturale. In particolare, la disciplina dei beni culturali si pone come interesse differenziato, nonché gerarchicamente sovraordinato, rispetto a quello urbanistico. Poste tali premesse ci si è quindi interrogati sugli istituti che garantiscono una tutela comunale del patrimonio culturale, su quali siano i beni meritevoli di essa e sui relativi profili di problematicità. La scelta della pianificazione comunale non è, ovviamente, casuale ma legata alla considerazione che il PRGC rappresenta ancora oggi il principale strumento di governo del territorio. Nel primo capitolo, prendendo le mosse dall'art. 7 della L.U. così come novellato dalla legge n. 1187 del 1968, si è proceduti all'analisi del vincolo culturale all'interno del PRGC. In particolar modo, con puntuali riferimenti alla dottrina e alla giurisprudenza, si è dimostrato come esso non debba essere inteso solamente come una mera ricezione dei provvedimenti amministrativi statali, ma che possa essere il frutto di un'autonoma valutazione comunale. Si è quindi passati all'analisi dei beni che i Comuni possono autonomamente salvaguardare nel rispetto della legislazione speciale: i cosiddetti beni culturali urbanistici. Oltre al caso specifico del centro storico, cui si è dedicato un intero capitolo (in cui si è prestata particolare attenzione ai piani del colore e al controllo delle attività commerciali), i Comuni hanno la facoltà di tutelare beni che, pur non avendo per l'arte e la storia nazionale grande rilievo, rivestono una notevole importanza per la memoria delle comunità locali di cui sono espressione. Tale funzione attribuita al Comune, interpretabile come una sorta di applicazione comunale del vincolo indiretto su beni non individuati ex lege, può quindi garantire una più efficace tutela del contesto e dell'ambiente urbano e non. Occorre comunque ricordare che tale sistema di tutela non è immune da limiti e presenta alcuni profili di problematicità (si è parlato ad esempio delle difficoltà di raccordo tra Comuni e Soprintendenze in relazione a vincoli comunali non scaturenti da provvedimenti statali, o del timore del Comune nell'esercitare la funzione di rilascio delle relative autorizzazioni). Si è, inoltre, analizzato l'istituto della conferenza di copianificazione, in quanto utile strumento finalizzato a garantire la necessaria collaborazione tra tutti gli enti pubblici interessati nel processo pianificatorio. Nella seconda parte del lavoro è stata condotta un'attenta analisi del PRGC del Comune di Valdieri e del Piano del Parco Naturale delle Alpi Marittime in relazione alla tutela del relativo patrimonio culturale (necropoli protostorica, Terme, Valasco, ex palazzine reali di Sant'Anna, centri storici, agglomerati rurali).

La tutela del patrimonio culturale nella pianificazione urbanistica comunale

DANI, SAVERIO
2013/2014

Abstract

Con il presente lavoro è stata effettuata un'attenta analisi degli strumenti di cui dispongono i Comuni in sede di pianificazione urbanistica al fine di tutelare, nel rispetto dei principi della relativa legislazione nazionale (D. lgs. n. 42/2004), il proprio patrimonio culturale. Come è emerso in sede introduttiva il moderno concetto di governo del territorio impone ed esige, infatti, che si innesti un rapporto di tipo collaborativo tra la disciplina urbanistica e la tutela del patrimonio culturale. In particolare, la disciplina dei beni culturali si pone come interesse differenziato, nonché gerarchicamente sovraordinato, rispetto a quello urbanistico. Poste tali premesse ci si è quindi interrogati sugli istituti che garantiscono una tutela comunale del patrimonio culturale, su quali siano i beni meritevoli di essa e sui relativi profili di problematicità. La scelta della pianificazione comunale non è, ovviamente, casuale ma legata alla considerazione che il PRGC rappresenta ancora oggi il principale strumento di governo del territorio. Nel primo capitolo, prendendo le mosse dall'art. 7 della L.U. così come novellato dalla legge n. 1187 del 1968, si è proceduti all'analisi del vincolo culturale all'interno del PRGC. In particolar modo, con puntuali riferimenti alla dottrina e alla giurisprudenza, si è dimostrato come esso non debba essere inteso solamente come una mera ricezione dei provvedimenti amministrativi statali, ma che possa essere il frutto di un'autonoma valutazione comunale. Si è quindi passati all'analisi dei beni che i Comuni possono autonomamente salvaguardare nel rispetto della legislazione speciale: i cosiddetti beni culturali urbanistici. Oltre al caso specifico del centro storico, cui si è dedicato un intero capitolo (in cui si è prestata particolare attenzione ai piani del colore e al controllo delle attività commerciali), i Comuni hanno la facoltà di tutelare beni che, pur non avendo per l'arte e la storia nazionale grande rilievo, rivestono una notevole importanza per la memoria delle comunità locali di cui sono espressione. Tale funzione attribuita al Comune, interpretabile come una sorta di applicazione comunale del vincolo indiretto su beni non individuati ex lege, può quindi garantire una più efficace tutela del contesto e dell'ambiente urbano e non. Occorre comunque ricordare che tale sistema di tutela non è immune da limiti e presenta alcuni profili di problematicità (si è parlato ad esempio delle difficoltà di raccordo tra Comuni e Soprintendenze in relazione a vincoli comunali non scaturenti da provvedimenti statali, o del timore del Comune nell'esercitare la funzione di rilascio delle relative autorizzazioni). Si è, inoltre, analizzato l'istituto della conferenza di copianificazione, in quanto utile strumento finalizzato a garantire la necessaria collaborazione tra tutti gli enti pubblici interessati nel processo pianificatorio. Nella seconda parte del lavoro è stata condotta un'attenta analisi del PRGC del Comune di Valdieri e del Piano del Parco Naturale delle Alpi Marittime in relazione alla tutela del relativo patrimonio culturale (necropoli protostorica, Terme, Valasco, ex palazzine reali di Sant'Anna, centri storici, agglomerati rurali).
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