Gli anni del secondo dopoguerra sono iniziati con la costruzione di un sistema monetario internazionale a seguito degli accordi stipulati a Bretton Woods nel 1944. Nella prima fase di ricostruzione delle economie occidentali il contesto internazionale è dominato dal ruolo centrale degli Stati Uniti e dal ruolo del dollaro come moneta forte e moneta di riserva internazionale. L'età dell'oro si è sviluppata all'interno di un contesto ed un equilibrio internazionale molto rigido in cui la centralità degli interessi nazionali ha plasmato la forma dei mercati interni. Ma in particolar modo erano gli interessi dell'economia americana ad essere centrali per la stabilità dell'intera economia internazionale. In questi anni di alta crescita economica il commercio internazionale ha goduto di uno sviluppo inedito nonostante il ferreo controllo sulla mobilità dei capitali. In questo periodo lo sviluppo del settore bancario rimane strettamente legato alle decisioni politiche dei governi nazionali. La possibilità di accedere alle prime opportunità di investimento nei mercati dell'euro-dollaro negli anni '60, apre alle prospettive e alle strategie di internazionalizzazione delle grandi banche di deposito nazionali e alle banche d'affari che colgono nuove opportunità sui mercati deregolamentati. Le banche americane e il loro insediamento progressivo all'interno dello spazio europeo hanno dato l'avvio alla competizione internazionale del settore bancario e finanziario. Con la crisi dell'economia americana e la caduta del sistema monetario di Bretton Woods la mobilità del capitale internazionale si intensifica modulando i processi di ristrutturazione delle economie nazionali. Cambiano le strategie e gli obiettivi perseguiti dai governi nazionali; cambia il rapporto e l'approccio adottato sulle scelte politiche legate alla politica monetaria e al tasso di sconto adottato. La deregolamentazione del settore bancario e finanziario, la conquista di una maggiore autonomia delle principali istituzioni monetarie nazionali e la progressiva apertura delle barriere protezionistiche si compie a fine anni '70 con lo sviluppo delle nuove idee legate al pensiero monetarista e neoliberista. Queste idee si sono sviluppate all'interno di una situazione di disequilibrio e di crisi nel contesto internazionale. La caduta dei profitti e degli investimenti ha dato luogo ad una progressiva svalutazione del capitale produttivo. La stagnazione accompagnata all'inflazione colpisce tutte le economie sviluppate e preoccupa la stabilità del sistema internazionale. Il neoliberismo può essere visto, in una prima fase, come un complesso di idee e pratiche di politica economica che riduce ai minimi termini il ruolo e il protagonismo della finanza pubblica; si concede maggiore spazio e potere ai capitali e agli investitori privati. Il neoliberismo pone fine al periodo fordista-keynesiano riproponendo posizioni neoclassiche nel dibattito economico. Gli anni '80 vedono un enorme sviluppo del settore finanziario grazie anche all'innovazione e allo sviluppo del settore informatico e delle comunicazioni. I grandi centri finanziari di Londra e New York diventano poli di investimento sui mercati globali. Il mondo procede verso un nuovo orizzonte in cui le economie nazionali sono interdipendenti l'una all'altra ma la preminenza delle scelte politiche nazionali rimane una variabile importante per la determinazione del processo di sviluppo delle economie locali.
Il sistema bancario e finanziario internazionale nel contesto storico-politico da Bretton Woods alla rivoluzione neoliberista
AMATORI, MATTEO
2011/2012
Abstract
Gli anni del secondo dopoguerra sono iniziati con la costruzione di un sistema monetario internazionale a seguito degli accordi stipulati a Bretton Woods nel 1944. Nella prima fase di ricostruzione delle economie occidentali il contesto internazionale è dominato dal ruolo centrale degli Stati Uniti e dal ruolo del dollaro come moneta forte e moneta di riserva internazionale. L'età dell'oro si è sviluppata all'interno di un contesto ed un equilibrio internazionale molto rigido in cui la centralità degli interessi nazionali ha plasmato la forma dei mercati interni. Ma in particolar modo erano gli interessi dell'economia americana ad essere centrali per la stabilità dell'intera economia internazionale. In questi anni di alta crescita economica il commercio internazionale ha goduto di uno sviluppo inedito nonostante il ferreo controllo sulla mobilità dei capitali. In questo periodo lo sviluppo del settore bancario rimane strettamente legato alle decisioni politiche dei governi nazionali. La possibilità di accedere alle prime opportunità di investimento nei mercati dell'euro-dollaro negli anni '60, apre alle prospettive e alle strategie di internazionalizzazione delle grandi banche di deposito nazionali e alle banche d'affari che colgono nuove opportunità sui mercati deregolamentati. Le banche americane e il loro insediamento progressivo all'interno dello spazio europeo hanno dato l'avvio alla competizione internazionale del settore bancario e finanziario. Con la crisi dell'economia americana e la caduta del sistema monetario di Bretton Woods la mobilità del capitale internazionale si intensifica modulando i processi di ristrutturazione delle economie nazionali. Cambiano le strategie e gli obiettivi perseguiti dai governi nazionali; cambia il rapporto e l'approccio adottato sulle scelte politiche legate alla politica monetaria e al tasso di sconto adottato. La deregolamentazione del settore bancario e finanziario, la conquista di una maggiore autonomia delle principali istituzioni monetarie nazionali e la progressiva apertura delle barriere protezionistiche si compie a fine anni '70 con lo sviluppo delle nuove idee legate al pensiero monetarista e neoliberista. Queste idee si sono sviluppate all'interno di una situazione di disequilibrio e di crisi nel contesto internazionale. La caduta dei profitti e degli investimenti ha dato luogo ad una progressiva svalutazione del capitale produttivo. La stagnazione accompagnata all'inflazione colpisce tutte le economie sviluppate e preoccupa la stabilità del sistema internazionale. Il neoliberismo può essere visto, in una prima fase, come un complesso di idee e pratiche di politica economica che riduce ai minimi termini il ruolo e il protagonismo della finanza pubblica; si concede maggiore spazio e potere ai capitali e agli investitori privati. Il neoliberismo pone fine al periodo fordista-keynesiano riproponendo posizioni neoclassiche nel dibattito economico. Gli anni '80 vedono un enorme sviluppo del settore finanziario grazie anche all'innovazione e allo sviluppo del settore informatico e delle comunicazioni. I grandi centri finanziari di Londra e New York diventano poli di investimento sui mercati globali. Il mondo procede verso un nuovo orizzonte in cui le economie nazionali sono interdipendenti l'una all'altra ma la preminenza delle scelte politiche nazionali rimane una variabile importante per la determinazione del processo di sviluppo delle economie locali.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/47108