La Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor sarà la grande holding proprietaria dell'Ospedale San Raffaele, che nei decenni si amplierà, anche con la proprietà di una miriade di società per azioni con oggetto anche non inerente all'attività ospedaliera, fino alla crisi finanziaria del 2011 che porta l'azienda milanese sull'orlo del crac, schiacciata dal peso di 1,5 miliardi di debiti. Per tutto il 2011 si susseguono i tentativi di salvare l'istituto dal fallimento che vedono la luce grazie agli interventi legislativi innovativi apportati dal Decreto Sviluppo n.83/2012, senza i quali non si sarebbe potuta percorrere una strada diversa rispetto alla procedura liquidatoria. Il 19 marzo 2012, Fondazione viene ammessa al Concordato Preventivo che porta a ristabilire gran parte del consenso intorno all'azienda. Nella parte I del lavoro, ci si è occupati di determinare e analizzare i fattori che potevano individuarsi come concorrenti alla determinazione della crisi. L'obiettivo della Parte II è, invece, relativo all'analisi della strategia di risanamento messa in atto attraverso l'adozione dei Piani di Concordato Preventivo e di Prosecuzione e Liquidazione. Inoltre, sarà presentato un capitolo dedicato alle novità introdotte dal succitato D.L. 83/2012 che, attraverso la revisione di alcuni articoli della Legge Fallimentare, apporta sostanziali modifiche in tema di concordato preventivo, semplificando alcune procedure essenziali e dando maggior efficacia a taluni strumenti fondamentali alle imprese per uscire dalla crisi. Nella III parte del lavoro saranno presentati i vantaggi ottenuti dall'ammissione di Fondazione alla procedura concordataria ed i primi risultati economico-finanziari generati dal piano di risanamento. Si fornirà, infine, una breve panoramica sulla situazione relativa alle indagini condotte dalla Procura di Milano, sulle azioni legali intraprese contro i responsabili del dissesto finanziario che ha coinvolto Fondazione. L'elaborato evidenzia un primo ordine di cause del dissesto che va ricondotto ai rapporti contrattuali che Fondazione intratteneva con alcune sue partecipate, non sempre gestiti in termini di convenienza economica. Tali cause, pur concorrendo a determinare il dissesto non contribuiscono in maniera così incisiva da poter giustificare un passivo di 1,5 miliardi. La causa primaria del dissesto pare, invece, essere legata al fatto che essa sia diventata nel tempo un'imponente corporation attraverso l'attuazione di una politica di espansione e sviluppo in ambiti inerenti all'attività ospedaliera perseguita indipendentemente dalle capacità patrimoniali e finanziarie di Fondazione. Con l'ammissione al Concordato, il collegio dei Commissari ha maturato il convincimento che ¿la proposta concordataria presentata da Fondazione appariva decisamente più conveniente per i creditori, rispetto ad una soluzione liquidatoria di tipo fallimentare¿ con riferimento alle opportunità di continuazione dei rapporti commerciali e di continuità aziendale e agli effetti dell'apertura al mercato che hanno consentito l'incasso della somma di 405 mln, immediatamente disponibile al riparto fra i creditori concorsuali. Nello svolgimento del lavoro è stato adottato un approccio orientato a far risaltare quanto del caso reale poteva emergere dallo studio dei documenti dell'azienda. Inoltre, si è proceduto all'utilizzo critico di altre fonti come testi di natura giornalistica o ricerche su argomenti strettamente connessi a quello trattato.

FONDAZIONE SAN RAFFAELE DEL MONTE TABOR: DISSESTO E VIA D'USCITA

PERRONE, FRANCESCA
2011/2012

Abstract

La Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor sarà la grande holding proprietaria dell'Ospedale San Raffaele, che nei decenni si amplierà, anche con la proprietà di una miriade di società per azioni con oggetto anche non inerente all'attività ospedaliera, fino alla crisi finanziaria del 2011 che porta l'azienda milanese sull'orlo del crac, schiacciata dal peso di 1,5 miliardi di debiti. Per tutto il 2011 si susseguono i tentativi di salvare l'istituto dal fallimento che vedono la luce grazie agli interventi legislativi innovativi apportati dal Decreto Sviluppo n.83/2012, senza i quali non si sarebbe potuta percorrere una strada diversa rispetto alla procedura liquidatoria. Il 19 marzo 2012, Fondazione viene ammessa al Concordato Preventivo che porta a ristabilire gran parte del consenso intorno all'azienda. Nella parte I del lavoro, ci si è occupati di determinare e analizzare i fattori che potevano individuarsi come concorrenti alla determinazione della crisi. L'obiettivo della Parte II è, invece, relativo all'analisi della strategia di risanamento messa in atto attraverso l'adozione dei Piani di Concordato Preventivo e di Prosecuzione e Liquidazione. Inoltre, sarà presentato un capitolo dedicato alle novità introdotte dal succitato D.L. 83/2012 che, attraverso la revisione di alcuni articoli della Legge Fallimentare, apporta sostanziali modifiche in tema di concordato preventivo, semplificando alcune procedure essenziali e dando maggior efficacia a taluni strumenti fondamentali alle imprese per uscire dalla crisi. Nella III parte del lavoro saranno presentati i vantaggi ottenuti dall'ammissione di Fondazione alla procedura concordataria ed i primi risultati economico-finanziari generati dal piano di risanamento. Si fornirà, infine, una breve panoramica sulla situazione relativa alle indagini condotte dalla Procura di Milano, sulle azioni legali intraprese contro i responsabili del dissesto finanziario che ha coinvolto Fondazione. L'elaborato evidenzia un primo ordine di cause del dissesto che va ricondotto ai rapporti contrattuali che Fondazione intratteneva con alcune sue partecipate, non sempre gestiti in termini di convenienza economica. Tali cause, pur concorrendo a determinare il dissesto non contribuiscono in maniera così incisiva da poter giustificare un passivo di 1,5 miliardi. La causa primaria del dissesto pare, invece, essere legata al fatto che essa sia diventata nel tempo un'imponente corporation attraverso l'attuazione di una politica di espansione e sviluppo in ambiti inerenti all'attività ospedaliera perseguita indipendentemente dalle capacità patrimoniali e finanziarie di Fondazione. Con l'ammissione al Concordato, il collegio dei Commissari ha maturato il convincimento che ¿la proposta concordataria presentata da Fondazione appariva decisamente più conveniente per i creditori, rispetto ad una soluzione liquidatoria di tipo fallimentare¿ con riferimento alle opportunità di continuazione dei rapporti commerciali e di continuità aziendale e agli effetti dell'apertura al mercato che hanno consentito l'incasso della somma di 405 mln, immediatamente disponibile al riparto fra i creditori concorsuali. Nello svolgimento del lavoro è stato adottato un approccio orientato a far risaltare quanto del caso reale poteva emergere dallo studio dei documenti dell'azienda. Inoltre, si è proceduto all'utilizzo critico di altre fonti come testi di natura giornalistica o ricerche su argomenti strettamente connessi a quello trattato.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/46870